“Sum ergo cogito” vs “Cogito ergo sum”

Antonio Gallo
3 min readNov 3, 2023

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Il Libro

La famosa affermazione filosofica “Cogito ergo sum” di René Descartes, tradotta in italiano come “Penso, quindi sono”, è considerata uno dei pilastri della filosofia moderna. Tuttavia, in questo post intendo esplorare un’alternativa concettuale intrigante: “Sum ergo cogito” ovvero “Sono, quindi penso”.

Questa inversione di parole potrebbe sembrare solo una sottigliezza linguistica, ma in realtà porta a importanti riflessioni filosofiche. Le differenze tra le due affermazioni e le implicazioni che queste differenze possono avere sulla nostra comprensione dell’esistenza e della coscienza sono rilevanti.

Il significato di “Cogito ergo sum” sottolinea la centralità del pensiero come prova dell’esistenza di un individuo. Secondo Cartesio, il pensiero è una certezza indubitabile, poiché nel momento in cui si pensa, si conferma l’esistenza dell’individuo che pensa. Questa affermazione pone la mente e il pensiero come punto di partenza per la comprensione della realtà e dell’identità personale.

L’inversione concettuale di “Sum ergo cogito” sposta l’accento sull’esistenza come fondamento del pensiero. Invece di affermare che il pensiero è la prova dell’esistenza, questa inversione suggerisce che è l’esistenza stessa a precedere e permettere il pensiero. Sono, quindi penso. Questo cambiamento prospettico solleva questioni interessanti sulla natura dell’essere e sulla relazione tra esistenza e coscienza. La differenza tra le due affermazioni ha implicazioni significative per la filosofia.

“Cogito ergo sum” attribuisce al pensiero il ruolo primario nella definizione dell’identità e della realtà. Sottolinea la mente come entità distinta e separata dal corpo e dal mondo esterno. D’altra parte, “Sum ergo cogito” sposta l’attenzione sull’esistenza come condizione fondamentale per qualsiasi forma di pensiero o coscienza. Questa prospettiva suggerisce una connessione più profonda tra l’individuo e il mondo esterno, enfatizzando l’interdipendenza tra l’essere e la sua capacità di pensare.

Inoltre, “Sum ergo cogito” potrebbe anche sollevare domande sulla natura dell’esistenza stessa. Se l’essere è la base per il pensiero, cosa significa realmente esistere? È possibile concepire l’esistenza al di fuori del pensiero? Queste domande ci portano verso una riflessione più ampia sulla natura della realtà e sulla nostra comprensione della coscienza. La mia conclusione è che mentre “Cogito ergo sum” ha dominato il panorama filosofico per secoli, l’inversione concettuale di “Sum ergo cogito” offre un nuovo punto di vista sul rapporto tra esistenza e pensiero.

Questa prospettiva solleva importanti questioni sulla natura dell’essere e della coscienza, spostando l’attenzione sull’interdipendenza tra l’individuo e il mondo esterno. Sebbene la differenza tra le due affermazioni possa sembrare sottile, le sue implicazioni filosofiche sono profonde e stimolano una riflessione critica sulla nostra comprensione dell’esistenza umana. “Sum ergo cogito” ci invita a considerare l’essere come condizione primaria per il pensiero, aprendo nuove vie di indagine nel campo della filosofia e dell’ontologia.

Nel contesto di “Sum ergo cogito”, la ”interdipendenza tra l’individuo e il mondo esterno” si riferisce all’idea che l’esistenza di un individuo e il suo pensiero sono strettamente legati e si influenzano reciprocamente. Questo concetto suggerisce che l’individuo non può esistere isolato dal mondo esterno, ma è costantemente influenzato e plasmato dalle sue interazioni con l’ambiente circostante.

In “Sum ergo cogito”, si riconosce che l’esistenza di un individuo è fondamentale per qualsiasi forma di pensiero o coscienza. L’individuo non è semplicemente un’entità che pensa, ma è un essere che esiste in relazione al mondo esterno. Le esperienze, le percezioni e le interazioni con l’ambiente sono parte integrante della formazione del pensiero e della coscienza di un individuo.

Ciò implica che l’individuo non può essere compreso separatamente dal contesto in cui vive. Le influenze culturali, sociali e ambientali giocano un ruolo significativo nella costituzione dell’identità e delle prospettive di un individuo. L’interdipendenza tra l’individuo e il mondo esterno sottolinea che il pensiero e la coscienza sono il risultato di una complessa rete di relazioni e interazioni che si verificano tra l’individuo e il suo ambiente.

Questa prospettiva mette in discussione l’idea di un soggetto isolato e autonomo che pensa indipendentemente dal contesto circostante. Sottolinea invece che l’individuo è un essere sociale e interconnesso, il cui pensiero è influenzato dalle esperienze e dalle dinamiche relazionali con gli altri e con il mondo esterno.

L’interdipendenza tra l’individuo e il mondo esterno ci invita a considerare l’importanza delle relazioni e dell’ambiente nella formazione della nostra coscienza e della nostra comprensione del mondo. Sono Italiano, mi riconosco come tale. Se fossi nato a Katmandu mi identificherei pensandomi Nepalese e sarebbe tutta un’altra storia.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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