Una realtà utopica o distopica?

Antonio Gallo
8 min readJul 12, 2023

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Il Libro
Il quadro

Il “Cristo scende agli Inferi” è il dipinto di un seguace di Bosch che risale al 1575 circa. Il tema è la discesa di Cristo agli Inferi, ma come in tutti i dipinti simili, il soggetto è solo un pretesto per mettere in scena una visione dell’Inferno e delle punizioni dei dannati. La storia della discesa di Cristo nel Limbo per salvare le anime dei giusti vissuti prima della sua venuta ha goduto di un posto speciale nell’immaginario popolare europeo. In questa visione l’oscurità dell’Inferno è spezzata dall’irruzione abbagliante di Cristo. Nel tempo compreso tra la sua morte e la risurrezione il Cristo impugna la croce col vessillo della vittoria e sfonda le porte infere, inutilmente tamponate da uno stuolo di diavoli difensori. L’Inferno è presentato in varie forme. Ha la struttura urbana della città di Dite, con torri, terrazze e ponti che scavalcano i fiumi infernali. Nel suo fondo emerge la città in fiamme, la Babilonia infernale, simile a una prigione, nella quale i dannati sono giustiziati. E al centro sopravvive l’immagine della gola del Leviatano, incarnato da un Budda accoccolato che apre la sua gola ai dannati. E un’altra immagine è quella della prua della nave di Caronte, cui i dannati confluiscono attraverso un gigantesco imbuto.

Se questa è la descrizione del quadro del seguace di Bosch ed è stata scelta dall’editore e dall’autore del libro, mi pare giusto dire a chi decide di leggerlo che questo è il suo contesto, o per meglio dire “la terra ostile”, alla quale l’autore intende condurlo a leggere. Mai come in questo caso, chi si occupa di libri ha la possibilità di comprendere il suo significato.

Un libro non è soltanto un oggetto creato per essere unicamente il contenitore di un messaggio. Serve anche a creare e offrire a chi legge una o più idee, aprire porte su imprevisti orizzonti, indicare vie di uscita e soluzioni di difesa.

Il libro di Boni Castellane fa fare al lettore, non senza fatica, una ricerca ed uno studio sulla propria identità, nella realtà del suo tempo, quella che stiamo vivendo ora. Cosa, non solo strana, ma anche eccezionale, è che non sappiamo bene chi realmente sia Boni Castellane. Solo un “nom de plume” che leggo anche altrove in cerca della “Verità”.

Chiunque possa essere, consiglio a tutti di leggere questo libro. Sia chi crede nelle “Utopie” che nelle “Distopie”. Ciascuno di noi ha il diritto di comprendere se stiamo diventando schiavi in questo nostro tempo, oppure se possiamo crederci ancora uomini liberi.

«Una rivoluzione sta avvenendo», sottolinea Francesco Borgonovo nella prefazione di “In terra ostile” di Boni Castellane. «L’obiettivo finale è quello di cambiare non soltanto i comportamenti, le abitudini e lo stare al mondo dell’essere umano, ma di modificarne radicalmente la natura, la costituzione, persino la biologia. La reazione, tuttavia, è possibile. Anche perché, semplicemente, esiste, è istintiva, spontanea, talvolta incontrollata. Ha bisogno, però, di essere alimentata. Di acqua fresca per il pensiero, soprattutto. Ed è esattamente quella che fornisce Boni Castellane: avatar concretissimo, hacker del liberalismo, troll guerrigliero, in questa fase storica gli tocca la parte dell’antivirus, del software reazionario che infetta per bloccare un’altra e peggiore infezione. Boni è il legionario accecato dal sole, il miliziano nascosto tra le fronde. Senza sparare un colpo, difende la cittadella. Tutt’intorno, è terra ostile».

Questa è la presentazione editoriale del libro di cui vedete qui sopra la copertina. Per leggerlo ho dovuto avere la copia cartacea tra le mani. Non esiste la versione Kindle e non mi meraviglio. L’autore difende, ovviamente, a denti stretti, il suo spazio vitale nella realtà di un territorio che lui considera in partenza “ostile”. Il virtuale, infatti, non può non essere, per lui, che“terra ostile”. Sin dalla copertina il lettore può farsene un’idea.

