“Se dormiamo, sogniamo. Se non dormiamo e non sogniamo, vuol dire che siamo morti.”

Antonio Gallo
7 min readNov 27, 2021
Il Libro

Essere o non essere, questo è il problema.
Se sia più nobile sopportare
le percosse e le ingiurie di una sorte atroce,
oppure prendere le armi contro un mare di guai
e, combattendo, annientarli.
Morire, dormire.
Niente altro.
E dire che col sonno mettiamo fine
al dolore del cuore e ai mille colpi
che la natura della carne ha ereditato
È un epilogo da desiderarsi devotamente.
Morire, dormire.
Dormire, forse sognare: ah, c’è l’ostacolo,
perché in quel sogno di morte
il pensiero dei sogni che possano venire,
quando ci saremo staccati dal tumulto della vita,
ci rende esistanti.
Altrimenti chi sopporterebbe le frustate e lo scherno del tempo
le ingiurie degli oppressori, le insolenze …

Quando William Shakespeare fece dire queste famose parole ad Amleto, sapeva benissimo di cosa parlava. Le parole chiave sono quelle del mondo del sonno: dormire, sognare, morire. Qui non ci interessa la vicenda in cui il Principe di Danimarca è coinvolto, ci interessano le tre parole che abbiamo isolato dal famoso monologo. Se dormiamo, sogniamo, se non dormiamo e non sogniamo vuol dire che siamo morti. Da qui non si scappa. Trascorriamo un terzo della nostra vita a dormire.

Se non dormiamo a sufficienza, oppure se soffriamo di disturbi legati al sonno, dobbiamo provvedere. Solo di recente la scienza ha cominciato a dare importanza allo studio del sonno, ritenendolo una condizione statica durante la quale il cervello non farebbe nulla di interessante. Ma le cose sono cambiate da quando negli anni cinquanta venne scoperto il fattore REM, vale a dire il “movimento rapido degli occhi” che avviene durante una fase del sonno, una fase accompagnata, tra altre cose, anche dai sogni. Questo periodo di incoscienza è più interessante di quanto si possa immaginare.

In questo libro il giornalista scientifico David K. Randall esplora questo mondo tanto misterioso che non a caso il Bardo inglese lo collega alla morte. Lo stesso Randall se n’è interessato dopo di essere stato personalmente coinvolto in una esperienza legata al sonno: quando si accorse di essersi ferito perché … sonnambulo. Il dottore al quale si rivolse non seppe dargli un aiuto utile su queste brutte sorprese durante il suo vagare notturno. Per questa ragione pensò bene di scriverci sopra un libro dopo di avere esplorato a fondo la realtà del sonno.

Diviso in 13 capitoli, con una introduzione ed una conclusione, Randall esamina i punti fondamentali dello stato REM e i cinque stadi del ciclo del sonno insieme a quelli che sono i benefici del sonno e i pericoli della sua privazione. Si scopre così che il sonno influisce sui muscoli, sulla formazione della memoria a lungo termine, sull’acquisizione delle abilità dell’individuo, sulla soluzione di problemi, sul controllo emotivo del soggetto che dorme e sulla creatività. Ne scaturisce che il sogno ha un ruolo molto importante in ognuna di queste attività del sonno e si conferma così la teoria di Freud il quale affermò che i sogni non sono altro che un’appagante manifestazione del subconscio.

Il nostro orologio circadiano regola il sonno. Molte nostre attività quotidiane diurne vanno in conflitto con questo schema naturale. Esse entrano in conflitto non solo con il sonno, ma anche con le stesse attività di quando siamo svegli. Fortunatamente molte organizzazioni di lavoro stanno adattando i loro cicli lavorativi a questi bisogni umani in modo da ridurre la fatica e gli stress. Sono specialmente i disordini del sonno a causare problemi quali l’apnea, il sonnambulismo con i relativi crimini ad esso connessi. Sono sorti anche diversi modi per migliorare la qualità del sonno quali ad esempio esercizi fisici, dieta, temperatura della stanza da letto, esercizi di respirazione ecc.

Ne abbiamo fatta di strada da quando gli antichi Greci ritenevano che il sonno arrivasse dopo che il cervello si fosse riempito di sangue e ci si risvegliava dopo quando lo stesso sangue ne fosse uscito. I filosofi del diciannovesimo secolo ritenevano che il cervello potesse andare a dormire soltanto se svuotato da pensieri ambiziosi e stimolanti. David K. Randall studia in profondità i vari modi di dormire, i fenomeni ad esso connessi, come il russare e il sognare, oltre al sonnambulismo di cui già si è detto e che ha provocato la sua scrittura del libro.

L’autore non manca di mettere in forte evidenza il fatto che, con i ritmi del tutto nuovi e diversi da quelli del passato, il sonno degli uomini nella sua sostanziale qualità, è del tutto diversa. E’ evidente che il sonno degli antichi è molto diverso da quello di noi moderni per la semplice ragione che diverso è il nostro modo di vivere e di pensare oggi.

Se abbiamo bisogno di dormire di più e meglio a causa dei ritmi esistenziali moderni, paradossalmente dobbiamo escogitare sistemi migliori per favorire la qualità del sonno. Se un tempo si poteva riposare su un semplice letto di paglia, oggi abbiamo la possibilità di una vasta scelta di letti, materassi e quant’altro possa facilitare il dormire. Resta la necessità assoluta di dormire e di sognare, facendo seguire ai due momenti un felice risveglio terreno che ci tenga lontani dal momento finale quando ci sveglieremo definitivamente da questo sogno che è la vita.

