Tra Fede e Scienza: accompagnare i “sonnambuli” a riveder le stelle …
Un libro che si legge come un romanzo, ma non è un romanzo. Un libro che non è un saggio, ma tutto è tranne che lo studio di uno scienziato che vuole sapere da dove veniamo, cosa siamo e dove siamo destinati ad andare, in questo viaggio su di una “palla” chiamata Terra che ruota su se stessa, in uno spazio infinito ed incognito, senza una sola ragione precisa e senza una meta. Cosmologia, astronomia, filosofia, scienza, Arthur Koestler non è uno scienziato, un filosofo, un astronomo, è stato soltanto uno scrittore prolifico di saggi, romanzi e autobiografie. Nato in una famiglia ebrea ungherese a Budapest ma, a parte i suoi primi anni di scuola, studiò in Austria. La sua prima carriera fu nel giornalismo. Nel 1931 si iscrisse al Partito Comunista di Germania ma, disilluso, se ne dimise nel 1938 e nel 1940 pubblicò un devastante romanzo anticomunista, “Buio a mezzogiorno”, che lo portò alla fama internazionale istantanea. Sposò molte cause, scrisse romanzi e biografie e numerosi saggi perchè si sentì, come sempre tanti di noi, esseri viventi e pensanti, che non sappiamo cosa siamo, nè cosa facciamo: dei “sonnambuli”, come i protagonisti di questo libro. Naturalizzato inglese, nel 1972 venne nominato “Commander of the British Empire” (CBE). Nel 1976 gli fu diagnosticato il morbo di Parkinson e tre anni dopo la leucemia allo stadio terminale. Si è suicidato nel 1983 a Londra. Un “sonnambulo” che sapeva quello che faceva.
Arthur Koestler emerge in questo libro come storico delle scienze. Ripercorre, con l’occhio di uno scrittore di fumetti e la sensibilità di un moralista, i passaggi curiosi e sconnessi attraverso i quali l’astronomia moderna ha forgiato i suoi principi fondamentali e ha cambiato la visione dell’uomo del suo posto nell’universo. Koestler continua a perseguire un vecchio tema, un tema che è stato centrale nell’esperienza morale della sua generazione e che ha dominato la sua multiforme carriera.
“Darkness at Noon” fu un’esplorazione dei dilemmi, delle ambiguità e delle cecità razionalizzate che sorgono quando gli uomini cercano di vivere secondo idee/ideologie che adottano consapevolmente. I suoi saggi sulla politica, la religione e l’estetica hanno avuto una simile preoccupazione, e hanno tratto la loro vitalità dalla sua convinzione che il pensiero umano non cambia nel suo carattere fondamentale, che ha le stesse fonti e gli stessi scopi, non importa in quale dominio operi.
In “The Sleepwalkers” Koestler continua a lottare con il vecchio problema suo e nostro. Sebbene il libro si occupi apparentemente delle idee dell’uomo sui cieli, il suo tema di fondo sono le idee dell’uomo sulle proprie idee. Il problema che pone è il rapporto della logica con la vita, comprese le vite reali degli uomini pensanti. La scelta pratica che solleva ha a che fare con il posto che dovremmo dare alla “ragione” e alla “scienza” nella nostra civiltà.
I “sonnambuli” del titolo di Koestler sono le grandi figure della storia della cosmologia moderna: Copernico, Keplero, Galileo, Newton. Sono “sonnambuli”, secondo Mr. Koestler, come lo sono, in effetti, la maggior parte delle menti creative nella storia della scienza, perché non sanno mai cosa stavano facendo. Figuratevi noi che li leggiamo e crediamo in quello che pensano e scrivono.
I sonnambuli, però, in qualche modo evitano il disastro; hanno una certezza interiore che li spinge anche se non possono affermare cosa cercano o perché lo cercano. Si muovono verso il loro obiettivo con i metodi più straordinari e logicamente discutibili. Quando sono arrivati dove hanno sempre desiderato andare, spesso non si accorgono di essere lì.
Il preferito di Koestler tra le figure che discute è l’astronomo tedesco Johannes Kepler (1571–1630), e un’osservazione di Keplero cattura il tema fondamentale del giornalista Koestler: “Le strade attraverso le quali gli uomini arrivano alle loro intuizioni nelle questioni celesti mi sembrano quasi altrettanto degno di meraviglia quanto queste cose in se stesse.”
Questo è il peso principale della storia raccontata in questo libro. Inizia con un resoconto della filosofia greca, convenzionale nei contenuti ma vivace nello stile, in cui il signor Koestler conferma la sua tesi secondo cui c’è una “fonte comune di ispirazione” dietro religione e scienza, fede e ragione. Dopo una sezione di transizione sul Medioevo, in cui Koestler non nasconde il suo disprezzo per la paura, la superstizione e la brutalità di un’epoca che condannava l’impulso scientifico, seguono i ritratti delle personalità e delle conquiste intellettuali dei quattro grandi pionieri che tagliare fino alla visione moderna del cosmo.
Koestler dipinge l’astronomo Nicholas Copernico come “il timido canonico”, introverso, riservato, ambivalente, un sonnambulo quasi troppo assonnato per essere interessante. Molti storici della scienza non saranno d’accordo con questa immagine di Copernico, ma è certamente chiaro che a Koestler non piace proprio. Al contrario, il ritratto di Keplero fatto è complesso e simpatico. È il tipo di uomo che il signor Koestler prende: mistico e matematico, scettico e visionario, un uomo che alternava, in modo quasi schizofrenico, momenti di incuria e cautela, speculazione ossessiva e ragionamento metodico preciso.
L’italiano Galileo (1564–1642), nelle mani di Koestler, si trasforma in un uomo irritabile ed egoista, metà scienziato e metà sofista. Secondo lui, lo scandalo del processo a Galileo da parte dell’Inquisizione, fu uno scandalo che avrebbe potuto essere evitato se Galileo non fosse stato la persona sfacciata e rissosa che era, e se fosse stato evitato, tre secoli di conflitto tra “fede” e “ragione” avrebbero potuto assumere una forma diversa e più morbida.
Il resoconto del fisico e filosofo inglese Isaac Newton (1642–1727), è breve e si limita principalmente a un resoconto del successo intellettuale di Newton nel rilevare ciò che i suoi predecessori avevano fatto e nel mettere insieme le loro intuizioni casuali in una nuova sintesi creativa. Qualunque sia il verdetto di altri storici sui ritratti che Koestler disegna, il suo scopo principale del libro è sicuramente raggiunto.
Egli mostra che c’è un vasto contrasto tra i nostri ideali di pensiero razionale e gli effettivi processi creativi attraverso i quali gli eroi della scienza moderna sono giunti alle loro scoperte. Scienza e Fede non possono essere in continuo conflitto. L’una ha bisogno dell’altra. Entrambi devono accompagnare i “sonnambuli” ad “uscire a riveder le stelle …”