La “normalità” della vita

Antonio Gallo
4 min readJul 8, 2021

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Foto@angallo

Esiste una “cosa” normale? Non credo, quindi smettiamo di aspettarla. Non arriverà mai. Non esiste. Eppure la normalità è una delle parole più usate. Quando le cose torneranno alla normalità? Mi sono ritrovato a pensarlo proprio questa mattina mentre facevo la solita passeggiata mattutina. Non ero solo. Ero con mio figlio che non avevo visto per un anno. Lui al nord, noi al sud. Divisi dalla pandemia, bloccati dal “lockdown”.

Stavamo celebrando il nuovo incontro e pensavamo alle cose dello scorso anno. Non ci siamo detti cosa pensavamo di quello che potrà accadere nei mesi prossimi, quando ritornerà settembre. Per quanto ancora si andrà avanti così? Nessuno può dirlo. Tutto questo sembra molto strano. Una pandemia che ha sconvolto le nostre vite.

Tutto appare così polarizzato. Tutto sembra che stia sempre per accadere, ma ogni cosa è ancora in corso. Mi chiedo: ma le cose non sono andate sempre così? Non è possibile che possa accadere oggi quello che è accaduto lo scorso anno. E, pur se accade, non sarà mai la stessa cosa.

Qualsiasi studioso di Storia (quella con la maiuscola!) sa che il 2020 non è stato certo un anno anomalo. Cento anni fa abbiamo avuto una pandemia molto peggiore di questa nel bel mezzo di una guerra mondiale. Abbiamo avuto una grande depressione dopo.

C’è stata una pandemia negli anni ’50. Nel ’68, non solo ci furono massicce proteste, rivolte e attentati, ma ci fu anche una pandemia di influenza che uccise milioni di persone in tutto il mondo. In effetti, vi sfido a trovare un solo decennio “normale” nella storia umana. Gli stoici citano Eraclito. Lui pensava che l’unica costante è il cambiamento. È vero, ma la cosa divertente è che anche il cambiamento sembra fare rima con se stesso, se non addirittura ripetersi.

Come ci dice la Bibbia: “La cosa che è stata, è ciò che sarà; e ciò che è fatto è ciò che sarà fatto: e non c’è cosa nuova sotto il sole… Ciò che è stato è ora; e ciò che sarà è già stato; e Dio richiede ciò che è passato”. Marco Aurelio leggeva l’ Ecclesiaste? Oppure ha scoperto da solo che: “Qualunque cosa accada è sempre successa e sempre accadrà, e sta accadendo in questo preciso momento, ovunque. Proprio così”.

Il tempo è un cerchio piatto secondo i Cinesi, non una linea retta. Tutto quello che abbiamo fatto o faremo lo faremo ancora e ancora e ancora per sempre. E non ce ne renderemo conto. Fu così che un’altra generazione scoprì l’idea di Nietzsche dell’ “eterno ritorno”. Nietzsche lesse Marco Aurelio? È interessante osservare che il regno di Marco non fu poi così diverso dal regno di Vespasiano. Era pieno di persone che facevano le stesse cose: mangiare, bere, litigare, morire, preoccuparsi e bramare.

Tutto ciò che accade è normale. Non c’è niente di insolito in tutto questo. La vita è la vita. L’unica sorpresa è che siamo sorpresi. Certo, preferiremmo non lavorare da casa. Ci piacerebbe viaggiare liberamente senza mascherine e vaccini. Vorremmo essere sicuri che il nemico invisibile, il Covid 19, non ci attaccherà. Siamo vaccinati. Forse vorremmo che qualcuno fosse presidente piuttosto che un altro. Ma chi può dire che avere o non avere queste cose sia una “cosa normale?” Non si può semplicemente aspettare che le “cose” cambiano e vadano via.

Possiamo solo aspettare che tutto finisca. E’ la vita. Nevica. Anzi, no! In questo momento il termometro segna 35. È il momento presente. Uno dei motivi per studiare la Storia (quella con la maiuscola!) è che ti dà una prospettiva. La distanza di spazio e tempo ha l’effetto di levigare i bordi e le ruvidezze delle transizioni tra le “cose”.

Quando leggiamo la storia delle grandi Pandemie, quando ci immergiamo nei personaggi di Shakespeare, quando visitiamo un antico castello, entriamo in un museo, abbiamo la possibilità di comprendere quanto il passato sia simile al presente, ma in maniera diversa. Dobbiamo saper vedere e leggere le “cose”.

Come più le “cose” cambiano, più rimangono le stesse. Come i nostri meschini piani e proiezioni hanno un impatto minimo sulle maree del tempo. Non c’è niente da prendere sul personale. La storia è violenta. La storia è dura. La storia è confusa e travolgente. Alla storia non importa delle persone che devono viverla.

La storia è così perché la storia è solo una registrazione della vita, e la vita è così. Ma questo significa che non possiamo avere pace o felicità in questo caos? Che perché non esiste una cosa come “normale”, dovremmo essere ansiosi e depressi? Nessuno potrà garantirvi la risposta.

Ne “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, Milan Kundera scrive: “Non importa quanto brutale diventi la vita, la pace regna sempre nel cimitero. Anche in tempo di guerra, ai tempi di Hitler, ai tempi di Stalin, attraverso tutte le occupazioni… sullo sfondo di colline blu, loro erano belle come una ninna nanna.”

Questo è quello che ho capito durante la passeggiata con mio figlio stamattina. Sì, questa volta è strano. Forse non è quello che vorrei, se potessi scegliere. Ma non ho scelta, perché questa è solo la vita. Perché dovrei desiderare che sia finita o diversa? Ciò che conta è adesso. Ciò che conta è l’ora tranquilla che abbiamo passato insieme su quella strada, su quel lungomare, su quella spiaggia.

Ciò che importava era l’alba che sorgeva dietro di noi. Ciò che conta è che gli ultimi mesi sono stati mesi di vita, e noi abbiamo scelto di viverli. Siamo dei sopravissuti? Forse. Ma sempre vivi! Per quanto tempo sarà così? Quanto manca al prossimo cambio? Nessuno può dire.

Nessuno sa nulla di certo, tranne che il cambiamento alla fine arriverà. Se le persone riuscissero a trovare felicità, scopo e quiete in mezzo alla guerra, sotto il dominio dei tiranni, attraverso piaghe molto peggiori di questa, che scusa abbiamo? Nessuna. Tutto sembra “normale”. Questa è vita. La “normalità” della vita.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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