Un mondo fatto di “interstizi”…
Qualcuno ha scritto che bisogna imparare a vivere negli “interstizi”. Cosa sia un interstizio me lo sono andato a trovare nella Treccani e ho scoperto che, tra le altre cose, significa “intervallo di tempo tra due fatti”.
Tra tempo lineare, tipico di noi occidentali, e quello ciclico nel quale vivono i cinesi, l’esperienza del vivere è fatto di “frammenti”, ovvero gli spazi vuoti da riempire, necessari alla vita.
Quelli di congiunzione, quelli di separazione, di “vuoto pneumatico”, che più di tutti gli altri spazi sono soggetti a ospitare, tra vizi e gesti compulsivi fatti non si sa bene perchè, e gesti e azioni che sono decisivi ed importanti.
Questo è un post che parla di un mondo sempre più piccolo, fatto, appunto, di frammenti, come quelli quando si rompe e va in frantumi un vaso, un vetro. L’immagine che correda questo post è il punto di partenza del mio racconto.
Qui tra i monti della Costa d’Amalfi, nella Valle di Tramonti, in uno dei 13 villaggi dove mi sono confinato insieme alla mia metà del cielo da quando il mondo è andato in frantumi, in un continuo lockdown, non abbiamo mai rinunziato ai nostri contatti esterni.
Per difenderci dalla doppia pandemia, virale e psicologica, abbiamo imparato a vivere cercando di mettere insieme i cocci di una esistenza che fino a due anni fa era trascorsa in maniera lineare, o ciclica se vi pare.
I nostri nonni vissero la prima, i genitori la seconda guerra mondiale, poi venne la guerra fredda, l’atomica, le guerre minori, lo spazio e l’interspazio, i muri, i terremoti e le alluvioni. Anno dopo anno, decenni dopo ventenni, il passato, il presente e il futuro si sono sempre alternati, così da sempre.
Amazon, dalla A alla Z, ci ha sempre seguiti ed aiutato a mettere insieme la realtà del quotidiano con i nostri ordini e le sue spedizioni, precisi come i suoi algoritmi. Ormai sanno tutto di noi, chi siamo, dove viviamo, cosa leggiamo, mangiamo, facciamo.
L’altro giorno mi è arrivato un ennesimo acquisto, un libro che prometteva di portarmi a fare il giro del mondo in 80 libri, un invito globale a guardare oltre noi stessi e ciò che ci circonda e a vedere il nostro mondo e la sua letteratura in modi nuovi.
Avere cioè la possibilità di affacciarci in quegli interstizi nel tempo e nello spazio così come solo la letteratura sa fare. Un viaggio trasportante e illuminante intorno al globo, attraverso opere letterarie classiche e moderne che dialogano tra loro e con il mondo che le circonda.
Seguendo un itinerario letterario da Londra a Venezia, Teheran e oltre, passando per autori da Woolf e Dante ai vincitori del Premio Nobel Orhan Pamuk, Wole Soyinka, Mo Yan e Olga Tokarczuk, opere che hanno plasmato la nostra idea del mondo e i modi in cui il mondo sanguina nella letteratura.
Il pacco è arrivato, la postina ce l’ha consegnato, ma quando l’ho aperto, con mia grande sorpresa non conteneva il libro, bensì qualcosa che mi rimane un mistero.
Un prodotto in plastica di una ditta giapponese per tastiere elettroniche, da quanto sono riuscito a capire da una rapida ricerca in rete. Ho inviato un messaggio online a Amazon e dopo qualche minuto, alle otto del mattino è squillato il mio cellulare.
Una voce di nome Irma, in un italiano perfetto, ma non nativo, chiamava da Londra e registrava la nostra conversazione. In pochi minuti è stato chiuso l’interstizio.
Ho ricevuto una mail con le istruzioni per il recupero del reperto e il successivo reinvio del libro ordinato, con tante scuse per l’errore. Ho avuto così l’immediata conferma di cosa significa “Vivere negli interstizi”.