Nuno, il “mozzo” di Colombo, alla scoperta del “Nuovo Mondo”

Antonio Gallo
5 min readMar 6, 2023

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Il Libro

Qualcuno nella recensione ha titolato la lettura di questo libro “La ballata di Fabio Genovesi”. Altro che “ballata”, Genovesi ha fatto una vera e propria “navigata” nel mare grande, anzi, nel misterioso oceano della vita di un personaggio al quale ha dato un nome strano. Si chiama Nuno, un nome di origine portoghese, derivato dal latino “nunnus”, nonno, oppure “nonnus” monaco. In spagnolo troviamo il termine “nuño”. In portoghese c’è anche la variante femminile.

Palos, Spagna, agosto 1492. Nuno ha sedici anni, ed è un granchio. O almeno questo è il soprannome che gli ha dato sua madre, morta pochi mesi prima, di cui Nuno conserva un ricordo che è dolore e luce insieme. Pur vivendo sul mare, Nuno non ha mai desiderato solcarlo, e preferisce guardarlo restando aggrappato alla terra, proprio come fanno i granchi. Finché, per una serie di circostanze tanto sfortunate quanto casuali, deve imbarcarsi su una nave di cui ignora la destinazione. Si tratta della Santa María, a bordo della quale Cristoforo Colombo scoprirà — per caso e per sbaglio — il Nuovo Mondo. Mentre Nuno si renderà conto, lui che di navigazione non sa nulla, di condividere lo smarrimento coi suoi compagni molto più esperti: tutti spaventati da quell’impresa folle e mai tentata prima. Avendo imparato dalla madre a leggere e scrivere, Nuno diventa lo scrivano di Colombo, e trascorrendo ore ad ascoltarlo sente crescere l’entusiasmo per i grandi sogni di questo imprevedibile esploratore visionario. Attraverso lo sguardo di Nuno, percorriamo il viaggio più importante della storia dell’umanità: i giorni infiniti prima di avvistare terra, fino alla scoperta di un mondo nuovo, una nuova umanità, una nuova, diversa possibilità di intendere la vita. In questo Paradiso Terrestre, Nuno imparerà quanta ferocia, quanta avidità possa motivare le scelte degli uomini, ma anche la forza irresistibile dell’amore, che lo travolgerà fino a sconvolgere i suoi giorni e le sue notti.

Fabio Genovesi

Un libro che può essere definito enfaticamente sia poetico che poderoso (438 pagine), uno di quelli il cui finale, forse, vale la lettura delle pagine che lo precedono. E apre un mondo nuovo. Siamo nel 1492, a Palos, un porto paludoso della Spagna meridionale. Un romanzo storico atipico, collocato in uno di quei momenti fondamentali nella storia del mondo. Lo abbiamo tutti nella memoria, dove la storia ha un prima e un dopo: la nascita di Gesù, la Rivoluzione Francese e quando Cristoforo Colombo, per l’appunto, scopre l’America.

Io il libro l’ho letto in versione Kindle, e data la mole dell’opera, va detto subito che un libro di questo genere va letto in versione cartacea. Una narrazione di questo tipo, bisogna avere la possibilità di averla tra le mani, soppesarla, sfogliarla, guardarla, proprio come quell’oggetto di cui porta il titolo e il nome. La copertina la dice tutta. L’immagine dorata di un uccello che vola oltre il tempo e lo spazio e si misura con l’infinito.

Il tutto avviene nella mente del protagonista Nuno, nel quale l’autore si identifica sino alla fine. Se guardate bene la sua immagine, non potrete non convenire che Nuno è Genovesi e Genovesi è Nuno. Non conosco, nè l’ho mai incontrato, non l’avevo mai letto prima, ma devo dire che Nuno mi sembra proprio lui. Non a sedici anni, ovviamente, ma un pò più avanti in età. Faccia da marinaio, aperta, leale, sincera. Mi sarebbe piaciuto tanto vedere anche una immagine di “Lei”, quella mitica figura di donna che occupa tante pagine del suo libro e della sua mente.

Mi sono andato a rileggere sul tablet tutte le evidenziazioni che ho fatto durante la lettura. Grandi, straordinarie descrizioni narrative che si imprimono nella mente del lettore come virtuali videoclip della sua avventura. A Nuno non interessa molto la grande storia, interessano le storie delle persone, degli uomini di bordo, i loro legami e i loro sentimenti, interessa sapere perché la zia Blanca l’avesse messo così in guardia dall’innamorarsi. Ma quando se lo chiede, è già troppo tardi.

Ciò che palpita ed è interessante nella narrazione non sono tanto i fatti o i personaggi della storia, ma lo sguardo che Nuno ha per ognuno di essi. La sua attenzione ai dettagli, sia quelli interiori, della mente e nella mente dei suoi personaggi, che in quelli esteriori, nella osservazione, nello studio attento sia del mare che della terra. Memorabile il momento in cui, Nuno/Genovesi, incredulo, osserva lo sbarco degli Spagnoli davanti alla giungla nel Nuovo Mondo, forata dagli occhi dei nativi nascosti nell’ombra, umida e cupa.

In quel mattino fuori dal mondo e dal tempo, Nuno ci fa capire, a distanza di cinquecento anni, che quei momenti avrebbero cambiato per sempre sia il mondo che il tempo. In uno scenario davvero nuovo, terre e mari, piante e animali, pesci, uccelli e occhi che non si erano visti né sognati mai, un drappello di signori eleganti, secondo gli standard spagnoli, in modo molto scrupoloso, si mette a leggere a voce alta l’atto con cui prendono possesso di un intero mondo. In questo sommo gesto burocratico c’è lo splendore assurdo della scrittura e del documento, della mappa che determina il mondo, e non il suo contrario.

Ma in quella foresta fitta c’è anche il primo sguardo di una fanciulla, che da lì a poco diventerà Lei, la donna assoluta. Tutto ciò che Nuno vede e pensa, Genovesi lo fa diventare davanti agli occhi del lettore “Oro puro”. Dove si trova, l’oro puro? Forse, ci dice Nuno, nelle pagine che seguono, non nelle grandi o nelle piccole azioni, nemmeno negli oggetti o nei possedimenti.

Non è una città, una miniera, non è nemmeno quello delle persone. È, invece, il tempo che hai a disposizione con loro: anche solo tre anni, tre soli anni. Quanto basta per caricare la vita di tutti i significati necessari. E scrivere, con l’Ammiraglio, una certa lettera, che poi però non è mai partita, per errore, o sfortuna, o paura, o tutte e tre queste cose insieme. E che avrebbe potuto cambiare ogni cosa.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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