“Ne L’interpretazione dei sogni, [Sigmund Freud] sosteneva che, lungi dall’essere eventi casuali, i sogni erano pieni di significati nascosti che erano proiezioni delle speranze e dei desideri segreti del sognatore. In effetti, Freud identificò il subconscio, un regno del pensiero al di là il controllo della mente che colora i nostri desideri e le nostre intenzioni. Ogni notte, quando una persona si addormentava, diceva Freud, la mente nascondeva questi pensieri in simboli che potevano essere scoperti e interpretati con l’aiuto di un terapeuta. Senza sogni, le nostre preoccupazioni inconsce sarebbero così travolgente che pochi di noi potrebbero funzionare. …

“Forse ingiustamente, le teorie di Freud si ridussero presto alla visione che tutto in un sogno aveva un significato sessuale che rifletteva e scopriva gli impulsi a lungo repressi dall’infanzia. Una revisione della letteratura freudiana ha scoperto che entro la metà del ventesimo secolo, gli analisti avevano identificato 102 sostituti del pene nei sogni e novantacinque simboli per la vagina. Anche gli opposti — volare e cadere — erano chiamati simboli per il sesso. I freudiani hanno indicato cinquantacinque immagini per l’atto stesso del sesso, venticinque icone di masturbazione, tredici seni e dodici simboli per la castrazione. …

“[Nella metà del ventesimo secolo], la ricerca sui sogni [è diventata] stagnante fino a quando un professore di psicologia alla Case Western Reserve University di Cleveland di nome Calvin Hall ha deciso di catalogare ciò che la gente sogna. Hall ha trascorso più di trent’anni a raccogliere resoconti sui sogni da tutti coloro che li avrebbe condivisi. Al momento della sua morte nel 1985, Hall aveva sinossi di più di cinquantamila sogni di persone di tutte le età e nazionalità. Da questo ampio database, ha creato un sistema di codifica che essenzialmente trattava ogni sogno come se fosse un breve storia. Ha registrato, tra le altre cose, l’ambientazione del sogno, il suo numero di personaggi e i loro sessi, qualsiasi dialogo e se ciò che è accaduto nel sogno è stato piacevole o spaventoso. Ha anche annotato le basi su ogni sognatore, come l’età, genere e dove viveva la persona.

“Hall ha introdotto il mondo dell’interpretazione dei sogni nel mondo dei dati. Ha esaminato attentamente la sua collezione di sogni, portando numeri e rigore statistico in un campo che era stato diviso in due estremi. Ha testato quale fosse il risultato più probabile, ad esempio, del sogno. sul lavoro. Il sognatore sarebbe felice? Arrabbiato? E la storia si avvicinerebbe alla realtà o le persone nel sogno si comporteranno in modo strano e fuori dal personaggio? Se ci fossero esiti prevedibili, allora forse i sogni seguivano un qualche tipo di schema. Forse anche importava.

“La conclusione di Hall era l’opposto di quella di Freud: lungi dall’essere piena di simboli nascosti, la maggior parte dei sogni era straordinariamente semplice e prevedibile. Le trame dei sogni erano abbastanza coerenti che, solo conoscendo il cast dei personaggi in un sogno, Hall poteva prevedere cosa sarebbe successo con precisione sorprendente.Un sogno con un uomo che il sognatore non conosce nella vita reale, ad esempio, comporta quasi sempre una trama in cui lo sconosciuto è aggressivo.Gli adulti tendono a sognare altre persone che conoscono, mentre i bambini di solito sognano animali . Circa tre personaggi su quattro nel sogno di un uomo saranno altri uomini, mentre le donne tendono a incontrare un numero uguale di maschi e femmine. La maggior parte dei sogni si svolge nelle case o negli uffici dei sognatori e, se devono andare da qualche parte, guidano la macchina o vanno a piedi e non sorprende che gli studenti universitari sognino il sesso più spesso degli adulti di mezza età.

“La ricerca di Hall ha sgonfiato l’idea che i sogni siano surreali. La trama potrebbe non seguire alcun ordine logico e i personaggi potrebbero avere strane richieste, ma il mondo dei sogni non è così lontano dalla realtà. Ancora più importante, i sogni tendono ad essere spiacevoli. Hall ha scoperto che il sogno medio è pieno di personaggi aggressivi , cattivo o violento. Dreamland, insomma, suona molto come i peggiori giorni delle scuole medie. …

“[Ma il disaccordo rimane sullo scopo dei sogni. In una teoria], Ernest Hartmann, professore alla Tufts University School of Medicine, … vede i sogni come una forma di terapia notturna incorporata. Nei sogni, dice, la mente prende ciò che è nuovo o fastidioso e lo fonde in ciò che il cervello già conosce, facendo sembrare le nuove informazioni meno nuove o minacciose. …

Hartmann sostiene che la vita dell’uomo primitivo era piena di quel tipo di traumi — guardare gli amici incornati dagli animali con acuti zanne o cadere attraverso buchi nel ghiaccio e annegare, solo per darti due possibilità — che poche persone sperimentano oggi. Coloro che sono stati in grado di ritrovare il proprio equilibrio emotivo dopo aver vissuto un evento traumatico avevano maggiori probabilità di sopravvivere nel lungo periodo rispetto a quelli che si soffermava sul negativo.”

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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