Non puoi chiamare “boomer” un “dinosauro”
Tutto inizia con un botto, una sorta di “big bang” della comunicazione umana. Senza tirare in ballo la distinzione tra lingua e linguaggio, basta questa onomatopea per capire di cosa intendo parlare. La chiamano così ed è un “boom”, un successo, ovvero una parola che imita il suono a cui si riferisce. In questo caso, riproduce il rumore di un’esplosione, di un forte colpo, profondo e potente. L’uso è originario della lingua inglese. Ha una diffusione rapida.
Per estensione, viene utilizzato per indicare una crescita rapida e improvvisa e clamorosa. Il boom può essere di molti tipi: economico, demografico, di edilizia, tecnologico, culturale, popolare, sonoro ed anche linguistico. Rientra nella famosa distinzione tra “langue” (lingua) e “language” (linguaggio).
Il celebre linguista svizzero de Saussure definì la lingua come un sistema sociale di segni condiviso da una comunità. Essa rappresenta un insieme di convenzioni necessarie che permettono la comunicazione. La lingua è quindi un prodotto sociale della facoltà del linguaggio, e non può esistere senza il consenso e l’uso collettivo degli individui. In questo senso, la lingua è vista come un’istituzione sociale, un “tesoro” che si sviluppa attraverso l’uso collettivo e che è essenziale per l’espressione di idee e significati.
D’altra parte, il linguaggio è inteso come la capacità umana di produrre segni e comunicare. Esso include tutte le forme di comunicazione verbale e non verbale e rappresenta una facoltà universale che trascende le specifiche lingue. De Saussure sottolinea che mentre esistono molte lingue diverse, il linguaggio come facoltà è comune a tutti gli esseri umani. Il legame tra significante (la forma del segno) e significato (il concetto a cui il segno si riferisce) è arbitrario. Non esiste una connessione naturale tra suono e significato; piuttosto, questa relazione è stabilita socialmente.
La “langue” si riferisce al sistema astratto delle regole linguistiche, mentre la “parole” è l’uso concreto della lingua da parte degli individui. La prima è una struttura stabile, mentre la seconda è dinamica e varia a seconda del contesto. De Saussure ha proposto la semiologia come scienza che studia i segni nella vita sociale.
La linguistica è vista come una branca della semiologia, focalizzandosi sui segni linguistici. La sua teoria ha rivoluzionato il modo in cui comprendiamo il linguaggio umano, ponendo l’accento sulla sua natura sociale e sulla complessità delle relazioni tra i segni e i significati all’interno delle lingue.
“Si sentì un forte boom e la finestra si frantumò. — Negli anni ’60 si assistette a un vero e proprio boom economico. — Il nuovo film è stato un boom al botteghino. — Il boom dell’esplosione scosse le finestre. Si sentì un forte boom e poi il silenzio. — L’aereo superò la barriera del suono con un boom assordante. — Il suo nuovo romanzo è stato un vero e proprio boom editoriale. — Il mercato dei videogiochi ha vissuto un boom negli ultimi anni. — La sua carriera ha avuto un boom improvviso dopo la vittoria al talent show. — Il boom delle startup ha rivoluzionato il mondo del lavoro”.
Una parola che fa il boom genera non solo forza ma crea anche altre parole come boomerang. Conferisce l’idea di potenza, rapidità e intensità. Così mi sono scoperto di essere oltre che un dinosauro, anche un boomer. Leggendo un libro di recente pubblicazione mi sono ritrovato nella sua varia e mutevole evoluzione di significato. Vediamo come.
E’ innanzitutto una questione di generazioni e di come queste usano la lingua e il linguaggio. Il tempo gioca un ruolo importante nella comunicazione linguistica. Le generazioni possono essere classificate in base a periodi di nascita e caratteristiche socioculturali.
La Grande Generazione, i nati tra il 1901 e il 1927. Questa generazione ha affrontato la Grande Depressione e ha combattuto nella prima Guerra Mondiale.
I Tradizionalisti (o Veterani) detti anche Generazione silenziosa, i nati tra il 1925 e il 1945. Hanno vissuto eventi storici significativi come le due guerre mondiali e tendono a mantenere valori tradizionali legati alla famiglia e al lavoro. Sono stati protagonisti del secondo dopoguerra e hanno una scarsa preparazione tecnologica.
