Ricordo di un mito: Marlon Brando

Antonio Gallo
5 min readApr 2, 2024

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L’attore Marlon Brando è stato uno dei tanti miti di gioventù. Adesso che sono un dinosauro ricordo il mio tempo giovanile fatto di giornali a fumetti e di filoni scolastici invece di studiare il latino e il greco.

Il 3 aprile 1924 ricorre la nascita di questo attore che è stato il mito di un tempo ormai perduto. Ricordo ancora il tempo in cui scoprimmo, noi giovani di provincia meridionale, il mondo di Marlon Brando.

Un mondo che veniva da lontano, per noi sconosciuto ed inarrivabile. Ad esso aspiravamo, pur di evadere dalla monotonia di una provincia che ci sembrava un prigione.

Nell’antica Valle dei Sarrasti, tra Sarno e Nocera, le vie di fuga o di evasione erano luoghi chiusi che si chiamavano “Moderno”, “Augusteo”, “Odeon” … Tra Sarno o Nocera, eri fortunato se potevi arrivare a Cava de’ Tirreni o Salerno. Era l’epoca in cui i giornali a fumetti e i film costituivano il pane quotidiano della nostra gioventù.

Il nome di Brando risuonava come un mito irraggiungibile nel panorama cinematografico. Brando parlava una lingua ed un linguaggio che anticipavano l’arrivo di un nuovo modo di comunicare. Marlon Brando era il portavoce.

Il lunedi era il fatidico giorno “filone” per vedere con poche lire due film + le rappresentazioni, per quasi quattro ore di cinema. Un momento di pausa, di fuga dalle aule per noi studenti che preferivamo immergerci in storie coinvolgenti piuttosto che studiare il latino o il greco antico. Fu in uno di questi momenti che il grande schermo si animò con la presenza di Marlon Brando.

Non potrò mai dimenticare il giorno in cui, al cinema Odeon di Nocera Inferiore, il preside dell’Istituto che frequentavo in quella città, venne a stanarci durante la proiezione. Era a caccia dei filonisti. Quando si sparse la voce che era in sala il preside, ci fu una fuggi fuggi generale degno di una delle tante fughe alla maniera di Brando.

Le sue interpretazioni erano davvero magnetiche, la sua presenza carismatica, la sua capacità di trasmettere emozioni autentiche attraverso il suo sguardo e la sua voce profonda, tutto ciò colpiva immediatamente. Ero affascinato dalle sue performance che sembravano scaturire da un luogo intimo, profondo e nascosto della sua anima.

Potevamo vivere con lui sul grande schermo in bianco e nero le sue passioni, illusioni, vittorie e sconfitte. Fu allora che mi resi conto, che Brando non era solo un attore, ma un artista capace di donare vita a personaggi complessi e verosimili. Ogni ruolo che interpretava era un’opportunità di esplorare gli angoli più oscuri dell’essere umano, di mettere a nudo le sue debolezze e le sue contraddizioni.

Spesso, nonostante le molte negatività , riusciva a farci provare empatia per quei personaggi imperfetti che lui sapeva interpretare. Ricordo ancora il suo volto tormentato nel ruolo di Stanley Kowalski in “Un tram che si chiama Desiderio” e la sua interpretazione di Don Vito Corleone ne “Il Padrino”, un personaggio che ha segnato la storia del cinema.

Ma il mio preferito rimane sempre il suo ruolo di Terry Malloy in “Fronte del porto”, in cui ha incarnato con maestria la lotta tra il bene e il male, la fedeltà e la giustizia. Marlon Brando è stato, e rimane, un mito di un tempo ormai perduto.

La sua eredità cinematografica continuerà a ispirare generazioni future di spettatori e attori. Le sue performance indimenticabili sono come un faro che illumina il cammino degli aspiranti artisti, e la sua ricerca di autenticità e di verità nel mondo della recitazione rimarrà sempre un punto di riferimento.

