Una società “liquida” o una società “solida”?

Antonio Gallo
5 min readMar 4, 2023

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Il Libro

Da quando Zygmunt Bauman ha coniato la metafora della “liquidità” tutto il mondo ha cominciato a parlarne: ma cosa significa davvero che la società è diventata liquida? E perché è successo? Questa trasformazione ha rivoluzionato le nostre vite e la nostra psiche molto più di quanto immaginiamo: vocaboli di cui credevamo di conoscere il significato con certezza, hanno cominciato a portarsi dentro significati nuovi, mai esplorati prima, ne sono esempi i temi della libertà, del lavoro e dell’amore. Questo libro tenta di cogliere la forma del mondo liquido in movimento, fornendo la cornice storica, culturale e filosofica in cui è nata la metafora della liquidità, ma cercando al contempo di rendere questo cambiamento uno strumento per interpretare la grande incertezza della nostra epoca. Leoncini delinea così un nuovo modo di interpretare ciò che siamo, consapevoli che l’essere umano spesso assomiglia più alla società in cui vive rispetto a quanto assomigli ai propri genitori e ai propri nonni.

Questa la presentazione del libro di Thomas Leoncini che ha conosciuto e lavorato con Zygmunt Bauman, giovane scrittore, giornalista e psicologo. In solo cento pagine ha cercato di dare una ragionevole risposta alle domande sulla società liquida. Che cos’è e perchè questo tipo di società ci cambia la vita. Tre capitoli che partono dopo di aver messo in guardia il lettore a come “pattinare”.

Citando Ralph Waldo Emerson scrive: “Pattinando sopra un ghiaccio sottile, la sola speranza di salvezza sta nella velocità”. Il lettore inizia la lettura e “pattina” su tre capitoli dopo di aver letto una breve introduzione nella quale si capisce subito che il libro è un invito ad “essere” piuttosto che “apparire” se vogliamo sopravvivere in questo tipo di società. Ognuno dei tre capitoli porta una citazione del suo mentore Bauman che ci fanno da iniziazione, per così dire.

“Essere moderni venne a significare, così come significa oggi, essere capaci di fermarsi e ancor meno di restare fermi”. Questa, al primo capitolo, ci fa capire che siamo in acqua e non siamo possiamo stare mai fermi. Al secondo capitolo ci imbattiamo nella necessità di capire il lavoro e ci si dice che: “Il più grande ostacolo per trovare le risposte che cerchiamo è la lentezza nel cercarle”. La lentezza nell’acqua mi pare possibile, almeno quanto il movimento di cui abbiamo detto prima. Nel terzo capitolo è in gioco la comunicazione sulla quale Bauman dice: “Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione”.

La conclusione alla quale arriva l’autore è tutta basata sull’importanza “di conoscere completamente se stessi, è necessario essere consapevoli che non esiste luce senza buio, forza senza debolezza, giorno senza notte, sole senza pioggia, ma soprattutto che l’essere umano è ciò che è proprio perchè ha bisogno, in modo del tutto aderente alla natura, della totalità delle emozioni, della totalità degli apparenti contrasti che si porta dentro.

Conclude, poi, il tutto con una citazione finale di Rumi, mistico e poeta musulmano. La riporto necessariamente per poter aggiungere poi le mie conclusioni sull’argomento: “Giorno e Notte sono nemici, apparentememnte; tuttavia entrambi servono a unoscopo. Ognuno in amore con gli altri per perfezionare il reciproco lavoro. Senza la Notte, la natura dell’Uomo non riceverebbe la forza, perciò il Giorno non avrebbe scopo.”

In una società liquida l’oggi non esiste più, ma si è già orientati al domani. Le persone diventano più flessibili, più mobili, più aperte al cambiamento. Le strutture tendono a diventare più leggere, più trasparenti, più liquide. L’obiettivo è quello di creare un ambiente in cui le persone possano essere libere di scegliere il proprio percorso e cambiarlo in qualsiasi momento.

L’ambiente in cui le persone si muovono è costituito da reti dinamiche e flessibili che si adattano in tempo reale alle esigenze delle persone. Gli strumenti di supporto si basano sulla tecnologia, come Internet e i social media, che consentono alle persone di interagire più velocemente e più facilmente. In una società liquida, l’incertezza è pericolosa. Ma la medaglia ha sempre due facce …

Le moderne tecnologie hanno reso l’esistenza umana quanto mai “liquida”, vale a dire provvisoria, effimera, precaria. Quando parliamo della storia degli uomini siamo abituati a pensarla come una sequenza di fatti visti in una successione di “scatole temporali” contenenti vicende vissute a livello individuale e collettivo.

“Scatole” che scorrono sul nastro del tempo. Quando vogliamo conoscere, ricordare o rivivere il passato, prendiamo una o più di queste scatole, le apriamo e ne tiriamo fuori quello che abbiamo messo dentro. Fatti, persone, eventi, numeri, parole, idee, sentimenti, ci scorrono davanti, li facciamo rivivere, ne discutiamo, li commentiamo, litighiamo sulle varie interpretazioni da dare ad essi, per valutare il presente, costruire il futuro.

Ne prendiamo quello che ci conviene, ci piace o ci serve e andiamo avanti per costruire il futuro. Non ci accorgiamo, così facendo, di manipolare eventi passati, facendoli rivivere nel presente. Li facciamo così diventare “liquidi”, da “solidi” che erano. E così andiamo avanti, scongelando “blocchi” di storia congelata che una volta era sì, “liquida” e che oggi lo ridiventa, ma filtrata attraverso il presente che non c’entra affatto con essa.

Destrutturazione, deregulation, disordine devono essere sostituite da ricostruzione, progettualità, modernità. In poche parole, alla società “liquida” si deve sostituire una società fatta da blocchi di certezze sui quali costruire una società più sicura ed efficiente. Non possiamo continuare a vivere sulla “liquidità”, sulle sabbie mobili del malaffare, della miscredenza, della corruzione, della deviazione da quelli che sono stati da sempre considerate “modelli” naturali di riferimento.

Ordinamenti, leggi, disposizioni, costituzioni vanno riviste, aggiornate, rinnovate. Sono diventate troppo “molli”, liquide ed infide per continuare ad essere osservate. Va bene. Lo faremo, almeno si spera. Ma poi arriverà ancora una volta il tempo della “liquidità” e bisognerà ricominciare tutto daccapo. Non credo ci siano stati nella storia tempi di calma, tranquillità, di pace e prosperità assoluta.

So bene che alcuni pensano che nella storia umana periodi del genere si siano veramente visti. Possiamo facilmente verificarlo quando apriamo quelle “scatole” di cui si è detto innanzi e pensiamo, oggi, che così, allora, sia stato. Ma non è vero. E’ una illusione, o meglio, un falso. La storia degli uomini è stata sempre la stessa. Una continua alternanza di “liquidità” e “solidità”, il tutto condito dalla “vanità” della quale il buon Qoelet ci parlò oltre duemila anni fa.

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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