Fu la prof di francese il mio primo amore e si chiamava Graziella …
Ho scritto questa memoria personale raccogliendo l’invito ai lettori del giornale fondato da Vittorio Feltri, un Maestro di giornalismo, a scrivere del proprio primo amore. Io ho scritto il mio e me l’hanno pubblicato.
In una redazione di giornale si sa come vanno le cose. La fretta, dice un vecchio proverbio napoletano, fece fare alla gatta gattini ciechi (“ ‘a Jatta pe’ i’ ‘e pressa facette ‘e figlie cecate”). Non conosco le ragioni di questa storia, ma è capitato proprio questo a causa della fretta. E non solo.
Nonostante la minima differenza tra un nome e l’altro, Graziella o Gabriella, fa lo stesso. Ma le cose non stanno così. Se si legge attentamente il testo e si conosce la storia della letteratura francese, il libro di Lamartine, le donne di Procida e la loro bellezza e tante altre cose.
Non mi ero innamorato di Graziella o di Gabriella, ma della prof che impersonava la Graziella descritta dallo scrittore in quell’ambiente unico di Procida.
Una banalità nominale? Non credo proprio. Una questione di sostanza e di cultura. Anche i gatti sbagliano nelle redazioni … e vedono “rosso” politico dappertutto …