Nicola dialoga con Giuseppe e con l’Ineffabile

Antonio Gallo
6 min readJan 10, 2025

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L’autore di questo libro dialoga con Giuseppe, sposo di Maria e padre putativo di Gesù. Sullo sfondo della sua narrazione, la Bibbia, un altro libro che, ancora oggi, a distanza di millenni, riesce sempre ad affascinare e commuovere. Nicola Laudisio, avvocato, già valente e stimato Segretario e Direttore Generale in vari Comuni ed enti Pubblici, nonchè “Premio Cultura” della Repubblica per l’anno 1983, dopo le esperienze di scrittura di alto valore giuridico e professionale, continua a lasciare una traccia importante nel libro della sua vita spirituale e culturale. Dopo tante prove di scrittura, libri come “Un libro fuori dal Comune” e “Il dogma e la parola: Ineffabilis Deus”, questa volta si cimenta in un dialogo che, a mio modesto parere, è una sfida all’Ineffabile. Un libro che richiede un grande impegno di lettura. E’ nato cartaceo ma ha il posto che si merita nella mia biblioteca digitale.

Nicola Laudisio offre una prospettiva unica sulla figura di Giuseppe, un personaggio spesso in ombra nella narrazione biblica. L’autore crea un dialogo immaginario con Giuseppe, esplorando il suo ruolo come sposo di Maria e padre putativo di Gesù.

Il libro si inserisce nel contesto della narrazione biblica, ma si distingue per il suo approccio innovativo e personale. Si utilizza il dialogo come strumento per esplorare i pensieri, le emozioni e le sfide affrontate da Giuseppe nel suo percorso. Questo approccio consente al lettore di entrare in contatto con la profondità emotiva e spirituale della storia, offrendo una visione più intima e umana dei personaggi biblici.

Lo stile di scrittura di Laudisio è coinvolgente e accessibile, rendendo il libro adatto sia ai lettori interessati alla spiritualità, sia a quelli che cercano una riflessione più profonda sulla figura di Giuseppe. Il dialogo immaginario permette di esplorare temi come la fede, la famiglia e il ruolo del padre, offrendo spunti di riflessione per il lettore moderno.

Un’opera che combina la narrazione biblica con una prospettiva contemporanea, creando un’esperienza di lettura emozionante e stimolante. Il libro è consigliato a chiunque sia interessato a esplorare nuove prospettive sulla storia biblica e a riflettere sui valori universali che essa trasmette.

Fede e Spiritualità. Il libro esplora la profonda fede di Giuseppe e il suo ruolo spirituale all’interno della famiglia di Gesù, offrendo una riflessione sulla sua relazione con Dio e sulla sua accettazione della missione divina.

Famiglia e Paternità. Il dialogo approfondisce il tema della paternità putativa e le sfide che Giuseppe affronta come padre di Gesù, esaminando il suo amore e il suo impegno verso la famiglia.

Fiducia e Obedienza. La storia di Giuseppe è spesso associata alla sua fiducia e obbedienza nei confronti della volontà divina, temi che vengono esplorati nel libro attraverso il dialogo con l’autore.

Identità e Ruolo Sociale. Il libro affronta anche il tema dell’identità di Giuseppe all’interno della società del suo tempo e il suo ruolo come figura centrale nella narrazione biblica.

Amore e Sacrificio. L’amore di Giuseppe per Maria e Gesù, nonché il suo sacrificio personale per proteggere la famiglia, sono elementi fondamentali che potrebbero essere trattati nel dialogo.

L’uso del dialogo come struttura narrativa è una scelta affascinante e ricca di potenzialità, un felice e riuscito espediente narrativo. Sono cinquanta gli argomenti trattati. L’autore li ha giustamente elencati nell’indice per aiutare il lettore nel viaggio di lettura. Emerge innanzitutto il “gioco” delle identità.

Dualità. L’autore, assumendo il ruolo di Nicola, crea una sorta di alter ego che gli permette di indagare più a fondo la figura di Giuseppe. Questa dualità può generare un confronto interessante tra la prospettiva storica e quella personale.

Il risultato è l’empatia che nasce nella narrazione. Il lettore può entrare più profondamente nei pensieri e nelle emozioni di Giuseppe, creando un legame di affetto sincero con questo personaggio biblico.

Pluralità di voci. La presenza di due voci narrative permette di offrire una visione più completa e sfaccettata degli eventi. La dimensione narrativa mette in evidenza una decisa credibilità. L’autore riesce quasi sempre a bilanciare la libertà narrativa con la fedeltà ai testi sacri.