Il 3 aprile, giorno della sua nascita, è un’occasione per ricordare e celebrare il suo genio. Il suo impatto sul cinema e sulla cultura popolare è indiscutibile, la sua presenza rimarrà per sempre nel cuore di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo attraverso il grande schermo.

La principale caratteristica di Marlon Brando era il suo metodo di recitazione innovativo. Brando fu un pioniere del “metodo Stanislavskij”. Approfondiva psicologicamente i suoi personaggi per creare interpretazioni autentiche e intense. Sperimentò anche un suo metodo personale, puntando più sulla preparazione fisica che sullo studio analitico.

Aveva talento e carisma straordinari. Brando possedeva un magnetismo e una forza espressiva unici, in grado di catturare l’attenzione degli spettatori. Le sue interpretazioni erano potenti ed emotive, conferendo spessore e sfumature inaspettate ai suoi personaggi. Era una personalità ribelle e inquieta. Fin da giovane, Brando dimostrò un carattere indisciplinato e insofferente alle regole, sia nella vita privata che nella carriera. Questo suo lato ribelle e irrequieto lo portò a scontri e contrasti, anche con registi e produttori di Hollywood.

Sapeva essere versatile ed impegnato, in grado di interpretare una vasta gamma di ruoli con grande intensità ed impegno. Si preparava a fondo per ogni parte, arrivando a chiudersi per un mese in un ospedale per studiare il comportamento dei disabili.

Ebbe alti e bassi nella carriera. Dopo i grandi successi degli anni ’50, come “Fronte del porto”, la carriera di Brando conobbe periodi di declino dovuti al suo comportamento difficile e capriccioso. Tuttavia, riuscì a rinascere negli anni ’70 con capolavori come “Il Padrino” e il burro dell’ “Ultimo tango a Parigi”.

Fu Marlon Brando un cattivo maestro? Chi può dirlo? Leggete qui di seguito il ritratto psicologico che ne è stato fatto di lui nell’annuario dei matti finti o veri.

3 APRILE Marlon Brando Attore (1924–2004) Stanley Kowalski… Terry Malloy… Vito Corleone… Colonnello Kurtz… Don Juan De Marco… per sempre «La scena della mia morte è difficile da recitare. Devi far credere a tutti che stai morendo. Spero accadrà insieme a una persona. Sarà qualcosa di semplice, come giocare alle pulci, oppure a Shanghai…»

Figlio di un padre violento e fantasma e di una madre assente e alcolizzata, Marlon Brando cresce in Nebraska, negli anni Venti, in una profonda solitudine. Magnetico adone, occhi scrutatori, bocca famelica, riempie il vuoto della propria infanzia nutrendosi di eccessi, dal cibo al sesso. Se non fosse diventato un attore, decisione dovuta al caso, dice di sé che sarebbe stato un bravo truffatore.

Splendido «padrino», interpreta innumerevoli personaggi passati alla storia, di cui conserva le parti a lui più simili, ossessionato dalla costruzione di un’identità accettabile. Recitare diventa per lui uno strumento di sopravvivenza e di ricerca della verità, in continua lotta con una visione cinica della vita. Rivoluziona il modo di recitare degli anni Cinquanta: è considerato uno dei più grandi attori di sempre, combattuto tra il suo tronfio ego e l’eccessivo senso di inadeguatezza.

Celebre e controversa è la sua interpretazione di Ultimo tango a Parigi: accusato di aver abusato della protagonista femminile, Maria Schneider, incolpa il regista Bertolucci di aver esercitato su di lui una violenza psicologica che lo ha lasciato vulnerabile come mai prima. Ferito dalle ingiustizie sociali, rifiuta il sistema di vita americano e si rifugia nella propria solitudine disordinata: insieme al suo brillante humor seppellisce lentamente anche la sua movimentata carriera.

Brando muore nel 2004 dopo tre anni di malattia: le sue ceneri «liberate» vengono sparse tra la desolata Death Valley e la sua accogliente Tahiti. Si è curato recitando dei traumi della vita. Non sempre gli è riuscito. (ALMAMATTO)

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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