Scrivere a Destra, scrivere a Sinistra

Antonio Gallo
7 min readSep 19, 2021

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Non voglio ingannare chi mi legge, nè tanto meno me stesso, ma è necessario che io dica quello che sto per scrivere. Ormai sono oltre venti anni che scrivo online tutto ciò che mi passa per il cervello, quello che succede dentro e fuori della mia testa. Un mondo “liquido” che scorre come un fiume, in una realtà sempre diversa. Sono molti e diversi i luoghi digitali dove mi sono fermato, e scopro di avere pensato e scritto qualcosa che ho poi completamente dimenticato. E’ il caso di questo post scritto quasi dieci anni fa. Leggetelo, se ne avete voglia, e poi ditemi se non vi sembra che io l’abbia scritto soltanto oggi. Un “governo tecnico” allora, un governo tecnico, oggi, con un “drago”. O sbaglio? Dove sono finite la “destra” e la “sinistra”? Nella vita,come nella storia umana, tutto scorre, tutto passa e si trasforma per diventare altro. Ma in fondo tutto resta come prima, anche se ci sembra nuovo.

Con l’avvento di un governo “tecnico” questa faccenda dei termini di “destra” e di “sinistra” sembra essersi assopita, ma sono sicuro che prima o poi riemergerà non appena questi “tecnici” dovranno prendere delle decisioni concrete e decidersi quindi ad essere di “destra” o di “sinistra”. Questi concetti di posizionamento politico ed esistenziale ci tormentano sin da quando veniamo al mondo. Nel mondo della politica, delle arti, della scienza, specialmente qui da noi in Italia.

I due termini si dichiarano e si contrappongono, si incontrano e si scontrano, si condannano e si assolvono, si ingannano e si evitano, non possono mai amarsi e odiarsi, intendersi e accettarsi, comprendersi e convivere. Sin dai tempi di Cristo, c’era chi sedeva alla sua destra e chi alla sua sinistra, chi continua ad essere un figuro “sinistro” che non potrà mai sfilare insieme ad un “figuro” di destra, del quale rifiuterà sempre di accettare le idee, i gusti, le letture, i giornali, le posizioni e quant’altro sotto il cielo nel grande universo delle idee. Anche nel campo della letteratura il dibattito è aperto e, a quanto sembra, di difficile soluzione.

Il sottoscritto nelle tante discussioni che ha con un suo amico poeta, definito a ragion veduta, il “il poeta triste” che vive “Alle falde del monte Saro”, usa classificare alcuni suoi pensieri di “sinistra” quando discutiamo, anche accanitamente, non solo di politica ma di poesia e di vita. La poesia, la letteratura, l’arte sono di destra o di sinistra? Oppure meglio: quando è che diventano di destra o di sinistra?

A chiarirmi le idee ci ha provato di recente la Literary Review, un’autorevole rivista letteraria inglese che qui propongo alla lettura, con una chiosa personale finale. Bisogna tenere presente che l’angolo visuale della rivista è quello della letteratura in lingua inglese, con autori e scrittori prevalentemente in quella lingua. Ma le idee ed i concetti di riferimento restano simili a quelli che possono essere comuni ad altri scrittori che hanno manifestato le loro idee in altre lingue ed in altre culture.

Tutto parte dalla domanda perché gran parte dell’arte, se non tutta l’arte, sia di Sinistra. Da questa considerazione è poi scaturita la domanda chi fossero gli scrittori di Destra. Mentre a quest’ultimo interrogativo si risponde facendo dei nomi a caso, come ad esempio Iris Murdoch, Evelyn Waugh e Anthony Powell, sullo scenario di lingua inglese, alla prima si risponde affermando che gran parte del “prodotto” artistico è di sinistra perché l’arte è protesta per antonomasia, per prima cosa e, poi, una critica della società in cui viviamo.

Ma le cose, secondo l’estensore dell’articolo, non sono poi così semplici come sembrano. Orwell, un uomo di sinistra, si chiese spesso nei suoi scritti, come mai tanti grandi scrittori moderni fossero stati attratti da ideologie di destra, come il fascismo, nel caso di Eliot, Pound e Yeats. “Bisogna approfondire la relazione che intercorre tra fascismo e l’intelligentsia letteraria e Yeats potrebbe essere il punto di partenza”, così scrisse nel 1943.

Oggi, molti di questi scrittori, tra i quali anche D. H. Lawrence, sarebbero certamente di sinistra nei confronti di ciò che noi chiamiamo “globalizzazione”. Orwell affermò che è una costante nell’opera di Yeats “il suo odio per la civiltà moderna occidentale”. Tracce di questo odio le si trovano anche in Eliot, Pound, Lawrence. Tutti protestano contro le brutture del mondo moderno, esprimendo il proprio disgusto per la macchina del tempo e per la corruzione dei valori umani e civili che essa hanno prodotto.

Pound, nel suo odio per l’usura, è tanto ostile ai banchieri quanto lo sono i manifestanti contro i G8. Fu la sua ripulsa per il “potere del danaro” che lo spinse al fianco di Mussolini e del fascismo italiano. L’obiettivo può essere lo stesso, ma la protesta di destra ha radici diverse e forse più profonde. La sua rabbia nasce dalla distruzione di un ordine ereditato del modo di vivere. Dà più valore e forza alla cultura senza tempo, riconoscendo che non ci può essere progresso nelle arti (anche se ci possono essere innovazione e nuove tecniche), la protesta di destra tende piuttosto verso lo scetticismo. “Quando le antiche opinioni e le regole della vita scompaiono, scrisse Edmund Burke, la perdita non può essere valutata”. Gli ambientalisti di oggi, che si collocano oggi a sinistra, non possono non essere d’accordo con un’affermazione del genere.

