Noi siamo come nuvole … clouds
Percy Bysshe Shelley nacque il 4 agosto del 1792. Un vero e proprio rivoluzionario avanti lettera. Suo padre era un ricco esponente dell’aristocrazia e membro del Parlamento. Aveva messo da parte per suo figlio una grossa fortuna, ma lui non ne volle sapere di studiare e si fece espellere dall’università di Oxford per avere scritto un libello che fece scalpore intitolato “Necessità dell’ateismo”.
Gli venne offerta la possibilità di ritrarre quello che aveva scritto ma egli rifiuto’ e a soli 19 anni se ne scappo’ con una ragazza di 16 anni, figlia di un semplice oste. Fu diseredato e da quel punto ebbe iniziò la sua vita avventurosa che, come i romantici dell’epoca, fu tutto un romanzo.
Non sembri strano l’accostamento che sto per fare per l’occasione di questo anniversario, ma questa poesia di Shelley mi offre la possibilità di parlare di un aspetto caratteristico della Rete e quindi dei siti sociali: la loro mutabilità. Come quella che, appunto, il giovane poeta Shelley intravede nelle “nuvole”.
Esse appaiono nel cielo scintillanti di giorno per poi scomparire nella notte. Il tutto avviene improvvisamente, alla stessa maniera in cui appare e scompare la vita umana. Esse sono simili ai suoni, alle melodie di uno strumento, la lira, che emette toni diversi per diverse esperienze.
Le nuvole scorrono sullo schermo del cielo, sia che noi siamo svegli o addormentati. Pensieri vaganti e volubili ci accompagnano e interferiscono nella nostra mente, spesso alterando anche la nostra felicità. Esse, nell’apparire e scomparire, ci somigliano, siamo come loro. Mutevoli e sfuggenti.
Non pensate, allora, che le nuvole siano come i “post” che appaiono in Rete, che scorrono incessantemente sullo stream di Twitter, Facebook, Pinterest e i tanti altri percorsi comunicativi che troviamo in Rete? Proprio come le “nuvole”. Ecco la poesia:
We are as clouds that veil the midnight moon;
How restlessly they speed, and gleam, and quiver,Streaking the darkness radiantly! — yet soon
Night closes round, and they are lost forever:Or like forgotten lyres, whose dissonant strings
Give various response to each varying blast,
To whose frail frame no second motion brings
One mood or modulation like the last.We rest. — A dream has power to poison sleep;
We rise. — One wandering thought pollutes the day;
We feel, conceive or reason, laugh or weep;
Embrace fond woe, or cast our cares away:It is the same! — For, be it joy or sorrow,
The path of its departure still is free:
Man’s yesterday may ne’er be like his morrow;
Nought may endure but Mutability.— — -
Mutabilità
Noi siamo come nuvole che velano la luna a mezzanotte;
Così irrequiete sfrecciano, sfavillano, fremono,
striando l’oscurità radiosamente! — eppure, subito
la notte si richiude intorno e le cancella:o come dimenticate lire, le cui corde dissonanti
danno, a ogni diverso soffio del vento, una risposta nuova,
alla cui fragile struttura nessuna vibrazione nuova apporta
un tono o una modulazione simile all’ultimo.Noi riposiamo, e un sogno ha la forza di avvelenarci il sonno.
Ci alziamo, e un pensiero errante può inquinare il giorno.
Sentiamo, concepiamo o ragioniamo, ridiamo o piangiamo,
ci disperiamo, o gettiamo via ogni affanno:è tutto uguale! Sia una gioia che un dolore,
il percorso da compiere dal suo abbandono non si è ancora concluso:
l’ieri dell’uomo non può mai essere simile al domani;
niente nel mondo può durare, eccetto la Mutabilità.
Alla tipica maniera romantica, il poeta Shelley subito colloca l’uomo nella sua giusta dimensione: “Siamo nuvole” egli dice. E poi subito aggiunge qualcosa alla caratteristica di essere umani quando paragona gli uomini a cose inventate, usando la similitudine delle “lire dimenticate”.
Lo scopo è quello di mettere in evidenza l’eterna condizione umana soggetta al mutamento, al cambiamento. Una condizione sia naturale, come le nuvole che ora sono qui, ora altrove, ora in una forma, in un momento in un’altra, pronte anche a sparire per sempre. E poi, quella lira, dai toni mutevoli, soggetta a stimoli diversi.
Tutto è cambiamento. Proprio come i post, i messaggi, le comunicazioni che scorrono sullo schermo del pc, del cell e di tutti gli altri gadget dedicati alla comunicazione. Tutto scorre, tutto cambia, tutto si trasforma, si confonde, si disperde in una “nuvola” che fa “memoria”, si gonfia sempre di più, inconstante, incontrollata e incontrollabile.
Nell’universo romantico di Shelley le nuvole assumono la dimensione dei pensieri e delle emozioni che appaiono e scompaiono nella mente degli uomini. Nell’universo digitale della Rete, i post, i messaggi, le comunicazioni, fatti di invisibili “bits & bytes”, proprio come le nuvole, restano pensieri ed emozioni nella grande “bolla” di Google.
Essa tutto inghiotte e tutto restituisce, vera e propria “world wide mind”, una Rete che diventa Mente. Sempre eguale a se stessa, ma sempre diversa, perché continuamente alimentata, trasformata, modificata dagli uomini. Proprio come la mente umana. Condannata alla “mutabilità”.