Mike Hope. La “memoria” dei libri
Anche i libri hanno una memoria. Questa non è la copertina di un semplice libretto di preghiere, quella che vedete qui sopra. Divise in tre sezioni, “Mattina”, “Mezzogiorno” e “Notte”, questo prezioso libretto raccoglie preghiere, riflessioni e meditazioni che sono state amate e utilizzate nel corso dei secoli in un’ampia varietà di tradizioni religiose nel mondo inglese.
Scritte e scelte non solo per chi crede, ma sopratutto per chi non crede. Scrittori, poeti, artisti e scienziati, uomini comuni o famosi che hanno sentito il bisogno di dire una preghiera durante il loro viaggio “for the long day”.
Le parole del “mattino”: Dio, universo, natura, animali, ricerca, fanciullezza, gioventù, educazione, amicizia, lavoro, città, viaggi, tempo libero, nazioni, chiesa.
Le parole di “mezzogiorno”: credo, fede, cristianità, guida, amore, libertà, universalità, utilità, tolleranza, amicizia, chiamata, dedicare, donare, servizio, coraggio, fiducia.
Le parole della “notte”: prova, giorni bui, problemi, malattia, dolore, male, sofferenza, approfondimenti, debolezza, perdono, riflessione, pentimento, tranquillità, meditazione, saggezza, silenzio, tempo, preghiera, grazie, benedizione, sera, natale, età, morte, pace, prospettiva, resurrezione.
Per ogni parola, una ricerca, una riflessione, un ricordo. Nella mia biblioteca digitale ho assegnato al libro quattro stelle perchè ogni stella ha un valore memoriale. Ogni parola ha una sua rilevanza e corrispondenza con i “tag”, le parole chiave che chiamiamo in italiano “etichette”, per ogni libro che il bibliomane sistema nella sua biblioteca.
Lo acquistai durante una visita alla piccola chiesa di “St Thomas of Canterbury a Cothelstone”, Taunton, Somerset, durante una “Summer School” della Taunton School nel mese di Agosto 1999. Sono trascorsi 25 anni.
La ri-visitai con Mike Hope, professore universitario inglese di Storia dell’Arte, scrittore e guida di tanti corsi che mia moglie ed io, con tanti nostri studenti italiani, hanno avuto modo di seguire nel corso degli anni.
Ricordo che prima di andare sui monti Quantocks per vedere l’eclissi di sole di quell’anno, il gruppo fece sosta in questa deliziosa e antica chiesa. Fermai sul retro della cartolina quel giorno e quella fantastica esperienza.
Un buio freddo e totale cadde improvviso sul mondo, tra quei monti Quantocks, una sensazione di grande immobilità, gelo e mistero, con una vista a 360 gradi per una vita tutta da capire. Il giorno dopo avremmo lasciato Taunton.
Per vari anni, mia moglie ed io abbiamo organizzato corsi di lingua e civiltà inglese per giovani e adulti partecipando a svariate “summer school” in scuole, college ed istituzioni pubbliche e private. Un tempo, negli anni ottanta e novanta, queste “scuole estive” erano molto frequenti. Oggi, per diverse intuibili ragioni, non rimane che un ricordo. Restano i libri, testimoni solo in apparenza freddi e muti. Sono il mio “cibo per la mente”, ogni libro è carico di ricordi.
Scorrendo quelle pagine puoi trovarci dentro, un segnalibro, una macchia, un ritaglio di giornale, una foto, un segno, una sottolineatura, una orecchia alla pagina, addirittura una macchia di caffè, la traccia di un fiore che ti comunica e ti riporta indietro nel tempo della memoria che segna il tempo ritrovato. Ma oggi questo libro ha un ricordo molto particolare. Una occasione molto triste.
Ricordare la scomparsa di un grande amico, un grande cultore di storia, arte e cultura inglese: Mike Hope. Lo avevamo conosciuto ancor giovane, baldo e forte, poco più che trentenne, in una precedente “Summer School” alla Università di Loughborough che allora si chiamava “università della tecnologia”. Inizio anni novanta.
Nostro figlio Alessandro aveva 15 anni, Mike giocava a tennis con lui nel tempo libero. Guidati da Mike, in mini bus, andavamo per villaggi, chiese e residenze, “country houses” e musei, in cerca di antichi tesori e memorie. Gruppi di studio di diverse nazionalità, in cerca di “food for thoughts”, cibo per la mente.
Mike sapeva come “sfamarci” scovando tesori di arte e di memorie nei luoghi più imprevisti. Il suo inglese era in perfetto accento oxfordiano, la sua immancabile macchina fotografica fermava sia lo spazio e il tempo, movimentando le sue lezioni con infinite diapositive e mirabili descrizioni. Da Loughborough, nelle estati successive, siamo stati alla Taunton School e poi al Marlborough College.
Amava l’Italia, la nostra cultura, la nostra storia, la nostra cucina. Fu nostro ospite con la sua famiglia, Angie sua moglie e suo figlio. Lo portai anche al Liceo di Sarno dove tenne una applaudita conferenza sul tema del “Grand Tour” inglese in Italia nel settecento.
Quando lo portai a Villa Cimbrone, lui soffriva di vertigini, ricordo che seduto sul belvedere, sotto un sole infuocato di metà maggio, mi fece una lunga discussione sulla sindrome di Stendhal, quella affezione provoca tachicardia, capogiri, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza. Quella di Ravello.
Un male oscuro ed implacabile ha stroncato la sua forte fibra. Abbiamo saputo in ritardo della sua scomparsa. Qualcuno ha scritto sulla sua pagina di Facebook:
“We lost this big hearted man. A larger than life force of nature has touched the heart of so many people. Mike will be missed so very much. His body couln’t win the fight but his spirit will live on”.
“Abbiamo perso quest’uomo dal cuore grande. Una forza più grande della vita della natura ha toccato il cuore di così tante persone. Mike ci mancherà moltissimo. Il suo corpo non è riuscito a vincere la battaglia, ma il suo spirito continuerà a vivere”.
Farewell, mio caro amico.