Può la metafisica essere concreta?

Antonio Gallo
4 min readNov 17, 2023

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Massimo Cacciari

La risposta a questa domanda dipende da come si definisce la “metafisica”. In senso tradizionale, la metafisica è la branca della filosofia che si occupa degli aspetti più profondi e universali della realtà, al di là dell’esperienza sensibile. In questo senso, la metafisica è spesso considerata una disciplina astratta e speculativa, che non ha un impatto concreto sulla realtà.

Tuttavia, è possibile anche concepire la metafisica in un modo più concreto. In questo senso, la metafisica può essere vista come una riflessione sulla natura della realtà che può avere implicazioni concrete per il nostro modo di vivere e pensare. Ad esempio, può aiutarci a comprendere il significato della vita, la natura del bene e del male, o il nostro rapporto con l’universo. Può anche avere un aspetto concreto in diversi modi.

In primo luogo, può aiutarci a dare un senso al mondo che ci circonda. Quando comprendiamo la natura della realtà, possiamo meglio orientarci in essa e prendere decisioni significative. In secondo luogo, la metafisica può ispirarci a vivere in modo più virtuoso. Quando comprendiamo il significato del bene e del male, possiamo essere più propensi a scegliere il bene. In terzo luogo, la metafisica può aiutarci a trovare un senso di connessione con l’universo. Quando comprendiamo la nostra posizione nel mondo, possiamo sentirci più parte di qualcosa di più grande di noi stessi.

Naturalmente, non tutti concordano sul fatto che la metafisica possa avere un aspetto concreto. Alcuni sostengono che la metafisica è intrinsecamente astratta e che non può avere alcuna rilevanza per il mondo reale. Altri, invece, ritengono che la metafisica possa avere un impatto concreto sulla nostra vita, anche se in modo indiretto. La risposta alla domanda se la metafisica possa avere un aspetto concreto dipende dal modo in cui si definisce la metafisica stessa e l’idea di concretezza.

La definizione di “concretezza” in Metafisica concreta di Massimo Cacciari sembra essere legata alla riflessione sulla relazione tra la metafisica, la scienza e la razionalità. Secondo quanto sono riuscito a capire, nei miei ristretti limiti intellettuali, il libro vuole esplorare concetti complessi come la relazione tra l’osservabile e l’inesauribile ricchezza dell’essere-relazione, nonché la relazione tra la theoría della cosa e la sua relazione al Tutto.

Si tratta di un sapere concreto che nasce e cresce con la cosa stessa, e viceversa, concentrandosi sull’attenzione per l’inosservabile dello stesso osservabile, avvolto nell’Infinito. Non sono un filosofo, non ho avuto la fortuna di avere insegnanti all’altezza di questa importante disciplina di studio, devo necessariamente usare le armi di quella insostenibile concretezza dell’essere che ogni comune mortale deve possedere quando si accorge di essere al mondo.

Non so come mi trovo ad avere tra le mani un libro di questo tipo. Ricordo di aver letto da qualche parte della sua uscita. Un libro con un titolo del genere è una sfida prima che un invito a leggere, specialmente se fatto da uno scrittore che porta quel nome. Dio mio, definire Massimo Cacciari scrittore è davvero riduttivo. Uno dei volti oltre che delle menti più televisive del pianeta. Filosofo, politico, saggista, polemista, opinionista, e scusate se ignoro altre possibili qualità.

Non saprei dire quale viene prima. Il suo lavoro va visto nel suo duplice essere un soggetto/oggetto sia come contenitore che contenuto. Compare al numero 41 nella collana Biblioteca Filosofica di Adelphi insieme a nomi che potete immaginare. 425 pagine, edizione rilegata, 19 capitoli con un indice dei nomi, per un prezzo poco popolare tanto per mantenerci nella giusta idea di concretezza. Anche la filosofia ha un prezzo, figuriamoci poi la metafisica.

Se questo è il libro di Massimo Cacciari, nella sua fisicità, inteso come contenitore, per quanto riguarda il contenuto non sono ancora in grado di dare un giudizio, fare una valutazione. Non so se mai sarò in grado di pensarli e scriverli, né tanto meno di leggere l’opera fino in fondo. Un libro del genere non può essere “letto” nel modo popolare e tradizionale nel quale si legge un qualsiasi altro libro.

Qui si tratta non solo di filosofia, ma di metafisica. Se avete avuto la fortuna e il piacere poi di vedere e ascoltare Massimo Cacciari dal vivo o in tv, vi renderete conto quanto non sia metafisico il suo pensiero, ma ben radicato sul terreno quanto mai infinito, quello delle sue conoscenze. Una metafisica concreta, appunto. Non mi sono ancora ripreso dalla lettura del primo capitolo.

Ha per incipit questo titolo: “Nos adoramus quod scimus”. Un pensiero ripreso dal Vangelo di Giovanni per dire che “noi adoriamo ciò che conosciamo”. Non so cosa potrò sapere leggendo quello che Massimo Cacciari pensa e scrive in questo suo libro. A quanto ho capito fa parte del suo sistema filosofico composto, a quanto scrive l’editore, da un folto gruppo di titoli creato nell’arco di oltre un trentennio di studi e pubblicazioni. Davvero lunga è allora è la strada che un lettore improvvisato e sprovveduto come me deve percorrere. Saremo davvero in pochi a sapere se la metafisica è “concreta”.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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