Ma questo è un libro utopico o distopico? La risposta è soggettiva e dipende dalle opinioni e dalle percezioni di ogni individuo. Tuttavia, è possibile dire che ci sono aspetti della nostra società e del nostro mondo che potrebbero essere considerati distopici da alcune persone. Come nel caso in esame.

Molte persone potrebbero vedere come distopici i crescenti livelli di disuguaglianza economica, il cambiamento climatico, la diffusione delle malattie pandemiche, la crescente polarizzazione politica e la riduzione delle libertà civili. Allo stesso tempo, altre persone potrebbero vedere come positivi gli sviluppi tecnologici, il miglioramento della salute e del benessere, l’aumento dell’aspettativa di vita e l’abbassamento dei livelli di povertà.

In generale, l’idea di una realtà distopica suggerisce un futuro in cui le condizioni sociali, politiche ed economiche sono estremamente negative e opprimenti. Tuttavia, la realtà attuale, come sempre del resto, è complessa e presenta aspetti positivi e negativi. Spetta a noi individuare e affrontare i problemi che ci troviamo ad affrontare, cercando di costruire un mondo migliore per noi stessi e per le generazioni future.

Il termine “distopia” indica un tipo di società immaginaria caratterizzata da condizioni estremamente negative, opprimenti e disumane. In una distopia, le istituzioni sociali, politiche ed economiche sono spesso autoritarie e oppressive, e i cittadini sono privati delle loro libertà e dei loro diritti fondamentali. La distopia è spesso descritta come l’opposto della utopia, ovvero una società ideale e perfetta.

Le distopie sono spesso presenti nella letteratura e nel cinema di fantascienza, e sono utilizzate per mettere in discussione le attuali tendenze sociali, politiche ed economiche, e per mostrare le conseguenze negative di un futuro in cui queste tendenze non vengono corrette. Le distopie, comunque, possono anche essere utilizzate come strumento per riflettere sulle condizioni attuali della società e per ispirare il cambiamento sociale e politico.

La letteratura distopica esplora spesso i temi dell’oppressione, del controllo sociale e della lotta per la libertà e l’individualità. Boni Castellane lo fa molto bene e alcune caratteristiche e temi comuni che il lettore trova nel suo libro possono essere i seguenti:

Governo oppressivo o potere dominante: le società distopiche sono spesso caratterizzate da un governo oppressivo o potere dominante che cerca di mantenere il controllo sulla popolazione attraverso vari mezzi, come la sorveglianza, la propaganda e la censura.

Perdita di individualità e libertà: nelle distopie, l’individualità e la libertà sono spesso soppresse per mantenere il controllo sociale. I cittadini possono essere costretti a conformarsi a norme e regolamenti rigidi e le loro scelte e desideri personali possono essere limitati o eliminati del tutto.

Distruzione ambientale: molte storie distopiche esplorano le conseguenze negative della distruzione ambientale e l’impatto dell’attività umana sul mondo naturale.

Resistenza e ribellione: la letteratura distopica presenta spesso personaggi che resistono o si ribellano al regime oppressivo, spesso con grande rischio personale.

Disuguaglianza e ingiustizia sociale: le società distopiche mostrano spesso livelli estremi di disuguaglianza e ingiustizia sociale, con determinati gruppi o individui che godono di uno status privilegiato e dell’accesso alle risorse a spese di altri.

La tecnologia e le sue conseguenze: molte storie distopiche esplorano l’impatto della tecnologia avanzata sulla società e il potenziale della tecnologia da utilizzare per scopi nefasti.

La letteratura distopica funge da monito sui potenziali pericoli del governo oppressivo, del controllo sociale e della perdita dell’individualità e della libertà. Esplorando questi temi e caratteristiche, la letteratura distopica incoraggia i lettori a considerare l’importanza della libertà personale, della giustizia sociale e dei valori democratici.

I temi e le caratteristiche distopiche sono spesso l’opposto di quelli che si trovano nella letteratura utopica. Mentre la letteratura distopica esplora le conseguenze negative delle società oppressive, la letteratura utopica ritrae società ideali in cui le persone vivono in pace, prosperità e felicità. Alcune differenze chiave tra letteratura distopica e utopica includono:

Ordine sociale: nella letteratura distopica, l’ordine sociale è spesso mantenuto attraverso sistemi oppressivi di controllo e sorveglianza, mentre nella letteratura utopica, l’ordine sociale è mantenuto attraverso la cooperazione reciproca, l’armonia e valori condivisi.

