Le radici del male secondo me e secondo AI

Antonio Gallo
6 min readMay 14, 2023

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Foto@angallo

Una intelligenza artificiale, se modellata sul nostro cervello, potrebbe spalancarci le porte della percezione. Potrebbe forse aiutarci a percorrere i circuiti che definiamo virtuosi e a vedere la realtà con una migliorata precisione. Ma potrebbe anche sprofondarci in una troppo accurata conoscenza del male, un pozzo dal quale potrebbe essere difficile uscire. Cos’è poi il male? L’ho chiesto alla Intelligenza Artificiale (AI). Ecco la sua risposta:

Il male è un concetto molto complesso e controverso che può assumere molte forme diverse. In generale, il male può essere definito come qualsiasi cosa che causa sofferenza o danni a una persona, ad un animale o ad un ambiente.

Il male può assumere molte forme, dalla violenza fisica alla violazione dei diritti umani, dall’ingiustizia sociale alla malattia e alla morte. Inoltre, esiste anche il male morale, che si riferisce alle azioni che vengono considerate eticamente sbagliate o immorali.

Il concetto di male è stato oggetto di dibattiti filosofici, religiosi e scientifici per secoli. Ad esempio, molte religioni offrono spiegazioni sul perché il male esiste nel mondo, come la teodicea, che cerca di giustificare la presenza del male nella creazione di un Dio buono e onnipotente.

Allo stesso modo, la psicologia e la medicina cercano di comprendere le cause del male e di trovare modi per prevenirlo o curarlo. Ad esempio, molte malattie fisiche e mentali possono causare sofferenza e danni alle persone, ma la medicina moderna ha fatto grandi progressi nella cura di molte di queste malattie.

Inoltre, l’ingiustizia sociale, la discriminazione e la violazione dei diritti umani possono causare sofferenza e danni, ma molti movimenti sociali e organizzazioni lavorano per combattere queste ingiustizie e promuovere l’uguaglianza e la giustizia.

In ultima analisi, il male è una realtà complessa e difficile da comprendere completamente. Tuttavia, attraverso la ricerca, l’educazione e l’azione, possiamo lavorare per ridurre la sofferenza e promuovere il bene nel mondo.

Il concetto di male è spesso associato alla presenza di dolore, sofferenza e danni. In molti casi, il male può essere causato dalle azioni degli esseri umani, come la violenza, la guerra, la discriminazione, l’ingiustizia sociale e l’abuso di potere.

Tuttavia, il male può anche essere causato da eventi naturali come le malattie, le catastrofi naturali e la morte. Questi eventi possono causare sofferenza e dolore sia agli esseri umani che agli animali e all’ambiente in generale.

Per comprendere il male, molte culture e tradizioni hanno sviluppato teorie e spiegazioni. Ad esempio, nella tradizione cristiana, la presenza del male viene spiegata come il risultato della disobbedienza umana e del peccato originale. Nella tradizione induista, la presenza del male viene spiegata come il risultato del karma, ovvero le conseguenze delle azioni passate.

La filosofia ha anche cercato di comprendere il male attraverso la teodicea, ovvero la giustificazione della bontà di Dio nonostante la presenza del male nel mondo. Alcuni filosofi sostengono che il male sia necessario per permettere la crescita e l’evoluzione morale degli esseri umani.

Tuttavia, molte persone ritengono che il male sia una realtà che deve essere combattuta e contrastata attraverso l’azione e l’educazione. Ad esempio, molte organizzazioni lavorano per combattere la povertà, l’ingiustizia sociale e la discriminazione.

Inoltre, la ricerca scientifica ha permesso di trovare modi per prevenire e curare molte malattie e per proteggere l’ambiente. La tecnologia e l’innovazione possono anche essere utilizzate per creare un mondo migliore e più giusto per tutti.

In sintesi, il concetto di male è complesso e multifacetico, e richiede un approccio multidisciplinare per essere compreso e combattuto. Tuttavia, attraverso la ricerca, l’educazione e l’azione, possiamo lavorare per ridurre la sofferenza e promuovere il bene nel mondo.

Ci sono molte azioni che possiamo intraprendere per ridurre la sofferenza e promuovere il bene nel mondo. Ecco alcuni esempi:

1. Contribuire a cause benefiche: donare denaro, tempo, competenze e risorse a organizzazioni senza scopo di lucro che lavorano per aiutare le persone in difficoltà, proteggere l’ambiente e promuovere la giustizia sociale.

2. Essere attivi nella vita politica: partecipare alle elezioni, fare pressione sui governi e sulle istituzioni per promuovere politiche e leggi giuste e sostenibili.

3. Essere consapevoli dei propri comportamenti: adottare uno stile di vita sostenibile ed ecologico, ridurre i propri rifiuti, mangiare in modo sano e sostenibile, sostenere le aziende che rispettano l’ambiente e i diritti dei lavoratori.

