Quando smettemmo di darci la mano un anno fa …
Esattamente un anno fa scrissi un post con questo titolo. Non avrei mai pensato che un anno dopo ne avrei scritto un altro con il medesimo titolo, in occasione della pubblicazione di un libro su un argomento del genere tanto insolito. E’ pur sempre vero che la realtà riesce a superare la più sfrenata fantasia.
E’ inutile che io stia qui a ricordare cosa e perchè è successo tutto questo. L’intero pianeta Terra è stato costretto ad evitare la stretta di mano, una delle azioni più comuni che gli uomini hanno fatto dalla notte dei tempi. E’ diventata un’azione pericolosa, tanto da uccidere. E’ pur vero che con le mani gli esseri umani si sono scannati sin dai tempi di Caino, ma che si potesse arrivare ad uccidere semplicemente stringendosi una mano, di strada ce ne abbiamo fatta. Strette di mano pericolose da non compiere se vogliamo fermare la diffusione di un nemico tanto invisibile quanto diabolico, che abbia mai condizionato la vita degli esseri umani.
L’autrice di questo libro, Ella Al-Shamahi, una scrittrice nata da una famiglia araba yemenita, naturalizzata inglese di Birmingham, scrive che la nostra mano è un’arma biologica che brulica di agenti patogeni pronti a contaminare chiunque stringa un’altra mano. La nostra mano diventa, quindi, anche l’occasione per scrivere una storia dell’orrore alla maniera di un libro giallo.
E’ stato calcolato che un cm2 di pelle della mano contiene 10/7 (dieci alla potenza di sette) batteri. Il comune virus del raffreddore sopravvive sulle mani fino a tre ore. Ella Al-Shamahi è un’autrice, esploratrice, paleoantropologa accademica, cabarettista e presentatrice televisiva. Un curriculum impressionante, che meriterebbe molte strette di mano di congratulazioni, ma è il caso di tenerla a distanza.
Un libro sul passato e sul futuro della stretta di mano ha una non trascurabile importanza in questo nostro tempo che vede lo scontro dei pugni, il tocco dei gomiti o l’oscillazione della caviglia, sistemi che hanno sostituito in maniera del tutto comica, la storica stretta di mano.
Il libro accattivante di Al-Shamahi ha una pretesa più generale, scende nel campo dell’antropologia. Non vuole essere semplicemente un resoconto della crisi nei modi di vivere che il Covid ha causato. È in effetti un piacevole esempio di scrittura antropologica pop.
Si dice che la stretta di mano abbia avuto origine nel Medioevo per dimostrare che chi voleva stringerla non aveva il “coltello sotto il mantello”, come affermava Geoffrey Chaucer. La cosa viene decisamente smentita da Al-Shamahi. Nelle sue ricerche, infatti, dice di aver trovato un rilievo mesopotamico del IX secolo a. C. nel Museo dell’Iraq a Baghdad che assomiglia molto a un rituale che stringe la mano.
Ci sono poi, lei lo scrive, riferimenti a strette di mano in Omero. Nei libri di storia si legge che nel 1901, Leon Czolgosz si avvicinò al presidente americano McKinley, invitandolo a stringergli una mano. Ma, poi gli sparò con una pistola ammantata nell’altra. Come si dice nella filosofia Zen, qualunque cosa sia vera, è più vero il contrario.
L’anno passato ci ha liberato da molte intimità pubbliche obbligatorie tradizionali, con grande sollievo di chi non ci ha mai creduto. Le strette di mano sono espressamente vietate, non possiamo più respirare l’aria, nè liberamente baciare sulla guancia. Possiamo anche fare a meno di queste azioni, ma la stretta di mano è così fondamentale per la nostra cultura che qualcosa di importante andrà perso se scomparirà dalla vita quotidiana.
Ci è stato insegnato da piccoli che una stretta di mano deve essere ferma e decisa, che il baciamani è un atto galante, anche atteso e voluto. Gesti sempre benigni, di saluto, approvazione, fiducia e fraternità anche se gli antropologi non sono tutti d’accordo, e se la stretta di mano sia un universale che trascende le culture. Le prove sono contrastanti. Certamente lo sfregamento del naso Maori rimane una preferenza locale. Non so se lo fanno ancora da quelle parti.
Nel libro non si dice. Ma la sfrontata Ella non si fa scrupolo di ricordare la scossa del pene come saluto in uso nella tribù australiana dei Walbiri. Gli scimpanzé tremano, ma gli umani orientali no. Recenti ricerche hanno dimostrato che tutti i movimenti della pelle eccitano il nervo vago, che è collegato a tutto, compreso il membro precedentemente citato. Sembra che siamo programmati per tremare, anche se lei non lo dice.
Quello che è certo è che le mani sono state sempre oggetto di grande attenzione anche artistica. Quel famoso disegno del 1508 di Dürer mostra mani in preghiera intense di emozione.
Adamo che cerca la mano di Dio sul soffitto della Cappella Sistina di Michelangelo non sarebbe stato lo stesso se fosse stato un colpo di gomito.
Per la maggior parte degli italiani, il gesto della mano è una seconda, se non una prima, lingua. Questo lo sappiamo bene. Non ci voleva lei, la Ella Al-Shamahi, a farcelo notare.
I molteplici significati della stretta di mano sono dimostrati nella violazione del gesto tanto quanto nell’osservanza. Rifiutare una mano offerta è un insulto devastante. C’è chi i modi convenzionali con le mani non li accetta, come ad esempio non li accettava Donald Trump, germofobo per eccellenza.Tuttavia, in un raro atto di autodisciplina, accettò il rischio fino al punto da far diventare la stretta un’epica scossa di 29 secondi con Emmanuel Macron al loro primo incontro. Al terzo, si baciarono.
Culturalmente parlando, la stretta di mano è sempre esistita convivendo tra l’etichetta e la gestione dei germi. È uno dei pochi gesti tattili a nostra disposizione che invita all’intimità senza suggerire anche un interesse erotico o predatorio.
Alla fine, quando tutto sarà finito, almeno lo speriamo, dovremo fare un patto tra i benefici emotivi del contatto della stretta di mano e il conseguente rischio di contagio. Al-Shamahi ha scritto un libro allegro, spiritoso e ben studiato, anche se, lei dice, è un argomento “sporco, malsano e vietato”. Dio solo sa quanto!