Scrivere, scrivere, scrivere …
“Better to write for yourself and have no public, than to write for the public and have no self.”
“Meglio scrivere per se stessi e non avere un pubblico piuttosto che scrivere per un pubblico e non essere se stessi”. Così ha scritto Cyril Connolly (1903–1974) critico e scrittore inglese. Voi che ne pensate? Nel frattempo che ci pensate vi dico io perchè cerco di scrivere ogni giorno. Ciò che dice il critico inglese è, come tutte le affermazioni categoriche, vero solo a metà.
Noi tutti scriviamo per registrare i nostri pensieri. E’ vero che non sempre sappiamo quali sono i pensieri che circolano nella nostra mente. E’ comunque importante cominciare a scrivere per farli venire fuori. Beato chi si mette alla scrivania, con penna o computer, e scrive ciò che ha già in testa.
Nel momento che cominciamo a registrare i nostri pensieri ci accorgiamo che altri pensieri, imprevisti e non attesi, si presentano e chiedono di essere registrati. Questo fatto accade sempre, ogni momento e ogni giorno dell’anno. E la cosa straordinaria è che tutto non accade sempre allo stesso modo.
Si tratta di tracciare un percorso da intraprendere con la scrittura che ci porti ad un eventuale lettore. E se non c’è, comunichiamo con noi stessi. L’importante è aprire la connessione. La scrittura fa appunto questo: accende i pensieri. Il pensiero poi che quello che si scrive possa essere pubblicato rende questo contatto più naturale ed accessibile. Scrivere ogni giorno significa che ogni giorno impariamo a pensare meglio.
Accade spesso che a sera, prima di addormentarmi, mi metta a pensare a cosa scrivere l’indomani. Magari ho una idea, un concetto, una frase da sviluppare, elaborare, chiarire e ci costruisco sopra un tessuto di immagini e di parole virtuali. So bene che l’indomani saranno sparite, non riuscirò mai a farle riemergere così come mi si sono presentate in quel momento mentre ero nel buio della mie mente.
Eppure, ricomincio a pensare e scopro che come per incanto tutto riemerge, anche se in forma diversa. Ci si accorge, allora, che ciò che conta è la pratica, l’esercizio, la volontà ad attraversare quella barriera dell’inconscio oltre il quale ognuno di noi sa che c’è quanto serve a fare senso. La pratica affina la parola, accelera il pensiero, costruisce il senso, lo rende consistente e confidente, cerca di presentarlo nel modo migliore, prima a se stessi e poi all’eventuale lettore.
E’ importante che ci sia qualcuno a cui presentare quanto si pensa. Non puoi scrivere senza confrontarti con questa entità che ti segue implacabile come un’ombra. Scrivere ogni giorno migliora la nostra abilità a condividere dopo di avere pensato quanto prima non esisteva, almeno così crediamo. Ci dà credibilità, prima nei confronti di noi stessi e poi degli altri. Molto spesso scopriamo che gli altri siamo noi stessi.
Ci ritroviamo, infatti, a riflettere su come la penserebbe chi, nelle varie situazioni di lavoro, di studio e di relazione, abbiamo avuto modo di confrontarci. Scopriamo allora che in noi non esiste una sola ed unica realtà di ascolto, di confronto e di critica, bensì tante realtà dalle quali nascono pensieri, idee, suggerimenti per quanto cerchiamo di dare forma per iscritto.
Quello che cerchiamo, sopratutto, è trovare credibilità a ciò che diciamo. Il riscontro della società alla quale, lo vogliamo o no, apparteniamo. Ecco perchè, quanto dice Cyril Connolly non è affatto vero. Quanto meno non lo è per intero. Si può scrivere per se stessi perchè si crede in quanto si pensa. Ma allo stesso modo si può benissimo scrivere qualcosa senza crederci soltanto perchè si sa che c’è qualcuno che vuole leggere quelle cose in quel determinato modo.
Nonostante tutti gli sforzi che possiamo fare noi non possiamo mai essere sempre noi stessi. Per il semplice fatto che noi non siamo un blocco uniforme di pensiero, un monolite sacro a cui dedicare quello che vogliamo scrivere. Se scriviamo ogni giorno scopriamo di essere costruttori, architetti del nostro pensiero sempre nuovo, sempre diverso.
E’ la nostra storia personale che si crea e si ricrea, torna e ritorna, ma anche appare e scompare, attesa ma imprevedibile. Insomma è il futuro che si dipana davanti alla nostra mente e che materializziamo con le parole.
Tutto ciò che scriviamo può essere strettamente personale ma anche dinamicamente sociale, appartenente a tutti. Dipende da come sappiamo comunicare, quali linguaggi usiamo, a quali culture ci rivolgiamo, i loro ambienti, le loro tradizioni, la loro sensibilità.
Una cosa è certa e cioè che ogni qualvolta che scriviamo la nostra voce diventa più forte, più coraggiosa, più consistente. Scopriamo che ci appartiene sempre di più. Ma nello stesso momento in cui l’abbiamo scritta non è più nostra. Appartiene al mondo. Per questa ragione dobbiamo scrivere ogni giorno.