Le pratiche inevase di “Se questo è un uomo”

Antonio Gallo
2 min readJul 20, 2021

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Primo Levi

“Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù, e che da allora conserva una certa curiosità per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali.”

Hanno scritto di lui corpose biografie, ebbe innumerevoli interviste. Nella sua grande timidezza, Primo Levi (1919–1987) resta una personalità segreta ed anche misteriosa, di difficile decifrazione. La lirica che segue colpisce per essere rivolta ad un “Signore” che può essere, a livello letterale, un padrone, un datore di lavoro, un superiore. Ma siamo proprio sicuri che quella maiuscola sia soltanto una maiuscola, un segno di ossequio?

Signore, a fare data del mese prossimo
Voglia accettare le mie dimissioni
E provvedere, se crede, a sostituirmi.
Lascio molto lavoro non compiuto,
Sia per ignavia, sia per difficoltà obiettive.
Dovevo dire qualcosa a qualcuno,
Ma non so più che cosa e a chi: l’ho scordato.
Dovevo anche dare qualcosa,
Una parola saggia, un dono, un bacio;
Ho rimandato da un giorno all’altro. Mi scusi,
Provvederò nel poco tempo che resta.
Ho trascurato, temo, clienti di riguardo.
Dovevo visitare
Città lontane, isole, terre deserte;
Le dovrà depennare dal programma
O affidarle alle cure del successore.
Dovevo piantare alberi e non l’ho fatto;
Costruirmi una casa,
Forse non bella, ma conforme a un disegno.
Principalmente, avevo in animo un libro
Meraviglioso, caro signore,
Che avrebbe rivelato molti segreti,
Alleviato dolori e paure,
Sciolto dubbi, donato a molta gente
Il beneficio del pianto e del riso.
Ne troverà la traccia nel mio cassetto,
In fondo, tra le pratiche inevase;
Non ho avuto tempo per svolgerla. È peccato,
Sarebbe stata un’opera fondamentale.
19 aprile 1981

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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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