La “possibilità” di Emily Dickinson

Antonio Gallo
2 min readDec 9, 2021

--

10 dicembre 1830: nasce Emily Dickinson, una delle più grandi poetesse di tutti i tempi. Quasi nessuna delle sue poesie è stata pubblicata durante la sua vita. Ne scrisse circa 1.800, sarebbero state pubblicate solo dopo la sua morte nel 1886 quattro anni dopo, nel 1890.

Chi ha detto che la politica e la poesia non possono convergere? Se esistono due visioni del mondo e della vita distanti ed inconciliabili queste sono la poesia e la politica. Oddio, è vero che la grande Poesia, quella con la lettera maiuscola, è stata sempre caratterizzata dalla Politica, anche questa con la maiuscola, da Platone a Dante, passando per Machiavelli e Pound, fino a Pasolini.

Ma io penso alla provinciale e maleodorante politica della quotidianità di questi ultimi tempi che caratterizza la nostra vita. Un mondo in cui tutto è in fermento e cambiamento, sembra che esistino soltanto incertezze. Sarebbe bello e sperabile che questo concetto della “possibilità” ci aiutasse ad affrontare i problemi del presente nel tentativo di costruire un futuro migliore.

Ho scelto una strana ma intelligente poesia di Emily Dickinson per convincere me stesso, e chi eventualmente legge i miei pensieri in libertà, che è auspicabile “vivere nella possibilità”. Ecco il testo di questa straordinaria poesia che può aiutarci a sperare.

I dwell in Possibility -
A fairer House than Prose -
More numerous of Windows -
Superior — for Doors -

Of Chambers as the Cedars -
Impregnable of Eye -
And for an Everlasting Roof
The Gambrels of the Sky -

Of Visitors — the fairest -
For Occupation — This -
The spreading wide my narrow Hands
To gather Paradise -

@@@@@@@@@

Vivo nella Possibilità –
Una Casa più bella della Prosa
Dalle Finestre più numerose
Superiore — per Porte –

Dalle Stanze come Cedri –
Impenetrabili all’Occhio –
E come Tetto Perenne
La Volta del Cielo –

Di Visite — la più lieta –
Per Occupazione — Questa –
Allargare le mie strette Mani
Per raccogliere il Paradiso.

Come può materializzarsi questa “possibilità” nella realtà del momento su questo pianeta chiamato Terra? Può essere “possibile”, come sperava Emily Dickinson, liberarsi dalla gabbia della “prosa” e di entrare nella casa della “poesia” fatta di tante e diverse opportunità. Soltanto con quella che è la “possibilità” del divenire, si può conquistare un “paradiso” che, per quanto terreno, sempre migliore potrà diventare del tanto misero presente.

P.S. L’immagine che illustra questo post riproduce un quadro dell’artista americana Judy Pflaff dal titolo “I Dwell in Possibility” (Emily Dickinson) della galleria ArtNet.

--

--

Antonio Gallo
Antonio Gallo

Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

No responses yet