Una famiglia nell’Arca di Noè …
Oggi vorrei raccontarvi una storia di amore e compassione che coinvolge una famiglia straordinaria, con un amore speciale per ogni tipo di animale. Questa famiglia ha un legame profondo con il regno animale. Il loro amore si estende a tutte le creature che vivono sul nostro pianeta. Nel cuore di questa famiglia viveva un cane di nome Nico.
Era un compagno fedele, un amico leale e un membro amato della famiglia. Nelle loro case, ci sono animali grandi e piccoli che volano, strisciano, si arrampicano o camminano, di terra o di acqua. Tutti hanno un nome, trovano un rifugio sicuro e un amore incondizionato.
Nico apparteneva alla razza detta dello “spinone italiano” che vanta una tradizione secolare, conosciuta con il nome di ‘Griffone’. Cani da caccia dal pelo ruvido, molto utilizzati anche in terreni insidiosi, disciplina in cui emergono. Grazie alle sue straordinarie doti di cacciatore, lo “spinone italiano” gode di un certo prestigio.
Ma la vita può essere ingiusta e un giorno il destino ha colpito, per una crudele ironia, con un altro animale, volante e misterioso: una zanzara lo ha morso, causandogli una malattia letale. La famiglia ha subìto l’angoscia di vedere il loro amato Nico soffrire e lottare per la vita.
Questa famiglia, con il suo amore per gli animali, ha affrontato questa tragedia con coraggio e compassione. Hanno cercato ogni possibile cura, consultando veterinari e esperti, ma alla fine, la malattia ha preso il sopravvento.
Tutto accade nella Valle di Tramonti, in Costa d’Amalfi, nella frazione di Novella. Conosco questa famiglia. Mi sembra l’Arca di Noè. Tutti conosciamo la sua storia. Me ne sono ricordato pensando alle cure che il Noè della Bibbia dovette avere per tutti gli animali in quei quaranta giorni nella sua Arca, durante il Diluvio Universale. Qualche giorno fa, il capo di questa famiglia, (non farò il suo nome, ma per me è un moderno Noè), mi ha raccontato la morte di un suo amato animale, Nico. A causa del morso di una zanzara assassina, è deceduto in pochi giorni.
Strano che sia stato un altro animale. E’ il caso di dire, una “bestia”, ad ucciderlo. Non credo che il biblico Noè lo abbia messo nella sua arca per salvarlo dal diluvio. Con il suo morso fatale e letale, pericoloso anche per gli umani, l’ha ucciso. La zanzara, nonostante tutte le cure del mio amico, moderno “Noè” di questa straordinaria famiglia. Ha avuto per lui tanta cura ed affetto. Nico era stato colpito nei suoi organi più vitali, ma è stato assistito con grande attenzione da tutta la famiglia, con la continua guida di un esperto veterinario.
L’ho visto con i miei occhi. Disteso su un soffice tappeto, all’ombra di secolari cipressi, il mio amico “Noè” aveva appeso ad un ramo la flebo per la somministrazione della soluzione che il veterinario aveva prescritto per difendere il suo fegato attaccato dal virus. Dosava e controllava con attenzione il gocciolamento del medicinale, una flebo ogni dodici ore. Aveva previsto per pranzo una pappa di carne frullata che sua moglie aveva preparato. Gliela avrebbe data col cucchiaino o anche con un opportuno biberon.
Nico, disteso sul tappeto, respirava sollevando a fatica il suo bianco vellutato pelo sulla pancia. Gli occhi chiusi, di volta in volta ne apriva uno, quasi come per lanciare uno sguardo al suo infermiere che, con un occhio alla flebo e l’altro all’ago sulla zampa nella quale aveva inserito l’ago, continuava a parlarmi come se avesse in cura un suo bambino.
In effetti il bambino c’è ancora ma è diventato un uomo, anche lui coi suoi due figli e la signora, appassionati di animali, membri della famiglia dell’Arca paterna. In un suo giardino alleva e accudisce anitre, oche, galline, conigli, tortore e non so quali altri animali. Al telefono si faceva sentire un altro membro della famglia dell’Arca di Noè, la figlia. Anche lei, con i suoi figli, amante degli animali, in specie quelli striscianti. Voleva essere costantemente informata degli eventi. Ognuna di queste persone ha un rapporto diverso e significativo con gli animali: nomi, abitudini, alimentazione.
“Noè” continuava a non perdere di vista il filo della flebo, temeva che il medicinale andasse fuori vena. Al calare della sera, avrebbe portato Nico dentro casa, al riparo. Avrebbe riferito a sua suocera, la mamma di sua moglie, ultra centenaria, la quale voleva essere informata delle condizioni di salute del cane. Amore per gli animali, sì, ma senza dimenticare quello per gli umani!
Quando ho poi rivisto “Noè” al mattino, mi ha detto che Nico era scomparso, era contento perchè sembrava si fosse ripreso, ma era anche ansioso di trovarlo. Nel pomeriggio, quando ci siamo incontrati in giardino e gli ho chiesto di Nico, mi ha detto, quasi con le lacrime agli occhi ed un groppo in gola, che lui e il figlio gli avevano appena dato sepoltura. Durante la notte, al suo ritorno a casa, dopo la scomparsa, era crollato in un mare di sangue.
Nico era scappato, come se avesse avvertito l’avvicinarsi della fine. In cerca di un posto dove morire. Ma non aveva potuto fare a meno di tornare per finire suoi giorni là dove lo avevano amato. Nella casa della famiglia dell’Arca di Noè …