Luisa Crescenzi su Facebook scrive:
Beh…Antonio…mi citi uno dei films che ho più amato. Che ricordo sempre. In tutti i particolari. Un film senza tempo, per me. E infatti ti è riapparso nella mente improvvisamente proprio in questo periodo. Questa tua pagina mi è piaciuta tantissimo. Soprattutto per i dualismi o contrapposizioni. Il dualismo della prima parte e la seconda. L’età spensierata dell’ adolescenza che cerca la leggerezza, con i simpatici filoni, contrapposta a quella attuale con le sue “ difese”. ( guarda caso, senza volerlo ho adoperato anch’ io un vocabolo con la “d”. Anzi due, anche “ dualismo” 😄) . Ancora: Il dualismo tra il film leggero, magari western americano, di quell’ americanismo che nel dopoguerra inneggiava al senso di positività e ripresa, con il secondo tipo e genere di film realistico e drammatico, del neorealismo, proiettato nello stesso giorno, che riportava alla realtà ancora piena di problemi sociali. Quei problemi che appunto un Andreotti non voleva vedere e ammettere. La sua visione di cattolico convinto, non voleva vedere. Perché la Fede, la fiducia nella Provvidenza forse veniva un po’ tradita in film come questo. E sappiamo che Andreotti ha censurato tanti film. Io in verità ogni volta che ho visto questo film ho colto soprattutto la poesia. Come la scena clou in cui si manifesta tutta la dignità di Umberto D quando cerca di far sì che il suo cagnolino chiedesse l’ elemosina al suo posto col suo cappello, ma poi immediatamente si tira indietro. La poesia del finale un po’ strappalacrime, è vero, ma lacrime comunque di quella bellezza della ritrovata amicizia e speranza di apertura. Le tue D, appunto. Le “D” che servono per non dichiararci mai sconfitti. Per ritrovare sempre il senso della ripartenza. Sapevi che questo film fu un omaggio di De Sica al padre, Umberto De Sica???