“Settembre, andiamo. E’ tempo di emigrare”.

Antonio Gallo
3 min readSep 1, 2024

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Foto@angallo

Il verso “Settembre, andiamo. È tempo di migrare” di Gabriele D’Annunzio, tratto dalla sua poesia “I pastori”, evoca un profondo senso di nostalgia e di cambiamento. Questa espressione, che segna l’inizio di settembre, non è solo un semplice invito a partire, ma rappresenta anche un momento di riflessione sul ciclo della vita e sulla transumanza, tradizione che D’Annunzio celebra attraverso la figura dei pastori abruzzesi.

Il verso incarna l’idea di movimento e di rinnovamento. L’imperativo “andiamo” suggerisce un’azione immediata, quasi un incitamento a lasciare il passato e abbracciare il futuro. “Migrare” implica un viaggio più profondo, una ricerca di un luogo più accogliente, riflettendo il desiderio di cambiamento e di esplorazione.

La poesia si apre con l’immagine dei pastori che lasciano gli stazzi per dirigersi verso il mare, simbolo di una vita che scorre e cambia. Questo movimento è accompagnato da un forte senso di nostalgia, poiché D’Annunzio si ricollega ai ricordi della sua infanzia in Abruzzo, un luogo che rappresenta le sue radici e la sua identità. La transumanza, che descrive, non è solo un atto fisico, ma anche un rito che segna il passaggio da una stagione all’altra, evocando sentimenti di appartenenza e di perdita.

Il verso finale, “Ah perché non son io cò miei pastori?”, esprime un desiderio di connessione con quella vita semplice e autentica, un contrasto con la sua esistenza attuale. D’Annunzio si sente un esiliato, lontano da quel mondo pastorale che rappresenta un ideale di pace e armonia con la natura. Questo sentimento di estraneità è comune a molti, specialmente in un periodo di transizione come settembre, quando si riflette sulle proprie scelte e si pianificano nuovi inizi.

Il pensiero del Vate ci invita a considerare il significato del cambiamento e della “migrazione”, non solo in senso fisico, ma anche emotivo e spirituale. Trasformazione e mutazione. Settembre diventa così un simbolo di nuove opportunità e di introspezione, un momento per rinnovare i nostri propositi e riconnetterci con le nostre radici.

L’esperienza esistenziale può essere paragonata a un “trasferimento” in diversi modi così come la transumanza segna il passaggio da una stagione all’altra, la vita umana è caratterizzata da fasi e transizioni. Nasciamo, cresciamo, ci spostiamo verso nuovi orizzonti, invecchiamo e infine scompariamo. Questi cambiamenti, come le migrazioni dei pastori, possono essere fonte di sfide ma anche di rinnovamento e crescita personale. Questa ricerca di “pascoli verdi” è parte integrante del viaggio esistenziale.

L’UNESCO riconosce la transumanza come patrimonio dell’umanità, sottolineando la sua importanza nel mantenere viva la tradizione e l’identità culturale. Un processo che implica un profondo legame con il territorio e l’ambiente, riflettendo un modello di vita che si adatta ai cambiamenti stagionali. Questo rapporto simbiotico tra uomo e natura contribuisce a costruire un’identità ecologica, in cui la comunità si percepisce come parte integrante del paesaggio.

Le pratiche legate alla transumanza, come la gestione dei pascoli e delle risorse naturali, sono espressioni di una cultura che valorizza la sostenibilità e il rispetto per l’ambiente, elementi che diventano parte dell’identità collettiva. Essendo un movimento stagionale, simboleggia anche le esperienze di migrazione e di adattamento. Le persone che migrano, sia per motivi economici che per ricerca di migliori condizioni di vita, vivono un processo di trasformazione dell’identità.

Ogni spostamento porta con sé nuove influenze, esperienze e interazioni, che arricchiscono l’identità personale e collettiva. La transumanza, quindi, diventa un modello, una metafora, per comprendere come le identità si formino e si trasformino nel tempo, attraverso l’incontro con l’altro e l’adattamento a nuovi contesti. Le celebrazioni legate alla transumanza, come le festività che segnano l’inizio e la fine della migrazione, sono momenti di aggregazione sociale che rafforzano il senso di comunità e identità.

Questi eventi non solo celebrano la tradizione, ma fungono anche da occasioni per trasmettere conoscenze e valori alle nuove generazioni, contribuendo così a mantenere viva l’identità culturale nel tempo. Settembre, come mese e stagione della vita, offre un quadro ricco per esplorare il concetto di identità, evidenziando come le pratiche culturali, le relazioni con l’ambiente e le esperienze di migrazione interagiscano per plasmare le identità individuali e collettive.

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Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.