Libri sugli scaffali …

Antonio Gallo
3 min readOct 21, 2021

--

Foto@angallo

In un mondo fatto di parole che ruotano dappertutto, accessibili, facili da pronunciare, altrettanto da dimenticare. Un mondo in cui intere biblioteche stanno scomparendo, o quanto meno si trasformano in “bits & bytes” a forma di “nuvole”. Un mondo dove i libri diventano film, tendenza, movimento, si trasformano in storia, fanno mercato ed in esso sprofondano, ben presto dimenticati.

In un mondo come questo, io continuo ad avere libri e ad acquistarli. Eppure posso leggerli anche online, sull’Ipad, su un qualsiasi e-reader. Ma vi assicuro che non è la stessa cosa. Perchè? Facile a dirsi. Una possibile risposta la si può trovare in questa bella poesia di Czeslaw Milosz.

Nato a Szetejni [Lituania] nel 1911. Ha frequentato le scuole superiori e l’università a Wilno, in Polonia. Cofondatore del gruppo letterario “Zagary”, ha fatto il suo debutto nel 1930 con due volumi di poesia. Lavorò per la radio polacca.

Passò la maggior parte del tempo durante la guerra a Varsavia lavorando per la stampa underground. E’ stato addetto culturale all’ambasciata polacca a Washington e a Parigi nel 1951. Chiese poi asilo politico in Francia, e si è trasferito negli Stati Uniti.

Ha insegnato letteratura polacca a Berkeley [California]. Nel 1980 gli è stato dato il Nobel per la letteratura con la motivazione: “who with uncompromising clear-sightedness voices man’s exposed condition in a world of severe conflicts”. “A chi con voce lungimirante e senza compromessi ha esposto la condizione dell’uomo in un mondo di duri conflitti.” Czeslaw Milosz è morto il 14 agosto 2004.

And yet the books will be there on the shelves, separate beings,
That appeared once, still wet
As shining chestnuts under a tree in autumn,
And, touched, coddled, began to live
In spite of fires on the horizon, castles blown up,
Tribes on the march, planets in motion.
“We are, ” they said, even as their pages
Were being torn out, or a buzzing flame
Licked away their letters. So much more durable
Than we are, whose frail warmth
Cools down with memory, disperses, perishes.
I imagine the earth when I am no more:
Nothing happens, no loss, it’s still a strange pageant,
Women’s dresses, dewy lilacs, a song in the valley.
Yet the books will be there on the shelves, well born,
Derived from people, but also from radiance, heights.

— — — — — — — — -

Eppure i libri continuano ad essere sugli scaffali, esseri separati
che apparvero un tempo, ancora umidi,
come castagne lucide sotto un albero in autunno,
toccati, accarezzati, ricominciarono a vivere
nonostante i fuochi all’orizzonte, i castelli in fiamme,
le tribù in marcia, i pianeti in movimento.
“Noi siamo”, hanno detto, come se le loro pagine
fossero state strappate, o una fiammata improvvisa
avesse cancellato le lettere. Noi siamo tanto più duraturi
di quanto sembra, il cui fragile tepore si raffredda,
col ricordo si disperde si consuma.
Immagino la terra quando io non ci sarò più:
non accade nulla, nessuna perdita, ancora uno strano corteo,
i vestiti delle donne, rugiadoso lillà, un canto nella valle.
Eppure i libri continueranno a stare sugli scaffali, ben nati,
venuti dalla gente, ma anche dalla luce delle vette.

--

--

Antonio Gallo
Antonio Gallo

Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

No responses yet