A proposito di dialetti: un’educazione linguistica

Antonio Gallo
4 min readJan 21, 2023

--

Ho avuto sempre un rapporto conflittuale con il dialetto, sin dai tempi di quando discutevo con il mio collega e amico di sempre prof. Salvatore D’Angelo. Ho detto prima che i libri sono come le ciliege ed infatti viene fuori un altro libro, questo scritto e pubblicato da Salvatore alla fine dell’anno 1982. Tra le tematiche da lui trattate c’era anche la questione del dialetto.

Così scrivevo qualche tempo fa in un post qui al link a proposito di questo conflitto. Il caso ha voluto, chiamatela anche coincidenza significativa, che nel mettere ordine nella mia biblioteca, mi sia imbattuto in un testo che avevo del tutto dimenticato di avere tra i quelli dedicati allo studio delle lingue.

Una curatela pubblicata nel 1997 dall’editore Routledge, London and New York, diretta da Martin Heiden, professore di lingue romanze alla Università di Oxford, Fellow del Trinity College. Un’autorità del ramo affiancato da Mair Parr, professore associato di Italiano all’Università di Bristol.

Un libro davvero esclusivo per quei linguisti che ritengono non esserci nessuna altra parte d’Europa con questa grande varietà di strutture linguistiche, i cosiddetti dialetti, come in Italia.

Nello studio, i dialetti italiani vengono affrontati da diversi esperti, con interventi su temi riguardanti la fonologia, la morfologia, la sintassi, il lessico, le areee dialettali, e gli aspetti storici e sociolinguistici. Nel libro si sostiene che la nostra penisola è un ambiente unico in Europa nel campo della dialettologia.

Si parte della individuazione delle strutture linguistiche, si passa alla verifica delle aree coinvolte, a partire dal Nord del Paese, passando per il Centro, arrivando al Sud. Un capitolo conclusivo si sofferma sugli aspetti sociolinguistici e sulle relazioni esistenti tra la lingua standard e i vari dialetti.

Si evidenzia e si conferma nel libro il costante confronto/conflitto tra la lingua standard e la realtà storica, culturale e sociale dei luoghi dove la comunicazione assume forma di dialetto. Con tutte le relative frizioni e interferenze.

Il Libro

Una esperienza che, nonostante tutto quello ho appena detto, non sembra abbia minimamente condizionato il professore D’Angelo nella sua azione di insegnante di lingua francese. Fece, infatti, un’interessante esperienza didattica che lo vide protagonista una trentina di anni fa, gennaio-febbraio 1995, durante l’insegnamento nel Paese di Striano (Napoli).

Fu anche premiato dalla Regione Campania con gli alunni della “Scuola Media D’Avino” per essere riuscito ad insegnare la lingua francese, passando attraverso il dialetto, anzi, addirittura, utilizzandolo per veicolare la lingua straniera.

L’occasione gli venne fornita dalla celebrazione del 50 anniversario della Liberazione nel Comune del piccolo paese di Striano, al confine tra la provincia di Salerno e di Napoli.

Con i suoi alunni si inventarono tre personaggi: Severino, un ragazzo, un “umano”, Pippinella e Ciccillo, appartenenti al “regno animale”, una cagna e un gatto. Gli studenti elaborarono la linea grafica narrativa con disegni a fumetti nei quali vennero inseriti opportuni dialoghi nelle tre lingue.

Si partiva del dialetto, passando per il francese, si arrivava all’italiano. Un percorso davvero ardito.

Che dire? Una esperienza davvero unica quella vissuta dal collega e amico Salvatore. Vista alla luce della moderna comunicazione digitale, fa riflettere sui grandi cambiamenti che si sono avuti in questi ultimi decenni.

Non riesco ad immaginare nella scuola di oggi un esperimento del genere, alla luce di tutte le trasformazioni che si sono succedute, e ancora ne verranno, nel campo della comunicazione, in generale ed in quella didattica in particolare.

L’esperimento trilingue attaverso l’uso del dialetto sembra provenire da un altro mondo. Con tutto quello che è accaduto in questi anni, possiamo benissimo parlare come di un “prima” e un “dopo”. Come prima di Cristo o come prima di Gutenberg. In mezzo c’è Internet, il Digitale, lo Smartphone e tutto il resto.

Mi ricordo di una esperienza di “educazione linguistica” di tutt’altro tipo che ebbi in Inghilterra oltre mezzo secolo fa. Ero studente infermiere in un ospedale mentale a nord di Londra quando venni chiamato nell’ufficio della direzione del personale per aiutare a capire cosa diceva un connazionale che non riusciva a farsi capire in inglese.

Era un povero cristo calabrese che doveva essere assunto, per raggiungere sua moglie e la famiglia, ma gli impiegati non riuscivano a capire quello che diceva. Si esprimeva ovviamente in dialetto, che sembrò anche a me difficile da capire. Faticai non poco a comprendere quello che diceva e a risolvere i suoi problemi.

Le interferenze linguistiche erano davvero forti. La sua “lingua”, era il suo “linguaggio”, ed era come un muro invalicabile. Il dialetto era il suo mondo. Non poteva essere il suo “transfer” verso l’inglese, by-passando l’italiano. Una “mission” davvero impossibile. L’insostenibile leggerezza della lingua …

--

--

Antonio Gallo
Antonio Gallo

Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

No responses yet