Nostàlgia & Nostalgìa inglese
Il desiderio di tornare ai “bei vecchi tempi” non è una novità. Per centinaia di anni, gli inglesi hanno pianto la perdita delle vecchie identità nazionali e hanno chiesto un revival di stili di vita “semplici”, “migliori” — dall’appello di Margaret Thatcher per un ritorno ai “valori vittoriani” negli anni ’80, all’appello di William Blake protesta contro le “oscure fabbriche sataniche” della rivoluzione industriale che stavano rapidamente trasformando la verde e piacevole terra inglese, agli osservatori del sedicesimo secolo che guardano indietro con malinconia a una “allegra Inghilterra” prima degli sconvolgimenti della Riforma. Quando arriviamo al 1500, troviamo un paese nostalgico di una visione della casa che sembra molto diversa dalla nostra. Ma i “bei vecchi tempi” sono mai stati proprio come li ricordiamo?
A partire dal presente, la storica della cultura Hannah Rose Woods ci riporta in un viaggio illuminante attraverso cinquecento anni di perenne fissazione della Gran Bretagna con il proprio passato per rivelare che la storia è più complessa di quanto vorremmo ricordare. Chiedendosi perché la nostalgia sia stata un’emozione così duratura e seducente attraverso centinaia di anni di cambiamento, Woods separa la storia dalla fantasia, sfata i miti pervasivi sul passato e illumina la notevole influenza che il perpetuo sguardo all’indietro della nostalgia ha avuto sulla storia britannica, la politica e società.
“Rule, Nostalgia” è un interrogativo tempestivo e illuminante sul carattere nazionale, le emozioni, l’identità e la creazione di miti che chiarisce come la storia di questa isola nostalgica è stata scritta, riscritta e (giustamente o erroneamente) ricordata.
Questa la presentazione editoriale di un libro appena uscito in Inghilterra. Non potevo non leggerlo, non fosse solo per la parola che lo caratterizza: “nostalgia”. Con l’accento sulla “i” ovviamente. Gli inglesi lo fanno cadere sulla “a”, uno dei tanti “italianismi” acquisiti dalla lingua di Albione. Non sono un nostalgico, non mi piace molto il passato, anche se gli “amarcord” fanno parte della vita. Posso dire, da dinosauro, che mi piace essere un nostalgico del futuro. Amo le possibilità reali, se si considera che, per forza di cose, siamo costretti, (e meno male!), ad andare avanti.
Questo libro mi ha riportato indietro. Chi l’ha scritto ha proceduto proprio in questa maniera. Parte dal presente per rivisitare in maniera nostalgica la memoria del suo Paese risalendo cinque secoli di storia all’indietro. Io, invece, mi sono limitato a risalire in un tempo molto più breve, poco più di una sessantina di anni. Mi son fatto accompagnare da un altro libro di cui vedete qui sotto la copertina con la dedica in spagnolo che un caro amico mi fece nel giorno di Natale dell’anno del Signore 1962.
Salvador Rodriguez, spagnolo doc, era un mio collega di studio e di lavoro in quel posto che considero la migliore scuola, una vera e propria Università della vita. Questo mi sento di dire a distanza di tanto tempo: un ospedale mentale, oggi scomparso, a nord di Londra: andava sotto il nome di Harperbury Mental Hospital. In quel tempo di studio e di lavoro bastava un libro e un amico per studiare l’ “Anatomia” di un Paese che nè io nè Salvador conoscevamo.
Lui, emigrato spagnolo perchè anti-Franco, coglieva ogni occasione per dire che il “suo” Cervantes era più grande di Shakespeare. Con la sua Lambretta facevamo veloci corse sulla M1 verso Londra. Fu da Foyles’s bookshop che comprò il libro. Ebbe un grande successo con diverse edizioni e aggiornamenti. Lo sfoglio oggi e mi scopro a fare lo stesso percorso fatto in “Rule,Nostalgia”.
Un libro come questo non è soltanto un contenitore di argomenti. Può essere anche una occasione per ricordare, condividere e riflettere in maniera squisitamente personale una nostalgia che è fatta sia di passato che di futuro. Cliccate al link sotto l’immagine della copertina del libro di Anthony Sampson e leggerete la recensione. Del libro di Hannah Rose Woods ci sarà modo di parlarne a lettura conclusa.