Siamo nulla senza memoria

Antonio Gallo
5 min readJul 9, 2022

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Abi e Jacob

Ho letto un estratto di un commovente libro sulla memoria della pluripremiata attrice, scrittrice, sceneggiatrice e drammaturga anglo-gallese Abi Morgan su cosa succede quando la persona che ami di più, non ti riconosce più. Un pomeriggio, Abi Morgan torna a casa e trova il suo partner di lunga data e il padre dei loro due figli crollato sul pavimento del bagno. Jacob, che era stato sottoposto a cure per la sclerosi multipla, aveva improvvisamente avuto una serie di convulsioni e aveva dovuto essere messo in coma farmacologico.

Mentre riprendeva lentamente conoscenza dopo sei mesi, fece dei tentativi per comunicare con coloro che lo circondavano e si trovò alle prese con la miriade di problemi che erano stati innescati dal danno causato al suo cervello. Ma, mentre Jacob riconosceva la sua famiglia e i suoi amici, non credeva che l’Abi in piedi di fronte a lui, che si era seduta vicino al suo letto d’ospedale, si destreggiava nella cura dei propri figli e si relazionava con la sua sfilza di dottori mentre scivolava tra la vita e morte, era in effetti la sua Abi.

Invece, Jacob vede in lei una donna che non riconosceva, credeva che fosse una persona estranea e anche pericolosa. A partire dal primo crollo di Jacob, e ambientato nel corso di due anni da allora, il racconto di questo libro è una storia sull’amore e sulla famiglia. Abi descrive con incrollabile onestà e sfumature la sfida straordinaria e terrificante di prendersi cura di una persona cara sulla scia di una malattia devastante.

Il libro si chiede: come fai a riportare indietro qualcuno che fa affidamento su di te per il recupero e tuttavia non ti riconosce più? Come consideri gli anni condivisi che sono venuti prima? E soprattutto: come navighi insieme in questa nuova vita? Una storia vera, allora, e non solo sull’amore e sulla famiglia, ma anche su una parola che rimane misteriosa: la memoria.

Il Libro

Questa è la copertina del libro che ha un senso artistico ed una valenza morale, nel solo tratto scritto a pennarello che scolora, su di una pagina di colore rosa. Il titolo esprime tutto lo stato d’animo di chi l’ha scritto e pubblicato. Un libro che chiaramente è un “gift”, un “dono” come scrive la lettrice Meryl Streep. Ma cos’è la memoria? Ombre troppo lunghe del nostro breve corpo, disse il poeta. Non mi stanco mai di ripetere a me stesso questa frase.

Perchè davvero i ricordi sono ombre, nebbie vaganti, a volte ritornano, ma non sono mai gli stessi. Le memorie autobiografiche poi sono quelle più difficili da visitare, anzi rivisitare, perchè, tutto sommato, proprio di questo si tratta. Operazione rischiosa. Si corre il pericolo di essere accettati o respinti, non solo da chi ti legge, ma anche da te stesso. Se, infatti, ti rileggi tempo dopo che le hai scritte, capita che tu stesso non sei d’accordo con quello che hai scritto tempo prima.

La memoria è come una biografia, un racconto pubblico. L’autobiografia è come una conversazione avuta con il tuo confessore, il tuo terapista. Tu, steso sul divano, parli e lui ti ascolta. Se hai bisogno di curarti, se vuoi essere aiutato bisogna che tu dica la verità, tutta e soltanto quella. Il punto è proprio questo: come puoi essere sicuro che quello che dici, vedi, pensi, ricotruisci nella tua mente, sia davvero le verità, quello che è successo tempo prima?

E poi, questi ricordi li tiri fuori per consolarti, per comprendere quello che allora non fosti in grado di capire, oppure che non ti fecero capire? Insomma, ci vuole un ego grande quanto l’amore che si ha per se stessi se si vuole che la memoria dica tutta la verità e che i ricordi non diventino fantasie.

“Questi sono a dire il vero i pensieri di tutti gli uomini di ogni età e paese, non sono solo i miei pensieri, se non sono anche i vostri essi non sono niente, o quasi, se essi non sono un enigma e non sono anche la soluzione, non sono niente …”

Così scrive nel suo memorabile “Canto di me stesso” (1855) Walt Whitman. Ma, allora, se le cose stanno così, ogni nostro pensiero che diventa ricordo non ci appartiene, esso fa parte della comunità, l’intera comunità umana, senza distinzione di lingua, colore o religione. Eppure, le biografie e le autobiografie, continuano ad essere l’alimento più ricercato da chi legge e chi scrive.

Tutti quelli che scrivono, in un modo od un altro, facciamo della biografia sia personale che collettiva. Anche chi produce poesie, romanzi, commedie, articoli di giornali, chi scatta fotografie, fa del cinema, scolpisce nel marmo, dipinge una tela, digita su una tastiera come fa questo blogger, tutti, non facciamo altro che parlare di noi stessi e di tutti gli altri.

Per una felice coincidenza, mentre scrivevo questo post facendo ricerche in rete, mi sono imbattuto un una specie di poesia scritta e pubblicata da uno stampatore inglese nel 1652, in una sorta di antologia miscellanea di scritture del tempo. L’autore tipografo avvertiva il lettore:

To the Reader.
All these things heer collected, are not mine,
But divers Grapes, make but one sort of Wine:
So I from many Learned Authours took
The Various Matters Printed in this Book.
What’s not mine own, by me shall not be Father’d,
The most part, I in 50. Years have gather’d;
Some things are very good, pick out the best,
Good Wits compil’d them, and I wrote the Rest:
If thou dost buy it, it will quit thy cost,
Read it, and all thy labour is not lost.

JOHN TAYLOR.
LONDON,
Printed in the Yeare, 1652.

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Al lettore
Tutte le cose qui raccolte non sono mie,
Ma una uva diversa fa il buon vino:
Così io da molti illustri autori ho preso
I vari fatti stampati in questo libro,
Ciò che non è mio, non me ne impossesso,
Gran parte, l’ho raccolta in 50 anni,
Alcune cose sono molto buone, tu scegli le migliori,
Le hanno scritte menti illustri, le altre le ho scritte io,
Se compri il libro, il prezzo te lo ripaga,
Leggilo e la tua fatica non sarà vana.

Ecco, la scrittrice e regista inglese Abi Morgan non ha accettato il fatto tanto tragico quanto misterioso che Jacob avesse cancellato il ricordo di lei. Per questa ragione ha scritto il suo libro. Anche io, che sono figlio di un Padre tipografo, ho le mie ragioni per continuare a scrivere.

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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