“Una generazione se ne va e un’altra arriva”. Ecco gli “screenagers”

Antonio Gallo
6 min readJan 17, 2025

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QOELET o ECCLESIASTE

La Generazione Alpha, conosciuta anche come screenagers, comprende i bambini e adolescenti nati tra il 2013 e il 2028. Questa generazione è caratterizzata da una crescita in un ambiente altamente digitalizzato, dove smartphone e social media sono centrali nella loro vita quotidiana. Gli screenagers sono nativi digitali, abituati a interagire con dispositivi fin dalla prima infanzia, il che influisce sulle loro capacità di multitasking (molteplicità di compiti) e sulla loro percezione del mondo. Tuttavia, questa esposizione costante agli schermi solleva preoccupazioni riguardo alla salute mentale e alla dipendenza dai media.

Gli screenagers, o Generazione Alpha, presentano differenze significative rispetto alle generazioni precedenti. Crescono in un ambiente iper-digitale, con schermi presenti fin dalla prima infanzia, a differenza delle generazioni precedenti che hanno vissuto una transizione graduale verso il digitale. Tendono a stabilire contatti umani più limitati, influenzati dall’uso costante di dispositivi, mentre le generazioni passate avevano interazioni più dirette. L’approccio educativo è dominato da risorse digitali e social media, riducendo l’interesse per i media tradizionali, come i libri di carta, la radio e la TV. Queste caratteristiche portano a preoccupazioni riguardo alla salute mentale e alla socializzazione.

Ma quali sono le precedenti generazioni? A quale generazione appartengo io che scrivo e che navigo nel quinto ventennio? Ecco l’elenco delle generazioni a partire dal 1939, il mio anno, quando venni alla luce.

Secondo una diffusa classificazione i nati dal 1926 al 1945 sono definiti come i Tradizionalisti. Hanno vissuto in prima persona le tragedie delle guerre, non hanno fiducia nel cambiamento e sono ancora molto legati a valori quali la famiglia e il lavoro. Non faccio fatica a ritrovarmi. Seguono i Baby Boomers nati dal 1946 al 1964. La Generazione X, nati dal 1965 al 1980. I Millennials ( detta anche Generazione Y) nati dal 1981 al 1996. La Generazione Z, nati dal 1997 al 2012. La Generazione Alpha, nati dal 2013 al 2024.

La Generazione Beta seguirà, con i nati dal 2025 al 2039. Comprende i nati dal 2025 al 2039 e rappresenta i successori della Generazione Alpha sulla linea dell’alfabeto greco. Saranno i primi figli della Generazione Z e cresceranno in un contesto caratterizzato da tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale, e valori di inclusività e diversità. Gli esperti prevedono che questa generazione sarà curiosa, integrata tecnologicamente e abituata a interagire con realtà sintetiche, sviluppando competenze uniche per affrontare le sfide future.

Sono giovani, nati e cresciuti nell’era digitale, che passano gran parte del loro tempo davanti agli schermi di computer, smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici. Sono i primi venuti al mondo in questi giorni dopo l’inizio del nuovo anno, rappresentanti di una nuova generazione. Sarà seguita da un’altra tra 25 anni, nel 2039. Una categoria di esseri umani che non avrà problemi con IA, anzi con le diverse intelligenze con le quali sapranno interagire e sentirsi a proprio agio.

Meglio dei loro genitori, nonni e bisnonni, sapranno affrontarle per ciò che sono, cioè macchine. La Beta, però, sarà anche la generazione che avrà ricevuto pesanti eredità come ad esempio il cambiamento climatico e la crisi demografica.

Sui loro schermi continueranno a scorrere questi problemi. Il termine è una combinazione delle parole inglesi “screen” (schermo) e “teenager” (adolescente), e sottolinea la forte connessione tra questa generazione con la tecnologia.

Cosa significa essere screenager oggi? Significa vivere in un mondo in continua evoluzione, dove la tecnica gioca un ruolo sempre più importante. È un’opportunità per apprendere nuove competenze e creare relazioni significative, ma è anche una sfida che richiede consapevolezza e equilibrio. Cosa possiamo fare? È importante educare i giovani all’uso consapevole dei nuovi media, aiutandoli a riconoscere i rischi e a sviluppare abilità critiche.

È fondamentale stabilire dei limiti all’utilizzo dei dispositivi digitali, garantendo un equilibrio tra vita online e offline. È importante incoraggiare i giovani a svolgere attività fisiche e a passare del tempo all’aria aperta. È decisivo sviluppare le nuove competenze digitali aiutandoli a diventare cittadini attivi e responsabili.

Chi scrive ha 85 anni. Ho imparato a leggere e scrivere mettendo in fila i caratteri mobili sulla forma della composizione a mano nella tipografia di famiglia. Gli screenager digitano le lettere sullo schermo. Certo, è affascinante confrontare le mie esperienze con quelle degli screenager di oggi. C’è un abisso tecnologico tra la mia generazione e la loro, ma intravedo anche delle affinità sorprendenti. Le differenze principali sono gli strumenti.

