Una “ipotesi” che si rinnova ogni Natale: Dio che si fa Uomo
Dopo lo “zelota-ribelle” di Reza Aslan, era inevitabile che continuassi a parlare di questo Dio fattosi Uomo per la salvezza degli uomini. Almeno fino a quando dura questo periodo natalizio che ci ha portati nel secondo ventennio del terzo millennio. Ieri ho chiesto al mio grande amico, nonchè parente acquisito, come consuocero di mio figlio, Pasquale Califano, presidente del Club dei Dinosauri, durante il tradizionale pranzo natalizio, se, quando era giovane, gli piacevano i libri di fantascienza. Una domanda lanciata così alla buona, tra un boccone e l’altro, sempre con la mascherina appesa sotto il mento, per tenere alla larga quella variante mutante di nome Omicron. Atmosfera, appunto, da fantascienza.
Avevamo sott’occhi quelle due fotografie fatte oltre mezzo secolo fa nelle famose “cantinelle” della Scuola Media, a Sarno, nell’antica Valle dei Sarrasti. Mi ha detto che sapeva ben poco di fantascienza, a lui piacevano i libri di avventura. Io ho risposto che mi sentivo, oggi, nel terzo millennio, alla vigilia di un nuovo anno denominato 2022, come quando negli anni cinquanta lessi per la prima volta un libro di un autore inglese chiamato George Orwell che aveva per titolo il “1984”. Date ed eventi, a quel tempo, quanto mai futuristiche le prime e fantascientifici i secondi.
Abbiamo superati sia le une che gli altri, sorpassati non solo nel secolo ma anche il millennio. Siamo impegnati, oggi, a combattere un nemico tanto oscuro quanto invisibile, che non abbiamo mai conosciuto o studiato, nè prima nè dopo quegli anni trascorsi in quelle “aule-cantinelle”, come quelle immagini ci ricordano. Un’atmosfera tipicamente fantascientifica, da collezione Urania.
Eppure, ad ogni fine anno, rinnoviamo il rito del Natale, insieme alle “ipotesi” che questo evento porta con sè per tutti gli esseri umani su questo pianeta. Non si sa bene cosa accade altrove nei multiversi. Si rinnovano sempre nuove ipotesi in questo periodo di fine anno. Il calendario ci obbliga a festeggiare e riflettere sul suo significato. Ed ecco, allora, rinnovarsi anche la tradizione letteraria di scritture antiche e moderne, sulla figura di questo personaggio, tanto “figlio di Dio” quanto “figlio dell’Uomo”.
Figura storica, fisica, metafisica e trascendente. Un oceano di scrittori e di libri ne parlano e ne scrivono, ed io qui mi trovo a rileggere questa “Ipotesi su Gesù”, pubblicata da Vittorio Messori nel 1976 che gelosamente conservo nella mia biblioteca cartacea. Ho rinnovato questa lettura in maniera digitale nella versione Kindle, con alcuni aggiornamenti. L’ho affiancata ad altre “ipotesi” sullo stesso argomento Gesù, di altri scrittori come quella di Antonio Socci e quella recentissima del cardinale Gianfranco Ravasi.
Indagini, ipotesi, biografie, ricerche, studi, un mondo di domande, in una realtà, quella che chiamiamo “vita” sul conto di un uomo che è sia “figlio di Dio”, che “figlio dell’Uomo”. Nella mia totale ignoranza, non sono in grado di dare una risposta a queste domande.
Già soltanto di fronte a me stesso, sono ben consapevole di essere un mistero sia in quanto uomo che in quanto persona. Ancora più ignorante quando tento di confrontarmi con il mistero dell’essere in quanto tale. Figurarsi poi davanti al mistero di un Dio che si fa uomo per redimere e salvare gli uomini.
Che fare, allora? La mia lettura, le mie ricerche, i miei pensieri, devono pur avere un senso, anche se mi trovo di fronte ad un “mistero” sia umano che divino. Non resta che rileggermi la seconda Lettera ai Filippesi che scrisse Paolo nella quale proclama la cosi detta “alienazione di Dio”. La riporta alla fine della sua “ipotesi” Vittorio Messori.
Se dunque c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
Messori conclude: “Se anche questo Dio-Gesù è un equivoco; se malgrado tante verosimiglianze anche qui siamo di fronte alla proiezione abusiva nei cieli del bisogno religioso degli uomini; ebbene, allora l’antico grido di Riccardo di San Vittore risuona con rinnovata verità: “Signore, se il nostro è un errore sei tu che ci hai ingannati”.