Riesce a rendere credibile il dialogo pur mantenendo un rispetto per la tradizione per mezzo dell’immaginazione del lettore che si realizza attraverso il linguaggio. Lo stile narrativo è adeguato alla rappresentazione di un dialogo che sembra davvero avvenuto, in un contesto storico e culturale diverso ma del tutto immaginario.

Importante l’aspetto teologico. Sono molte le domande teologiche che emergono dal dialogo. L’autore offre risposte che sembrano quasi sempre definitive o lascia spazio all’interpretazione da parte del lettore.

Fede e ragione si intrecciano nel dialogo tra Nicola e Giuseppe. Non sai mai con precisione dove ti trovi e quale sia davvero il ruolo della ragione nella comprensione di una fede sempre ineffabile. Il dialogo tra Nicola e Giuseppe ha una rilevanza non sempre facile da comprendere anche per lo smaliziato lettore contemporaneo.

Sono temi universali quelli che emergono e creano un forte impatto emotivo che si fronteggia con la inevitabile rilevanza teologica. L’autore, con maestria, intreccia la voce della storia con quella della sua immaginazione, creando un dialogo vivo e coinvolgente. Attraverso le domande di Nicola, l’autore ci invita a riflettere su aspetti profondi della fede e della condizione umana.

Questo libro è un invito a rileggere la figura di Giuseppe con occhi nuovi, anche reinventandola, superando gli stereotipi e scoprendo la sua umanità. Non si tratta di antropomorfizzare la fede e la religione, un tentativo sempre in atto nella mente umana, quando gli uomini non riescono a comprendere ciò che resta, rimane e deve essere incomprensibile, perchè, appunto, ineffabile.

Quando don Gaetano Palma, nella sua prefazione al libro cita le parole che Beatrice pronunzia nel canto XXIII del Paradiso, ai versi 35–39, “Quel che ti sobranza è virtù da cui nulla si ripara” suggerisce che ciò che eccede o supera le nostre capacità è una virtù che non ha eguali, una forza che non può essere superata o riparata da nulla. Si riferisce alla virtù divina che trascende le capacità umane. “Quivi è la sapienza e la possanza ch’aprì le strade tra ‘l cielo e la terra, onde fu già si lunga disianza.”

Questa parte dei versi descrive la presenza della sapienza e della potenza divine che hanno creato un collegamento tra il cielo e la terra. Questo collegamento è stato causa di una lunga e profonda aspirazione o desiderio (disianza) che ha caratterizzato la storia umana. La “disianza” si riferisce al desiderio dell’uomo di raggiungere il divino, di unire il cielo e la terra, e di comprendere il mistero dell’universo.

I versi esprimono l’idea che la virtù divina è al di là delle capacità umane e che la sapienza e la potenza divine hanno stabilito un legame tra il mondo terreno e quello celeste, suscitando un profondo desiderio di comprensione e unione con il divino.

Nel passaggio menzionato, non c’è un’idea di ineffabilità esplicita come nei primi versi del Paradiso, dove Dante dichiara l’impossibilità di esprimere a parole ciò che ha visto nel regno dei cieli. Tuttavia, l’idea di virtù e sapienza divine che trascendono le capacità umane potrebbe implicitamente alludere all’ineffabilità del divino.

L’ineffabilità è un tema centrale nella Divina Commedia, specialmente nel Paradiso, dove Dante spesso afferma che le esperienze divine sono al di là delle parole umane. In questi versi specifici, l’accento è più sulla descrizione della virtù divina e sulla sua capacità di creare un collegamento tra cielo e terra, piuttosto che sull’impossibilità di esprimerla.

Tuttavia, il concetto di virtù che “nulla ripara” suggerisce una potenza che supera le capacità umane di comprensione e descrizione, il che potrebbe essere visto come un riflesso dell’ineffabilità del divino.

Per una strana coincidenza, quando Nicola Laudisio mi ha omaggiato del suo libro, ho ricambiato con un altro che stavo leggendo nel quale si manifestava in tutta la sua drammaticità il tema della ineffabilità nella esistenza di Dio e della sua trascendenza. L’operazione che ha tentato di fare con questo suo ultimo libro è appunto questo.

Una sfida all’ineffabilita' dell’essere umani. Per questa ragione gli esseri umani continuano ad antropomorfizzare il mistero della divinità. Abbiamo bisogno di una religione che sia umana e comprensibile. Questo è il senso del libro di Nicola Laudisio. Nicola è “umano” nella misura in cui Giuseppe è “espressione metafisica” della divinità.

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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