Un granello di sabbia e la condizione umana

Antonio Gallo
7 min readJul 1, 2023

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Il Libro

Wisława Szymborska nasce il 2 luglio 1923. "Lo chiamano un granello di sabbia” è una sua poesia che affronta il tema della condizione umana e della nostra posizione nell’universo. La poesia utilizza l’immagine del granello di sabbia per rappresentare la piccolezza e l’insignificanza dell’essere umano rispetto alla vastità dell’universo. Vi propongo la poesia in versione bilingue, liberamente tradotta dall’inglese.

We call it a grain of sand,
but it calls itself neither grain nor sand.
It does just fine, without a name,
whether general, particular,
permanent, passing,
incorrect, or apt.

Our glance, our touch means nothing to it.
It doesn’t feel itself seen and touched.
And that it fell on the windowsill
is only our experience, not its.
For it, it is not different from falling on anything else
with no assurance that it has finished falling
or that it is falling still.

The window has a wonderful view of a lake,
but the view doesn’t view itself.
It exists in this world
colorless, shapeless,
soundless, odorless, and painless.

The lake’s floor exists floorlessly,
and its shore exists shorelessly.
The water feels itself neither wet nor dry
and its waves to themselves are neither singular nor plural.
They splash deaf to their own noise
on pebbles neither large nor small.

And all this beheath a sky by nature skyless
in which the sun sets without setting at all
and hides without hiding behind an unminding cloud.
The wind ruffles it, its only reason being
that it blows.

A second passes.
A second second.
A third.
But they’re three seconds only for us.

Time has passed like courier with urgent news.
But that’s just our simile.
The character is inverted, his hasts is make believe,
his news inhuman.

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Lo chiamiamo un granello di sabbia,
ma non si chiama né grano né sabbia.
Va benissimo, senza un nome,
se generale, particolare,
permanente, transitorio,
errato, o adatto.

Il nostro sguardo, il nostro tocco non significano niente per lui.
Non si sente visto e toccato.
E che è caduto sul davanzale della finestra
è solo la nostra esperienza, non la sua.
Per lui, non è diverso dal cadere su qualsiasi altra cosa
senza alcuna certezza che abbia finito di cadere
o che sta cadendo ancora.

La finestra ha una splendida vista su un lago,
ma la vista non si vede.
Esiste in questo mondo
incolore, informe,
silenzioso, inodore e indolore.

Il fondo del lago esiste senza pavimento,
e la sua riva esiste senza rive.
L’acqua non si sente né bagnata né asciutta
e le sue onde a se stesse non sono né singolari né plurali.
Schizzano, sordi al loro stesso rumore
su ciottoli né grandi né piccoli.

E tutto questo sotto un cielo per natura senza cielo
in cui il sole tramonta senza tramontare del tutto
e si nasconde senza nascondersi dietro una nuvola indifferente.
Il vento lo scompiglia, la sua unica ragione è
che soffia.

Passa un secondo.
Un secondo, secondo.
Un terzo.

Ma sono tre secondi solo per noi.
Il tempo è passato come un corriere con notizie urgenti.
Ma questa è solo la nostra similitudine.
Il personaggio è capovolto, la sua fretta è finta,
le sue notizie disumane.

La poetessa descrive come sebbene ogni individuo possa sentirsi importante nella propria vita, in realtà siamo solo una piccola parte di un universo molto più grande e complesso. La nostra esistenza può sembrare insignificante e transitoria di fronte alla vastità del tempo e dello spazio.

Tuttavia, nonostante la nostra piccolezza, la poesia ci invita a riflettere sulla bellezza e sulla meraviglia della vita e dell’universo che ci circonda. Anche se siamo solo un granello di sabbia, la nostra esistenza ha un valore inestimabile e unico, e ogni vita ha il potenziale per lasciare un’impronta duratura sul mondo.

La poesia di Szymborska ci invita a riflettere sulla nostra posizione nell’universo e sull’importanza delle nostre vite, nonostante la brevità e fragilità. Ci invita a trovare bellezza e significato, nonostante le difficoltà e le incertezze che vivere può comportare.

Ho chiesto alla intelligenza artificiale di dirmi qualcosa sul senso della vita. Mi ha risposto candidamente, ed anche ovviamente, di non avere la capacità di vita per esprimere il suo parere. Può solo fornire alcune riflessioni sul significato della vita, secondo le informazioni che le hanno fornito gli algoritmi.

La domanda se la vita abbia un senso è una delle grandi questioni esistenziali che ha affascinato l’umanità per millenni. La risposta a questa domanda può variare a seconda di diversi fattori, come la cultura, le credenze religiose e le esperienze individuali.

Dal punto di vista filosofico, ci sono molte teorie. Alcuni filosofi sostengono che la vita ha un senso intrinseco, mentre altri suggeriscono che il significato della vita dipende dalle nostre scelte e azioni. Dal punto di vista scientifico, la vita può essere vista come un processo biologico che ha lo scopo di garantire la sopravvivenza e la riproduzione della specie.