Individualità e libertà: nella letteratura distopica, l’individualità e la libertà sono spesso soppresse per mantenere il controllo sociale, mentre nella letteratura utopica l’individualità e la libertà sono celebrate e incoraggiate.

Conflitto e lotta: la letteratura distopica ritrae spesso personaggi che lottano contro regimi oppressivi o sistemi di controllo, mentre la letteratura utopica tende a evitare il conflitto e si concentra sui benefici di una società armoniosa.

Tecnologia: nella letteratura distopica, la tecnologia è spesso usata come strumento di oppressione o controllo, mentre nella letteratura utopica la tecnologia è spesso usata per migliorare la vita delle persone e migliorare il loro benessere.

Uguaglianza e giustizia: le società distopiche sono spesso caratterizzate da livelli estremi di disuguaglianza e ingiustizia sociale, mentre le società utopiche mirano all’uguaglianza e alla giustizia per tutti.

La letteratura distopica funge da monito sui pericoli delle società oppressive, mentre la letteratura utopica presenta una visione idealizzata di una società perfetta. Sebbene entrambi i tipi di letteratura offrano visioni avvincenti del futuro, hanno obiettivi e temi fondamentalmente diversi. Ecco alcuni esempi di letteratura popolare distopica e utopica.

Letteratura distopica:

“1984” di George Orwell. Questo romanzo classico descrive una società totalitaria in cui il governo controlla ogni aspetto della vita dei cittadini e sopprime il dissenso attraverso la manipolazione e la sorveglianza.

“The Handmaid’s Tale” di Margaret Atwood. Ambientato in un futuro degli Stati Uniti, questo romanzo ritrae una società in cui le donne sono private dei loro diritti e costrette a servire come surrogati riproduttivi di uomini potenti.

“Brave New World” di Aldous Huxley. Questo romanzo descrive una società futuristica in cui i cittadini sono condizionati dalla nascita ad accettare i loro ruoli predeterminati nella società, e dove il piacere e il consumo sono gli obiettivi primari della vita.

“The Hunger Games” di Suzanne Collins. Ambientata in un Nord America post-apocalittico, questa serie segue un gruppo di adolescenti che sono costretti a partecipare a una lotta televisiva all’ultimo sangue come mezzo di controllo sociale da parte del governo al potere.

Letteratura utopica:

“Utopia” di Thomas More. Quest’opera influente, pubblicata all’inizio del XVI secolo, descrive una società ideale in cui i cittadini vivono in uguaglianza, pace e prosperità.

“Looking Backward” di Edward Bellamy. Questo romanzo, pubblicato alla fine del XIX secolo, ritrae una società futura in cui la ricchezza è condivisa equamente e i cittadini vivono in armonia e cooperazione.

“Walden Two” di B.F. Skinner. Questo romanzo esplora la possibilità di una società utopica basata sui principi di comportamentismo e management scientifico.

“The Dispossessed” di Ursula K. Le Guin. Questo romanzo racconta la storia di un fisico che vive su un pianeta anarchico utopico dove le persone vivono in libertà e uguaglianza.

Sia la letteratura distopica che quella utopica fungono da potenti strumenti per esplorare le possibili conseguenze delle tendenze e dei valori della società e per immaginare futuri alternativi.

Francesco Borgonovo, nella prefazione al libro inizia la presentazione del libro con questa frase: “Non possiamo non dirci reazionari”. Boni Castellane conclude il suo libro, suddiviso in XXIII capitoli, dopo avere segnalato “le scelte del nuovo passaggio al bosco”, conclude affermando che “tale è la vita in terra ostile”, il nostro presente distopico.

Il libro analizza la situazione attuale del mondo e della società, evidenziando come viviamo in un mondo ostile perchè invivibile, in una forma di schiavitù senza possibilità di affrancamento, con la negazione dei limiti naturali. La sua è una critica sociale totale.

L’autore sembra avere l’obiettivo di cambiare non solo i comportamenti e le abitudini delle persone, ma di modificarne radicalmente la vita, la costituzione e persino la biologia. Il libro è una lettura non facile, davvero distopica e reazionaria. Confesso che ho ripreso tra le mani il libro di Leibniz …

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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