Una futurologia intelligente per una utopia profonda

Antonio Gallo
5 min readJul 17, 2024

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Il Libro

Non so se questa frase “Non rovinare mai il tuo presente per un passato che non ha futuro” sia davvero una citazione di William Shakespeare. Tuttavia, il messaggio che trasmette è a mio parere rilevante. Ecco cosa forse intende dire: non lasciare che i rimpianti e le delusioni del passato ci impediscano di vivere appieno il presente. Il passato non può essere cambiato, ma possiamo scegliere come reagire ad esso. Accettiamo ciò che è stato, impariamo dagli errori commessi per crescere, ma non lasciamoci paralizzare dalla colpa o dal rimpianto. Concentriamoci sulle azioni che possiamo intraprendere oggi per costruire il futuro che desideriamo. Viviamo nel momento presente, godendoci ciò che abbiamo ora. Non sprechiamo energie a preoccuparci di ciò che non possiamo controllare. Stabiliamo obiettivi realizzabili e facciamo piccoli passi ogni giorno per raggiungerli. Mantieniamo una mentalità positiva e aperta ai cambiamenti. Il futuro può riservarci sorprese inaspettate. Lo costruiamo noi giorno per giorno. Allontaniamo le persone e le situazioni che ci riportano costantemente al passato e circondiamoci di chi ci incoraggia a guardare avanti.

Con tutti i libri con i quali ho avuto a che fare, letti o non letti, studiati o solo sfogliati, capiti o ignorati, cartacei o digitali, dovrei avere almeno un’idea più chiara sul tipo di mondo dove il destino ha deciso di farmi nascere. Il passare degli anni, la maturazione del tempo avrebbe dovuto darmi la possibilità di fermare il fatidico attimo che porta a capire e rispondere alle canoniche domande di sempre.

Chi sono, cosa ci faccio qui, quando tutto ebbe inizio, dove sono diretto, perché mi faccio tutte queste domande. Canonici interrogativi ai quali tutta la storia dell’umanità cerca di dare risposta. Libri su libri, scrittori su scrittori, biblioteche su biblioteche, cartacee o digitali, nessuno sinora è riuscito a dare ragionevoli risposte. Le storie iniziano e finiscono, i cicli si aprono e si chiudono, il passato rivive nel presente, il presente diventa passato senza conoscere il futuro. Tutti lo cercano, lo immaginano, lo costruiscono con le loro illusioni che restano irrealizzate. Non si contano i libri che parlano di futurologia, niente altro che nebbia.

Manifesti, promesse, piani, impegni, progetti. Siamo tutti ansiosi di avere visioni del futuro, sapere cosa succederà dopo, cosa dobbiamo aspettarci, siamo disperati di saperlo. Ho letto futurologi e previsioni del futuro per tutta la vita, ma ovviamente non sono mai stato in grado di prevedere alcunchè. Ogni generazione immagina il futuro scrivendo e leggendo. Libri che prevedevano il futuro sono poi diventati passato.

Mio Padre, che era un tipografo e i libri li faceva nascere, ne aveva diversi sul futuro. Su di essi ho proiettato le mie intenzioni. I suoi scaffali furono la mia piccola giovanile guida. Me li ricordo. Oggi quei titoli di vecchia futurologia hanno il profumo di un antiquario. Quello che allora era futuro, oggi ha il fascino del passato. Molti dei miei libri oggi sia cartacei che digitali, sono soltanto testimoni di un futuro che non è mai arrivato.

Archeologia, utopia, illusioni e visioni lontane dalla realtà di un presente che corre sempre più veloce. Quindi, perché preoccuparsi? Avrei potuto anche studiare le foglie di tè, come faceva qualcuno per leggere il futuro, oppure studiare gli oroscopi o le interiora di pollo, come facevano gli antichi aruspici etruschi. Comunque, i libri sul futuro, la futurologia, continuano a imperversare.

Sul giornale ho letto che la biblioteca di Benedetto Croce è finalmente tutta digitalizzata, una vera e propria ulteriore opera vivente del grande filosofo napoletano fatta di oltre 80 mila volumi, di cui un terzo in lingua straniera. Croce amava il libro nella sua materialità, come del resto ho imparato a fare io stesso. Croce scrive in uno dei suoi ricordi che il suo amore per i libri nacque verso i sei anni quando:

“ … non gustavo maggior piacere che l’entrare, accompagnato da mia madre, in una bottega di libraio, guardare rapito i volumi schierati nelle scansie, seguire trepidante quelli che il libraio porgeva sul banco per la scelta e recare a casa i nuovi preziosi acquisti dei quali perfino l’odore di carta stampata mi dava una dolce voluttà”.

Così iniziò la storia della biblioteca del grande filosofo napoletano italiano europeo. Posso dire, nel mio piccolo, insignificante percorso culturale, di avere condiviso con lui queste esperienze in quelle stanze della piccola tipografia paterna. Tutto cominciò, per quanto mi riguarda, proiettandomi verso il futuro, con i libri di H. G. Wells che il mio Genitore aveva sui suoi scaffali. “La scoperta del futuro” (1902) o “Il futuro in America” (1906), o addirittura “Il futuro degli ebrei” (1938), “Nuovi mondi per vecchi” (1908) o “Il nuovo ordine mondiale (1940).

Wells era uno scrittore convinto che i libri dovessero fare esattamente ciò che dicono sulla copertina. “Vendette il suo talento per un messaggio”, per usare la battuta arguta di G.K. Chesterton. Non si trattava di saggistica, Wells chiamava i suoi libri “romanzi scientifici”. “La guerra dei mondi”, “La macchina del tempo”, “L’isola del dottor Moreau”, “L’uomo invisibile”.

Dopo Wells, fu il il turno di Aldous Huxley e, oggi di tutta la solita fantascienza, seguita da una svolta verso i futurologi veri e propri: Alvin Toffler, Buckminster Fuller, Nicholas Negroponte, Ray Kurzweil, e la lista continua. La collezione di libri poco o molto utili sul futuro è diventata davvero numerosa con l’arrivo del digitale e della Intelligenza Artificiale. Continuano ad accumularsi, i libri si sforzano di vedere cosa c’è più avanti e di consigliare vari percorsi e alternative: Homo Deus: A brief history of tomorrow (2016) di Yuval Noah Harari; Another Now (2021) di Yanis Varoufakis. Il più fresco è Futures. Deep Utopia: Life and meaning in a solved world di Nicholas Bostrom .

Non sono né un tecnologo né un futurista, ma come appassionato dilettante e lettore medio di tutti i giorni, posso dire solo questo leggendo l’anticipazione del suo libro: “Un uomo può controllare solo ciò che comprende e comprendere solo ciò che è in grado di mettere in parole. L’inesprimibile è quindi inconoscibile. Esaminando le fasi future dell’evoluzione del linguaggio, arriviamo a scoprire quali scoperte, cambiamenti e rivoluzioni sociali il linguaggio sarà capace, un giorno, di riflettere”.

Un libro imperdibile dove l’Autore “cerca d’indagare quale sarà la ragione d’essere dell’umano in un mondo dominato dell’AI senza più problemi di carattere pratico”.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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