Si chiamava Benito. Storia di un Italiano

Antonio Gallo
5 min read1 day ago

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Il Libro

Ne ho conosciuti diversi, persone, amici e conoscenti, che avevano questo nome. Un nome che ha segnato un’epoca. Qualcuno ancora lo porta con orgoglio, qualche altro, non potendo cancellarlo, lo nasconde con un altro. Un nome che ha fatto la storia di un ventennio italiano. “What’s in a name?” si chiedeva Giulietta quando rifletteva sul suo amore impossibile con Romeo. Cos’è un nome? Montechi e Capuleti sono solo nomi, perché si odiavano tanto?

Nel caso di Benito, le ragioni sono tante, almeno quante le disgrazie causate da chi, con questo nome di cui si racconta la storia, ha governato l’Italia per un ventennio. Ho deciso di leggere e avere una copia di questo libro in versione cartacea per la mia biblioteca perchè ho avuto il piacere e l’onore di conoscere chi l’ha scritto. Non per biografismo, né per fanatismo politico, né tanto meno per sapere qualcosa di nuovo e di più sul personaggio. Non si contano, infatti, i libri scritti su di lui e sulla sua avventura umana.

Mio padre visse la sua esperienza di vita in quel ventennio come gran parte dei suoi compatrioti. Almeno il 95 per cento degli italiani del suo tempo lo seguirono e nell’uomo di nome Benito si identificarono diventando non “fascisti”, come molti pensano, ma “mussolinisti”, come sostiene Guerri. Molti erano i libri nella biblioteca paterna che parlavano di quel Benito che era diventato il “Dux” di un popolo che ha sempre avuto bisogno di qualcuno che lo guidi, gli dia una identità, gli indichi e costruisca un futuro.

È vero, molti con Benito pensarono che anche noi Italiani potevamo avere un “impero”, ma fu soltanto una sofferta illusione. Devo dire che le ragioni per leggere e possedere questo libro sono anche molto personali. L’autore fa parte dei miei ricordi scolastici che ormai si dilatano sempre di più. Giordano Bruno Guerri è un affermato, autorevole ed accreditato storico. Ha scritto questo libro non come la biografia di un dittatore, ma come storia del destino un uomo, la storia di un Italiano.

Un Italiano che “inventò” il fascismo, (anzi Guerri lo chiama “mussolinismo”) che fu tante “cose diverse: un tempo eroico, una dittatura asfissiante, una parodia all’italiana, un governo qualsiasi (tutti i governi sono malvagi, uno vale l’altro …) un governo forte, l’ignobile politica del capitalismo in crisi, una rivoluzione, mancata, il baluardo contro il pericolo rosso”.

L’Italiano chiamato Benito fu, addirittura, autore, tra l’altro, dell’accordo che fece il Vaticano uno Stato indipendente dal governo italiano. Non poteva non essere perciò che “l’uomo della provvidenza.” Ma Giordano Bruno Guerri è anche un giornalista, e come tale lo conobbi quando poco meno di una trentina di anni fa, il venerdì 11 aprile 1997, ricevette chi scrive e un gruppo di studenti. Lo leggevo sul quotidiano romano “Il Tempo”, nella rubrica in prima pagina “La Piazza”.

Gli scrissi e gli parlai di un progetto di scrittura creativa all’interno di una esperienza didattica che si chiamava “Progetto Brocca” in atto al Liceo di Sarno dove mia moglie ed io eravamo docenti. Ci invitò a visitarlo al giornale e noi ci andammo in gruppo. Con me c’era anche il caro collega prof. Franco Salerno. Lo documenta l’immagine che propongo qui di seguito, tratta da quella indimenticabile rivista che ebbi il piacere e l’onore di fondare e di presentare alla redazione nella persona dell’allora direttore Gian Paolo Cresci.

LYCEUM Trimestrale di varia cultura del Liceo Ginnasio “T L Caro”-Liceo Scientifico “G. Galilei” Sarno (Sa) Numero 13-maggio 1997

Una mia brava studentessa, Pina Tramontano, scrisse la cronaca di quell’incontro facendo un impareggiabile ritratto di Guerri. Non credo si possa aggiungere o togliere alcunchè, oggi a distanza di tanti anni, su chi era e chi continua ad essere Giordano Bruno Guerri.

La prima cosa che salta all’occhio dell’attento lettore di questo suo ultimo suo lavoro sull’uomo chiamato Benito, è la dimensione del libro. Poco più di 330 pagine, ma è enorme, largo quanto un foglio A4. L’estetica, il gioco, la dimensione per Guerri contano. Non si pensi che sia granché influenzato dal genius loci, dal Vittoriale dove vive.

Ho letto che lo storico Guerri, quando era a capo della Mondadori si inventò il primo libro impermeabile, che si sarebbe potuto leggere sotto la doccia. La seconda cosa che stupisce è il titolo: “Benito. La storia di un Italiano”. Ecco, solo il nome di battesimo, quello con cui gli italiani semplicemente si riferivano a lui durante il Ventennio.

Benito Mussolini, il Duce, viene raccontato con lo sforzo retrospettivo di vedere quegli anni con la mentalità dell’epoca, per poterli equamente e ragionevolmente, giudicare. Senza le lenti deformate di un qualunquistico antifascismo sempre militante come sempre lo descrive chi non ha mai letto libri, dopo averlo certamente condannato, come una caricatura degna solo di essere irrisa.

La parte iniziale del lavoro di Guerri racconta la prima vita di Benito, quella del figlio del fabbro, della piccola casa paterna di due stanze, del seminario e del suo povero desco e così via fino a diventare il più giovane presidente del Consiglio italiano. Il libro è corredato da magnifiche foto a tutta pagina: al Benito in stampelle, segue un irriconoscibile Benito in trincea e con la barba.

I titoli contano per Giordano Bruno Guerri, e la sezione della forza del regime, non poteva che titolarsi: «Il Duce ha sempre ragione». È qui che si parla della sua ossessione per il mito di Roma, qui Benito diventa il Mussolini «che aveva sempre disprezzato come simbolo della decadenza politica italiana» e che però era il luogo migliore per affermare il vigore del rinato Impero Italiano. La terza parte si occupa della fondazione e del successivo affondamento del nuovo impero. Il libro è pieno di storie apparentemente minori, ma significative.

Chi ha deciso di leggere questo libro sulla storia di un Italiano chiamato Benito sa già come finisce la sua storia. Appeso per i piedi in una stazione di servizio al centro di Milano come un maiale al macello. Giordano Bruno Guerri non è uno studioso di parte, anche se molti lo collocano a destra. In una recente conversazione con Corrado Augias, alla domanda se lui si sente “un fascista”, Guerri ha confermato quello che scrisse la mia studentessa.

Giordano Bruno Guerri è soprattutto un “libertario”. Ma, anche se in questo caso le “parti” possono essere varie, spetta di diritto a lui il titolo che gli diede Pina Tramontano quando scrisse che è un grande intellettuale senza etichetta.

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Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.