Un tempo per tutto e per tutti …

Antonio Gallo
5 min readFeb 23, 2021

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Facebook

Sono iscritto a Facebook quasi dall’inizio. Il social nacque il 4 febbraio del 2004. Quasi venti anni di “quotidiana liquidità”, come ho scritto sulla mia home. Tutti i tipi di “liquidi” corrono nelle pagine di chi lo frequenta, ma anche nelle vene di chi scrive quello che gli passa per la mente. Trovi gente, fatti ed occasioni di ogni genere. In tre libri, per tre anni diversi, mi sono fatto arrivare da una casa editrice una selezione di post che ho pubblicato.

Ricordi cartacei di immagini e di eventi sempre “liquidi” che evaporano col passare del tempo. Ne ho viste di cose scritte, lette e dette di tutte le specie. Potrei fare un identikit di tutti i miei contatti. Non si possono chiamare “amici”.

Questo sentimento chiamato “contatto” è qualcosa di diverso. Chiedi ad uno che non conosci il “contatto”, lui accetta e puoi cominciare ad interagire con lui. A questo punto il “social” diventa uno spazio/tempo per tutti e per tutto.

La Treccani descrive egregiamente la “cosa”. Dal latino “contactus” derivato da “contingere”, participio passato “contactus”, azione del “toccare”. Una dimensione di significato piuttosto ampia. Va da quello fisico a quello militare, dalla geometria all’ottica, dal matrimonio al sesso, dall’astronomia all’elettronica, dalla chimica alla linguistica. Insomma, quando si è stabilito il contatto, può succedere di tutto. Niente di nuovo sotto il sole. Nella Bibbia, l’Ecclesiaste dice da qualche millennio quello che fanno e dicono i social oggi.

Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. Che vantaggio ha chi si dà da fare con fatica?…

E poi continua in una maniera in cui, oggi come ieri, e come continuerà ad essere domani, solo chi sa quello che dice, può effettivamente comprendere. FB, come anche gli altri social, sono tutto questo. Non lo capì un maestro ed intellettuale della parola fatta scrittura, quale fu indubbiamente Umberto Eco.

Giorni fa è stato commemorato degnamente da un altro intellettuale della sponda opposta che lo ha definito, a mio parere giustamente, non solo un “ideologo”, ma anche un “cattivo maestro. Proprio qui sta la materia del contendere, per così dire. Parlare di tutto e dare la parola a tutti è un atto quanto mai liberale e democratico. Ma quando ci si mette di mezzo tutto ciò che diventa “ideologia”, la “cosa” comincia a scottare.

Perchè scrivo queste cose? Perchè mi pare giusto farlo in quanto figlio di un tipografo, nato nella carta stampata, diventato digitale. Non mi stanco mai di dire che scrivo per capire quello che penso. Mi viene naturale confrontarmi con chi vuole esprimere il proprio pensiero in maniera altrettanto democratica e liberale.

E invece, cosa accade? Che a volte, anzi spesso, i contatti hanno una natura “elettrica” e può scoppiare l’incendio. Non lo dice esplicitamente l’Ecclesiaste, ma se vi leggete l’intero discorso di Qoelet capirete che anche quel contatto che noi chiamiamo “politica” era incluso. Tutto il suo “canto” ha un senso “politico”.

Questo messaggio l’ho pubblicato su FB quando mi sono accorto che non scorrevano più sulla mia pagina i post di questo mio “contatto”. Tanto “contatto” poi non era, visto che siamo due persone che ci conosciamo da circa oltre mezzo secolo, anche per famiglie.

I suoi interventi quotidiani vertevano sempre sulle varie e gravi problematiche riguardanti la pandemia. Purtroppo questo virus, che ha cambiato radicalmente il nostro modo di vivere e sopratutto di pensare, nella sua maligna diffusione, ha avvelenato gran parte delle nostre relazioni sociali, umane ed intellettuali.

La parte del leone l’ha fatta, come sempre, la politica. Forse, meglio dire, l’ideologia. Ogni qualvolta una idea, un pensiero, un modo di leggere il mondo, diventa un chiodo fisso, ogni qualvolta che si crede di possedere la verità, e che quella sia l’unica e sola verità, allora tutto diventa ideologia.

L’ultima volta che eravamo entrati in “contatto” era stato a proposito della sua citazione di un articolo scritto da una stagionata scrittrice intellettuale su un quotidiano per dichiarati intellettuali, sul quale ha scritto anche il grande intellettuale Umberto Eco.

Ancora una volta ci si scagliava contro chi, sempre con saccenteria e supponenza, scrive e pensa social ed esprime un dissenso non legato ad alcuna parrocchia. Un’altra “maestra” come il compagno “maestro” che in “nome della rosa” e della politica, sparava contro chi osa pensare in maniera diversa.

Tutto qua. “Ti tolgo l’amicizia” ha scritto nel suo ultimo messaggio in bacheca rivolto a me. C’è stato il tentativo di intervento di un amico comune il quale ha cercato di dirgli che non era il caso, che ci conoscevamo da tanto tempo, alla nostra età. Tutto vano. Non sono più riuscito ad entrare nella sua “home”, il sistema mi chiede di inviare la richiesta di “amicizia”. Non posso strapparmi i capelli perchè non ne ho.

Come si vede, sui social non si finisce mai di imparare, specialmente quando c’entra la politica. Ho scritto che mi mancheranno le sue “sinistre stro@@ate”, ed è vero. Non pensate però che io non creda soltanto alle “sinistre stro@@ate”. Quelle “destrorse” sono altrettante “stro@@ate. C’è tempo e spazio per tutti su FB e sui social, checchè ne possano pensare Umberto Eco o altri. Lo sapeva bene l’Ecclesiaste

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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