Io utilizzavo un sistema manuale e meccanico, composto da caratteri mobili in piombo e anche di legno, mentre gli screenager usano dispositivi elettronici con tastiere virtuali. La composizione a mano era un processo lento e laborioso, che richiedeva una grande precisione e conoscenza della tipografia. La digitazione è molto più rapida e intuitiva. Io avevo un contatto fisico con il testo, mentre gli screenager interagiscono con esso attraverso uno schermo. Correggere un errore nella composizione a mano era un’operazione complessa, mentre correggere un testo digitale è molto più semplice.

Ma c’è un denominatore comune e riguarda la comunicazione. Sia io che gli screenager utilizziamo la scrittura per comunicare i pensieri, anche se i mezzi e le modalità sono completamente diversi. Qual è il valore della mia esperienza oggi? Nonostante le differenze tecnologiche, e una esperienza più che preziosa. Avere imparato a comporre a mano mi ha permesso di sviluppare pazienza e precisione.

Qualità fondamentali per qualsiasi attività che richieda attenzione ai dettagli. Comporre a mano mi ha fatto riflettere sulla struttura delle parole e delle frasi con l’apprezzamento per la parola scritta. Ho sviluppato un profondo rispetto per la parola scritta e per il processo creativo che sta dietro alla produzione di un testo.

Cosa posso insegnare agli screenager?Potrei trasmettere loro il valore della parola pensata e poi scritta, la bellezza della tipografia e l’importanza di comunicare in modo chiaro e preciso. Potrei anche aiutarli a comprendere come la tecnologia ha rivoluzionato il modo in cui comunichiamo e come è importante utilizzarla in modo consapevole e responsabile. Queste esperienze e quelle degli screenager sono diverse, ma si completano a vicenda.

La Stele di Rosetta

La mia conoscenza della composizione a mano mi permette di guardare alla tecnologia con un occhio critico e di apprezzare appieno le sue potenzialità. Quando guardo la grande immagine della Stele di Rosetta mi viene naturale riflettere sulle grandi e straordinarie trasformazioni che ha subito la comunicazione umana attraverso la scrittura.

La Stele di Rosetta, come tutti sanno, rappresenta un enigma risolto che ha aperto le porte alla comprensione della scrittura egizia. Scoperta nel 1799, presenta lo stesso testo in tre lingue: geroglifici, demotico e greco antico. Questo decreto del faraone Tolomeo V ha permesso a Jean-François Champollion, nel 1822, di decifrare i geroglifici, svelando così i segreti dell’antica civiltà egizia. La stele è conservata al British Museum e continua a suscitare interesse per il suo valore storico e culturale.

La Stele segna un’importante evoluzione nella scrittura, passando dalla scultura geroglifica all’uso dei caratteri mobili fino alla scrittura digitale. Inizialmente, i geroglifici egizi, incisi sulla stele nel 196 a.C., rappresentavano una forma complessa di comunicazione visiva. Con l’invenzione della stampa a caratteri mobili nel XV secolo, la scrittura divenne più accessibile e diffusa.

Oggi, la scrittura digitale ha ulteriormente trasformato il modo in cui comunichiamo, rendendo l’informazione immediatamente disponibile e interattiva, ma le radici storiche della scrittura rimangono fondamentali per comprendere questa evoluzione. La scrittura digitale ha rivoluzionato il modo in cui comunichiamo rispetto alla scrittura a mano con caratteri mobili. Mentre la scrittura a mano attiva più connessioni cognitive e favorisce la memorizzazione, come dimostrano vari studi, la scrittura digitale offre velocità e facilità di modifica.

La scrittura digitale è pluridimensionale, permette interazioni più complesse e l’uso di ipertesti, mentre la scrittura a mano rappresenta un’esperienza più lineare e personale. La digitalizzazione ha anche reso possibile la comunicazione immediata e collaborativa, trasformando le dinamiche sociali e professionali.

Le principali differenze tra la scrittura su carta e quella su schermo riguardano l’esperienza di lettura e l’elaborazione delle informazioni. La carta offre una sensazione fisica e un’interazione diretta, mentre gli schermi possono risultare più freddi e distaccati. Diversi studi dimostrano che la lettura su carta favorisce una migliore comprensione, specialmente per testi lunghi, rispetto alla lettura digitale, dove si tende a sovrastimare la propria comprensione.

La lettura su schermo è frequentemente interrotta da notifiche e pubblicità, mentre la carta consente una concentrazione maggiore. La scrittura digitale richiede frasi più brevi e chiare, adattate a lettori che cercano informazioni rapide, mentre la scrittura cartacea può permettere uno stile più elaborato. Queste differenze influenzano profondamente come apprendiamo e ci relazioniamo con i testi. Sono le differenze che fanno la storia delle generazioni nel loro inevitabile susseguirsi. La terra resta sempre la stessa. Dice Qoelet. Ma sarà poi vero?

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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