Lettere & Memorie …
Non ricordo la data in cui fu pubblicata questa mia lettera a Fausto Carioti, vice direttore e gestore della posta sul quotidiano LIBERO. Ne ho scritte tante di lettere ai giornali nel corso della mia vita. Se volessi/potessi raccoglierle e metterle insieme di certo coprirebbero le pagine di un libro. Una mania? forse, anzi certamente. Rientra, evidentemente, in quella più ampia e vasta mania che sfocia nel mare magnum della scrittura.
Scrivere significa sempre la volontà di voler comunicare qualcosa a qualcuno. Non sempre ci è è chiara la ragione di prendere carta e penna, o andare alla tastiera, e soprattutto trovare il giusto destinatario a cui far arrivare i propri pensieri. Questi si manifestano nei momenti e nelle forme più imprevedibili.
Puoi leggere qualcosa al giornale, il brano di un libro, sentire una parola alla radio, un urlo raccolto in auto per strada mentre guidi, il conducente che ti sorpassa te l’ha lanciato e ti pare una imprecazione senza senso, una notizia al telegiornale, un tweet che leggi al cellulare, una invettiva dell’ultimo cretino con il quale hai avuto una discussione finita male. Ecco, ogni momento è buono per scrivere un commento, una osservazione, una reazione. Difficile trovare a chi indirizzare la lettera.
Ricordo di avere nella mia biblioteca un libro fatto, appunto, di lettere inviate al quotidiano inglese The Times. Lettere inviate nell’arco di 75 anni che sembrarono degne di essere raccolte e ripubblicate in un libro dalla direzione del quotidiano. Il titolo la dice tutta: “Il primo cuculo”. Si riferisce alla lettera che un lettore del quotidiano aveva inviato alla redazione comunicando al giornale che la primavera si stava avvicinando perchè aveva sentito il canto del primo cuculo.
Solo quel particolare senso della vita e dell’umorismo che caratterizzano gli inglesi poteva spingere un lettore a scrivere pensieri del genere ad un giornale e per giunta poi essere scelta come lettera da essere ripubblicata in un libro. Ho riletto la lettera inviata a Carioti e ho fatto un viaggio indietro nel tempo, nel mio tempo, partendo dal tempo di oggi, proiettandomi in quella sezione che il redattore del libro ha chiamato “Futuro”. Il “reddito di cittadinanza” sta per essere cancellato e ne parliamo Carioti ed io come qualcosa che caratterizza gli “spitiri animali” degli uomini.
Le lettere sono molte e anche interessanti, tanto da superare i limiti del loro tempo, scritte anche da persone e personaggi importanti di quei 75 anni. Scrittori, poeti, semplici cittadini, tutte lettere incasellate in opportune sezioni. Quella dedicata al “futuro” contiene quella scritta sul canto del primo cuculo. Il direttore, nel chiudere la sezione si lascia andare ad alcune considerazioni sulla parola che definisce la sezione.
Mi piace segnalare qui quella con la quale si chiude la selezione. Porta la data del 12 dicembre del 1968. Ve la traduco: “Signore, la situazione, ovviamente, è seria. Ma non dobbiamo disperare. Lei dice che “siamo facendo un picnic sul Vesuvio” e che “abbiamo messo le tende su una sottile lastra di ghiaccio”. Qualsiasi nazione che è capace di fare cose del genere è una nazione in gamba. Cordiali saluti.” La lettera è scritta da un signore che si firma “George E. Christ”. (!!!)