Naturalmente, l’idea che l’arte sia espressione di protesta, o sostanzialmente uno strumento di protesta è, in se stessa, un’idea relativamente moderna, sia da destra che da sinistra. Essa risale al Romanticismo. Prima, gran parte dell’arte era la celebrazione dell’ordine precostituito e come tale fu critica nella misura in cui questa critica era diretta a coloro i quali intendevano disturbare quell’ordine. La satira, ad esempio, era in genere, conservatrice. La rabbia e la critica nascevano dalle follie, dai vizi e dalle vanità del tempo.

Chi scriveva satire si rifaceva ad un’epoca, un’età lontana, e anche del tutto immaginaria. Milton fu, da un punto di vista politico, di sinistra, ma la sua arte non era affatto un’arte sovversiva. Nella stesura del “Paradiso Perduto” egli intese “giustificare le vie di Dio agli uomini”. Egli sosteneva che il mondo poggiava su un ordine ben preciso. Solo l’inganno e la disubbidienza dell’uomo avevano creato disordine.

In politica Milton fu un radicale e un repubblicano, oggi lo diremmo un modernista. Le sue opere in prosa potrebbero essere definite oggi letteratura di protesta. Ma, sebbene egli fosse un Cristiano ortodosso, con tendenze verso l’Unitarismo, la sua poesia, nella forma più elevata, si colloca nella tradizione Cristiana. Il “Paradiso Perduto” è un esempio dell’arte cristiana rinascimentale paragonabile a quella di Michelangelo e ai suoi dipinti nella Cappella Sistina. Come la musica delle “Passioni” di Bach.

Un’arte del genere è un’arte positiva. Gli artisti, come cittadini, possono appartenere alla destra o alla sinistra. Alcune loro opere possono essere ispirate da sentimenti politici. Nei loro diari, nelle lettere e nelle conversazioni essi possono esprimere opinioni anche violente e crude. Pensiamo, ad esempio, alla corrispondenza tra Philip Larkin e Kinsley Amis. Essi possono anche scrivere sciocche e banali poesie politiche come quelle di Harold Pinter. Ma la loro vera opera non è una questione di sentimenti, percezioni o opinioni.

Nella loro opera fondamentale, la distinzione tra destra e sinistra ha poco a che fare con la politica o con fatti politici contingenti. Ha a che fare, piuttosto, con due cose fondamentali, strettamente collegate: la natura dell’uomo e la collocazione dell’età dell’oro. La sinistra, sin dai tempi di Rousseau, ha considerato l’uomo come sostanzialmente buono in un contesto sociale e istituzionale crudele e cattivo. Sciogliete le sue catene, liberatelo dalle costrizioni e il bene che c’è nella sua natura verrà fuori. Per la destra, l’età dell’oro deve ancora venire. La destra, comunque, considera la natura dell’uomo come guastata.

A Gulliver, il suo padrone a Brobdingnag, dice: “Non posso fare a meno di affermare che la vostra razza è la più perniciosa in natura che abbia mai strisciato sulla faccia della terra”. Questa miserabile creatura che è l’uomo deve quindi essere sottoposto ad un ordine. La destra dà forza e valore alla tradizione perché, sempre citando Burke: “ abbiamo timore a collocare l’uomo nel suo proprio spazio di ragione privata perché abbiamo il sospetto che questo spazio sia troppo piccolo in ogni uomo e che gli individui farebbero meglio a rifornirsi alla banca generale e al capitale delle nazioni, e alle età”.

Così l’età dell’oro risiede sempre nel passato. Gli artisti di sinistra, per quanto arrabbiati, sono degli ottimisti. Quelli di destra, anche se equilibrati e intelligenti, sono dei pessimisti. Eppure, lo stesso uomo può essere di sinistra in politica, per quanto riguarda le sue opinioni e la vita di ogni giorno, ma può essere di destra nella sua Arte. Graham Greene è un buon esempio in tal senso: di sinistra in politica, di destra per quanto riguarda la natura dell’uomo nei suoi romanzi.

Sembra di poter dire, concludendo, che mentre a sinistra si pensa, si spera e si progetta il miglior sistema politico e sociale possibile per cambiare l’uomo, a destra si vuole partire dal cambiamento prima dell’uomo e poi del sistema sociale e politico. Non è che molti artisti, scrittori, poeti ed intellettuali, una volta conquistata fama e successo, hanno il cuore a sinistra e il portafoglio a destra? L’Età dell’Oro, tanto per mantenere l’espressione usata dall’autore inglese dell’articolo, una volta raggiunta, deve essere mantenuta e difesa da tutti gli attacchi che potranno venire sia da una parte che dall’altra O sbaglio? Mi resta l’amara considerazione da fare sul mio disilluso e triste amico “Poeta”. Lui, oltre ad avere il cuore, ha anche il portafoglio a sinistra e per giunta … vuoto!

Postato su unideadivita il 7 gennaio 2012 da galloway

Etichette: alle falde del monte saro destra ideologie il poeta triste literary review sinistra

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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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