Lo “spazio” e il “tempo”: prima e dopo la pandemia

Antonio Gallo
2 min readSep 1, 2021

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Foto@angallo

Il tempo “prima del Covid” sta al tempo “avanti Cristo (a.C.) come il tempo “dopo il Covid” sta al tempo “dopo Cristo” (d.C.). Lo “spazio” per essere tale ha bisogno del “tempo”, alla stessa maniera di come il “tempo”, per materializzarsi, necessita dello “spazio”.

La pandemia causata dal Covid 19 continua a rappresentare un vero e proprio sconvolgimento del tempo, il cui primo effetto è stato quello di sospendere, inesorabilmente, il tempo presente della vita quotidiana. Il tempo della malattia si impone come tempo dell’urgenza, della guerra, del cambiamento e della successiva, inevitabile trasformazione in atto, anche se non ce ne accorgiamo. La crisi ha aperto le porte a un tempo nuovo.

Che cosa ha cambiato, nel nostro rapporto con il tempo, l’irruzione del Coronavirus? Quali perturbazioni temporali ha comportato quella che ci siamo dovuti rassegnare a chiamare non più epidemia ma pandemia? Quali cambiamenti ha indotto, tenendo presente che ha colpito diritto al cuore di una temporalità non più possibile, in forte conflitto in tutti gli spazi che formano la struttura del nostro quotidiano?

È da questa angolazione che, essendo io uno che si sforza di capire quello che pensa, proverò a osservare la crisi che stiamo attraversando. Se la parola significa “scegliere, decidere, distinguere, giudicare”, per me la parola “crisi” si è manifestata sopratutto nel “ricordare”.

Questi ultimi due anni, il nostro tempo, mia moglie ed io, lo abbiamo vissuto nella Valle di Tramonti, mio luogo natale, denso di ricordi, lasciando l’altra Valle, con altre memorie, quella dei Sarrasti. Tra Sarno e Tramonti, spazio e tempo, categorie diverse, sono confluite nella memoria del presente, mescolandosi con quella del passato, divisi da un nemico invisibile ed implacabile che ha segnato il confine sia fisico che temporale: il Covid 19. Una sorta di spartiacque, un prima e dopo.

Oltre che spaziale, il confinamento è stato anche temporale: con esso si è instaurato un tempo inedito. Prima, il Covid- 19, invadendo sempre più tutto lo spazio sia fisico che mediatico, era come una serie tv, di cui si sperava di vedere tutte le stagioni a velocità raddoppiata. Ma, una volta decretato il confinamento, tutto è cambiato, e noi stessi siamo diventati personaggi all’interno di una serie di sequenze filmiche.

Sottomessi al tempo della pandemia, abbiamo abitato il tempo del confinamento e subìto, imposti e sofferti cambiamenti. In senso più ampio, il tempo della pandemia si è scontrato con il tempo della memoria. Quello che facevamo prima, non possiamo più farlo. Chi c’era prima, non c’è più. Alla ricerca del tempo perduto, non segue quella del tempo ritrovato. Non potremo più essere quelli di prima, siamo destinati ad essere quelli di dopo …

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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