L’insostenibile leggerezza della parola: “spocchia”
Viviamo in un’epoca “social” che per sua identità porta alla “spocchia”. Non sapete cos’è? Quando fu scritto questo dizionario, che vi propongo qui nel post per una definizione, il mondo non era ancora “social”. Oggi la “spocchia” la trovi dappertutto. Non per questo è nata con la “tuttologia”. Siamo tutti “tuttologhi” e quindi “spocchiosi”. Ci illudiamo di sapere tutto, su tutti.
La parola è un sostantivo femminile che indica un atteggiamento caratterizzato da presunzione e senso di superiorità. Il termine è utilizzato per descrivere una persona che si comporta in modo altezzoso e pieno di sussiego, mostrando disprezzo o scarso interesse verso le capacità altrui.
L’etimologia è incerta, ma alcuni studiosi suggeriscono una possibile derivazione dal latino “sportula”, che significa “dono” o “entrata”, sebbene questa connessione non sia definitiva. La parola è attestata nella lingua italiana dal XVIII secolo, evidenziando un uso che si è consolidato nel tempo. Altri la fanno risalire al dialetto veneziano.
Nel corso della sua storia, “spocchia” ha mantenuto un significato piuttosto costante. È spesso associata a comportamenti di vanità e arroganza, e viene utilizzata in contesti letterari e colloquiali. Ad esempio, Giovanni Pascoli e Guido Gozzano l’hanno impiegata nelle loro opere per descrivere personaggi o atteggiamenti caratterizzati da questo tipo di superbia.
In un contesto più ampio, “spocchia” viene talvolta confrontata con sinonimi come “superbia”, “altezzosità” e “iattanza”, ma con una sfumatura che implica una forma di superiorità che non solo si vanta delle proprie capacità, ma svaluta anche quelle degli altri. Questo la rende un termine utile per descrivere non solo l’atteggiamento di chi si sente superiore, ma anche quello di chi ignora o disprezza gli altri.
La spocchia, intesa come atteggiamento altezzoso e pieno di sussiego, può purtroppo manifestarsi sopratutto in ambito intellettuale e politico. Alcuni esempi recenti: Matteo Salvini ha criticato la “spocchia” del presidente francese Emmanuel Macron, definendola “incomprensibile”. Questo dimostra come la spocchia possa essere percepita anche tra leader politici di paesi diversi. Alcuni partiti politici, come Articolo Uno, sono stati accusati di arroganza e spocchia da parte di commentatori e giornalisti.
Questo suggerisce che la spocchia non sia appannaggio soltanto di singoli politici, ma possa manifestarsi anche in gruppi intellettuali. In generale, la spocchia, in politica, è spesso associata a ignoranza e violenza verbale. Questo sottolinea come l’atteggiamento spocchioso possa sfociare in comportamenti discutibili e dannosi per il dibattito politico. Esempi storici di figure politiche note per la loro spocchia includono:
Napoleone Bonaparte con il suo atteggiamento di superiorità e ambizione, spesso si mostrava altezzoso nei confronti dei suoi avversari. Winston Churchill sebbene sia ricordato per il suo ruolo decisivo durante la Seconda Guerra Mondiale, il suo stile retorico e la sua sicurezza talvolta sfociavano in spocchia, specialmente nei confronti dei suoi avversari politici. La sua personalità forte e la sua eloquenza hanno contribuito a costruire la sua leggenda. Che dire di Donald Trump? La sua retorica e il comportamento arrogante durante la presidenza hanno suscitato critiche e sono stati percepiti come spocchiosi.
Queste figure dimostrano come la spocchia possa manifestarsi in vari contesti politici, influenzando la percezione pubblica e le relazioni internazionali. Insomma, una parola che racchiude in sé una critica sociale e psicologica, evidenziando comportamenti che possono risultare sgradevoli e fuori luogo nella vita quotidiana. La vera “spocchia” ormai la trovi radicata dappertutto, è bene evitare incontri e scontri “spocchiosi” anche in questo posto dove vale il detto: “Più so e più so di non sapere”. Buon Ferragosto a tutti anche alla più “spocchiosa” di tutti: Frau Lilli. Leggete questo suo recente articolo.