Baby Boomers: nati tra il 1946 e il 1964. Hanno vissuto un periodo di crescita economica e sono caratterizzati da un forte individualismo.Generazione X: nati tra il 1965 e il 1980. Questa generazione ha assistito a significativi cambiamenti sociali ed è stata la prima a utilizzare Internet.
Generazione Y (Millennials): nati tra il 1981 e il 1996. Sono cresciuti con Internet e tendono ad essere ottimisti, ambiziosi e competitivi.
Generazione Z: nati tra il 1997 e il 2012. Sono nativi digitali, aperti a diverse culture e hanno un concetto di genere meno rigido rispetto alle generazioni precedenti.
Generazione Alpha: nati dal 2013 in poi. Crescono immersi nella tecnologia avanzata, inclusa l’intelligenza artificiale.
Queste classificazioni aiutano a comprendere le differenze nei comportamenti, valori e aspettative tra le varie generazioni. Appare il termine boomer, è un termine informale che deriva dall’inglese “baby boomer”, che letteralmente significa “esplosione di nascite”.
In italiano, si usa principalmente per indicare le persone nate durante il periodo di forte crescita demografica che seguì la Seconda Guerra Mondiale. Se ne occupa anche la Crusca e lo tratta come un neologismo, anche se scrive di non ufficializzare la parola, ma di fornire solo strumenti di comprensione e approfondimento.
Lingua e parola, dunque e boomer diventa uno stereotipo associato ai tanti bias cognitivi legati ad ogni generazione. La resistenza al cambiamento, la nostalgia del passato, la disconnessione dalla tecnologia, i boomers diventano anche conservatori. Il termine arriva fino ad essere usato in modo ironico e talvolta dispregiativo dalle giovani generazioni per indicare atteggiamenti percepiti come fuori moda o superati. L’espressione “Ok, boomer” è diventata un meme molto popolare.
Nel Dizionario per boomer di Beatrice Cristalli, vengono trattati vari termini comuni dello slang della Generazione Z alla quale appartiene anche mia nipote. Ecco alcuni dei più significativi:
Amïo: Pronuncia in “corsivo” della parola “amore”, usata per riferirsi a una persona cara, come un fidanzato o un amico intimo.
Amo noi: Un’espressione che combina “amore” e “noi”, utilizzata per descrivere un gruppo affiatato di amici o persone speciali.
AFK: Acronomo di “Away From Keyboard”, significa essere lontani dal computer o dalla console.
Bae: Acronomo di “Before Anyone Else”, si riferisce alla persona più importante nella vita di qualcuno.
BFF: Acronomo di “Best Friend Forever”, indica un migliore amico.
Binge-watching: Guardare molti episodi di una serie televisiva consecutivamente.
Blastare: Significa umiliare o sconfiggere qualcuno in modo schiacciante.
Cringe: Riferito a situazioni imbarazzanti o sgradevoli.
Drama: Si riferisce a situazioni drammatiche o conflittuali.
Stan: Un fan eccessivo di qualcuno o qualcosa, derivato dalla fusione di “stalker” e “fan”.
Questi termini evidenziano come la Gen Z utilizzi un linguaggio innovativo, spesso influenzato dalla cultura digitale e dai social media, rendendo la comunicazione tra generazioni diverse più complessa. Io che faccio parte insieme a mia moglie della Generazione Silenziosa, tra Veterani e Tradizionalisti, le ricordiamo sempre che il mezzo è il messaggio, particolare molto rilevante nell’era digitale. I social media non solo diffondono informazioni ma modellano anche le interazioni sociali e le dinamiche di potere nella società.
La consapevolezza del potere dei mezzi di comunicazione richiede una responsabilità da parte di chi li usa, poiché questi strumenti possono influenzare profondamente la vita quotidiana e la percezione della realtà. Un invito a considerare come le tecnologie di comunicazione non solo veicolano informazioni, ma plasmano anche la nostra comprensione del mondo e le nostre relazioni sociali. Non puoi chiamare “boomer” un “dinosauro”.