“Note a piè di pagina …”

Antonio Gallo
3 min readMar 24, 2020

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Foto@angallo

Tempo fa trovai attaccata alla tenda della cucina, in una stanza della casa di Novella che dà sulla Valle di Tramonti, una lumachina non so come finita lì. A questa foto ho ripensato rileggendo il post che vi propongo qui di seguito. Nasce più che da un pensiero, da un aforisma scritto da uno scrittore russo-americano abbastanza noto. L’ho ritrovato in una di quelle memorabili riflessioni che ormai da anni il Cardinale Gianfranco Ravasi periodicamente tesse, scrive e pubblica. Scrive Vladimir Nabokov:

“La vita umana non è altro che una serie di note “a piè pagina” di un immenso, misterioso e incompiuto capolavoro”.

Guardando quel piccolo guscio attaccato alla tenda ho pensato alle note che risuonano in quel “mondo-guscio” della chiocciola di cui parla lo scrittore. Ognuno di noi ne ha uno, con tante note dentro che risuonano su quell’immenso e misterioso capolavoro che filtra da quella tenda.

“Colsi” quella lumachina, staccandola dalla tenda, e la riportai nel suo mondo al quale apparteneva, la Natura. La poggiai sul ramo di un albero e le permisi di continuare a suonare il suo concerto …

Sul tema della vita si possono scegliere tanti passi limpidi e netti dei vari autori o attingere all’antica tradizione cristiana, oppure risalire alla Bibbia, che rivela un amore viscerale per la vita, proprio perché ne esalta la trascendenza e ne registra le tragiche violazioni (si pensi al sangue che stria le pagine sacre, espressione di quella storia che noi viviamo e in cui Dio, nonostante tutto, si insedia). Ho optato, invece, per una frase di uno scrittore agnostico, il russo-americano Vladimir Nabokov, tratta dal romanzo Fuoco pallido (1962), un ritratto della gioventù dei college che sciala la propria esistenza, nonostante l’apparenza decorosa ed efficiente.

La sua intuizione coglie nel segno il segreto della vita: essa è, a prima vista, una realtà che si spiega facilmente con la scienza, con la psicologia, con le varie discipline etico-sociali e umanistiche. È, appunto, come le note esplicative che sono in calce alle pagine di un poema. Ma la questione fondamentale è proprio questa: la nostra vita è la spiegazione esterna di un “immenso, misterioso e incompiuto capolavoro”. Essa è la manifestazione esteriore di una realtà che ci supera e che fa parte di un progetto superiore, continuamente in azione. È celebre la battuta del grande poeta tedesco ottocentesco Friedrich Holderlin: Was ist der Menschen Leben? Ein Bild der Gottheit! Che cos’è la vita umana se non un’immagine della divinità, proprio come insegnava la Bibbia? È per questo che le “note” non possono mai essere staccate da quel capolavoro a cui si riferiscono, considerandole come indipendenti e manipolabili. E allora, come diceva un altro scrittore russo, Boris Pasternak (1890–1960), “vivere è lanciarsi in alto, verso qualcosa di superiore, verso la perfezione e l’infinito”.

Testo tratto da: G. Ravasi, “Breviario laico”, Mondadori, 2006

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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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