Ma queste spiegazioni possono sembrare limitate per molte persone, poiché non tebgono conto delle componenti emotive ed esistenziali dell’essere umano. Molti trovano significato nella vita attraverso le relazioni con gli altri, la realizzazione di sé, la creatività, la spiritualità o il servizio agli altri. Altri possono trovare significato nella vita attraverso la ricerca della conoscenza, la scoperta scientifica o l’esplorazione dell’universo.

La domanda del significato della vita non può avere una risposta definitiva e universale. Ciò che è importante è trovare un senso personale nei propri valori e le proprie esperienze. Ognuno di noi ha la possibilità di trovare un significato, anche se può richiedere tempo, sforzo e riflessione per scoprirlo. Ci sono alcune cose che possono aiutare:

Cercare di capire se stessi: Il primo passo per trovare un senso nella vita è capire se stessi, i propri valori, i propri interessi e le proprie passioni. Questo può richiedere tempo e introspezione, ma aiuta a capire cosa davvero ci motiva e ci fa sentire realizzati.

Dare un senso alle proprie esperienze: Tutte le esperienze, sia positive che negative, possono insegnarci qualcosa e aiutarci a crescere. Dare un senso ad ogni particolare esperienza può aiutare a trovare un senso globale nella vita e a superare gli ostacoli.

Stabilire obiettivi: Avere obiettivi chiari e realistici può aiutare a lavorare verso qualcosa che ci appassiona o ci interessa.

Aiutare gli altri: Molte persone trovano un senso nella vita attraverso il servizio agli altri. Aiutare gli altri può dare una sensazione di realizzazione e di utilità.

Esplorare la spiritualità: La spiritualità può offrire un senso di significato e di connessione con il mondo e con gli altri. Esplorare la spiritualità può aiutare a sviluppare una prospettiva più ampia sulla propria esistenza.

C’è stato un altro grande poeta che ha usato la metafora del granello di sabbia per dare un senso alla realtà del nostro essere qui. Sono i quattro versi iniziali della poesia “Auguries of Innocence” di William Blake:

To see a World in a Grain of Sand
And a Heaven in a Wild Flower,
Hold Infinity in the palm of your hand
And Eternity in an hour.

Vedere il mondo in un granello di sabbia
E un paradiso in un fiore selvaggio,
Tenere nel palmo della mano l’infinito
E l’eternità in un’ora.

A mio parere, questi sono i versi più belli che siano mai stati scritti in tutte le lingue. Versi che trascendono il pensiero, sia laico che religioso, e conducono direttamente al cuore della condizione umana. Blake riassume in semplici, infantili parole la visione del mondo di un bambino quando, in riva al mare, prende la sabbia e fa scivolare i granelli tra le sue dita. Granello dopo granello esamina il suo mondo e lo fa scorrere fermandosi a guardare nella sua innocenza senza tempo.

Oppure quando, in giardino, è steso a terra a giocare, coglie tra le sue mani un fiore e lo guarda incantato, sorridendo agli angeli che sono scesi giù in terra a salutarlo. Il granello di sabbia è come l’infinito di quel cielo diventato fiore, paradiso da cui proviene e sa di dover ritornare.

C’è una invisibile interconnessione tra quegli elementi celesti e terreni che forma un tutt’uno agli occhi del fanciullo in grado di cogliere e discernere la complessità dell’intera creazione, osservandone la parte più minuscola in natura.

Un granello di sabbia, una foglia, un fiore, per cogliere l’intero ciclo della vita. Senza essere disturbato dalle diversità, dai contrasti, e dalla loro complessità. Solo un granello, un fiore, un cielo. E’ tutta l’intera storia della natura e della sua vita che scorre nelle sue mani e sotto i suoi occhi. Il battito di ali di una farfalla, il ronzio di un’ape, il vagare silenzioso di una formica.

Sapere, potere e voler cogliere l’attimo della creazione nella sua rivelazione, in serena contemplazione, costituisce forse l’essenza del’infinito. Tutto è connesso. Ma è tutto ancora da scoprire. Ed è detto in questi quattro magici versi del poema che, come una sinfonia, si muove verso la scoperta del mondo.

Quei versi sono anche il prologo, la promessa che la scoperta non sarà vana, perché soltanto attraverso la visione delle semplici piccole cose della natura, si potranno dominare le grandi cose.

Non sarà mai troppo tardi riconquistare lo spirito della meraviglia con la quale tutti siamo nati, poveri o ricchi, bianchi o neri, ignoranti o intellettuali. Forse i poveri saranno più fortunati perché meno oberati dal fardello delle cose inutili.

Quante volte i nostri figli e nipoti li abbiamo sentiti esclamare: “Guarda papà, vedi nonno, senti mamma: una coccinella! Una farfalla! Posso prendere quella pietra colorata, quel fiorellino rosso? Hai sentito quel cinguettìo…”.

Il candore genuino dell’innocenza sembra quasi fermare il tempo ed annullare lo spazio. L’infinito si presenta inaspettato nella sua semplicità. A World, a Heaven, The Eternity, per quel Bimbo, l’Uomo: figlio dell’Universo. Lo chiamiamo “un granello di sabbia”

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Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.