4. Essere compassionevoli: mostrare empatia e compassione verso gli altri, cercare di capire le loro esperienze e di aiutarli quando possibile.

5. Promuovere l’uguaglianza: combattere la discriminazione e l’ingiustizia sociale, sostenere l’uguaglianza dei diritti per tutte le persone, indipendentemente dalla loro razza, sesso, orientamento sessuale, religione o status socioeconomico.

6. Essere educati: imparare su questioni importanti come il cambiamento climatico, la povertà, l’immigrazione, la salute mentale e altri problemi globali, e condividere le conoscenze con gli altri.

7. Essere attivi nella propria comunità: partecipare a eventi locali, sostenere le attività culturali e sociali, aiutare le persone in difficoltà nella propria comunità.

Questi sono solo alcuni esempi di come possiamo ridurre la sofferenza e promuovere il bene nel mondo. L’importante è essere consapevoli del proprio impatto sul mondo e cercare di fare la differenza, anche attraverso piccole azioni quotidiane.

“Fa ben e scuordt, fa mal e ricuordt” — “Do good and forget, do evil and remember”. La prima frase è in napoletano letterale, la seconda è in inglese. Me la sono fatta incidere e l’ho messa sotto la finestra di casa in modo da ricordare a me stesso e a chi passa l’importanza del bene e la realtà del male. Sia l’uno che l’altro sono importanti realtà, con la non lieve differenza che il male è sempre più visibile del bene. Rimane, comunque, pericolosa l’idea di esemplificare troppo sia l’uno che l’altro.

Molti sono portati a credere che alcune persone tendono per natura a fare il bene mentre altre scelgono il male. Va detto che non tutte le culture umane hanno un senso comune del bene e condiviso del bene e del male. Se ci guardiamo intorno, ogni giorno ci accorgiamo che siamo circondati dal male che si può manifestare sotto molte e differenti forme e spesso non sappiamo più fare la differenza. Tutto dipende da chi lo fa e da chi lo riceve, sia in senso del bene che in senso del male.

Il fatto è che la natura umana è tanto più complessa di quanto comunemente si possa credere. Sia il bene che il male hanno una loro intrinseca relatività. Ma che significa bene e male? Una domanda alla quale i millenni della storia umana possono dare raffiche di risposte in forma di esempi, sempre però a seconda dei punti di vista di chi intende rispondere leggendo la storia dei fatti degli avvenimenti. Si scopre così che bene e male spesso si fondono e si confondono, diventando “altro”.

“Bene” dovrebbe significare innanzitutto assenza di centralità nel senso di egoismo. La capacità di andare verso l’altro, con sentimenti positivi, come comprensione, compassione, condivisione. Da questi atteggiamenti dovrebbe scaturire un cammino insieme verso una giusta causa comune, superando le differenze di razza, religione, colore e cultura. Esempi? Senza andare lontano, il pensiero va al Mahatma Gandhi e Martin Luther King. Esseri umani dotati di eccezionale compassione ed empatia in chiave moderna.

Se questo è il senso del “bene”, ritorna facile individuare il male identificandolo con la legge degli opposti. Si scoprono così sentimenti e comportamenti negativi come egoismo, narcisismo, ignoranza. Se immaginiamo il “bene” ed il “male” come i due elementi estremi di una linea immaginaria che definisce l’empatia, scopriamo che questa si tende e si distende come una molla riferita alla personalità che caratterizza ogni essere umano. Questa linea si allunga e si accorcia a seconda dei nostri comportamenti, delle scelte e dei pensieri e decisioni. Ognuno di noi si dibatte tra questi due estremi dei quali siamo prigionieri.

Continuamente tesi tra realismo e sentimentalismo, essere e avere, materialismo ed idealismo, altruismo ed egoismo, crediamo di vivere ed invece sopravviviamo, protagonisti e vittime di noi stessi e dei nostri sentimenti positivi e negativi. In questa sorta di fluidità ci aggrappiamo ad una specie di giustizia riparatrice che ci creiamo artificialmente, cercando di eludere o evitare anche tutti quei paletti che gli uomini hanno cercato di imporsi con leggi e regolamenti sin dagli albori della civiltà.

Ci riusciamo? La storia degli uomini sta lì sotto i nostri occhi pronta a darci una risposta. Leggendola con giudizio, distacco e freddezza non credo che ci aiuta molto. Essa, piuttosto, continua a tendersi o distendersi, come una molla sembra imprigionarci, soffocandoci nella nostra condizione umana che assomiglia sempre di più ad una gabbia.

(Questo post l’ho scritto otto anni fa, prima dell’arrivo della Intelligenza Artificiale ( AI) sul mio vecchio blog postato il 4 luglio del 2015 firmato galloway)

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Antonio Gallo
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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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