La mia “fragile” identità italiana
Mi posi la questione di identità quando, ancor giovane, sbarbatello ed incosciente, fresco diplomato decisi di studiare le lingue. Nei giorni infausti e ingloriosi del mio ginnasio, l’unica materia che mi piaceva, e nella quale evidenziai una qualche predisposizione, fu il francese.
Non ho mai dimenticato quella fantastica rossa, di capelli, insegnante che veniva da Nola, il paese di Giordano Bruno. Una questione da tener presente, quando di parla di identità.
Aveva sempre con sé un ombrellino, pur se non pioveva. Forse lo usava anche come difesa. Il suo indimenticabile accento, la fatidica erre moscia, si aggirava tra i banchi lasciando dietro di se’ una scia di profumo. Senza dubbio doveva essere Chanel.
Io e il mio compagno di banco Enzo, eravamo in “trance”. Ci spiegava il classico, il mitico racconto della procidana Graziella scritto da Alphonse de Lamartine. Non solo lui, tutti i grandi della letteratura francese, non li ho mai dimenticati.
Avevo la sufficienza solo in francese, il prof di italiano non credeva che io sapessi scrivere, diceva che copiavo. In latino mi metteva due e influenzava anche il prof di greco. I miei due storici nemici linguistici. Insomma ero un disastro di identità.
Emigrai altrove. Mi diplomai e decisi contro ogni logica di studiare le lingue del gruppo germanico invece che romanzo. Mi ritrovai così prima in Germania e poi in Inghilterra come studente lavoratore.
Questa lunga tirata per dire che era tutta una questione di identità. Non l’avevo. La scuola non me l’aveva saputa dare. Me la dovevo conquistare io, a mie spese. Ecco come mi sento Italiano, oggi, un dinosauro del ventunesimo secolo.
In Germania, e poi in Inghilterra, tra magliari e pizzaioli, prima, casi mentali britannici poi, mi sono costruita la identità che mi ritrovo, a mie spese. Nonostante tutto. Durante il mio soggiorno da Albione lessi un libro simile a questo di Giorgio Zanchini.
Un libro che mio padre aveva nella sua biblioteca, in edizione italiana. Acquistai la versione inglese. Ero finito a fare lo studente infermiere in un ospedale per malattie fisiche e mentali agli inizi degli anni sessanta del secolo e del millennio trascorsi.
Luigi Barzini, scrittore e giornalista, fu un grande viaggiatore oltre che giornalista. Va subito detto che di Luigi Barzini ce ne furono due: Luigi Barzini senior e Luigi Barzini junior, padre e figlio. Il padre fu anche un politico. Comprai la versione inglese per usare il libro come arma contro le dicerie sugli Italiani, su chi erano, chi sono e continuano ad essere.
Chi ha ha lavorato per il mondo, conosce bene il problema identitario. Si è costretti a fronteggiare situazioni scomode e anche ridicole sulla identità dei popoli. A distanza di tanti anni, molte delle considerazioni che Barzini Jr fece su di noi sono ancora valide.
Molto acqua è passata sotto i ponti della storia italiana, ma, a guardare bene le cose, gli Italiani sono il popolo più resistente ai cambiamenti. Possono cambiare le apparenze, ma la sostanza rimane la stessa.
La storia di noi Italiani è una storia stratificata. Si sommano, si mescolano e si confondono pregi e difetti, bugie e verità, amori e odi in un calderome sempre in ebollizione. Io continuo ad essere un Italiano, senza eccessi o fanatismi.
Certo che il Bel Paese rimane unico anche nella sua fragilità. Dopo di aver letto il libro di Zanchini vi saprò dire se mi sento più “fragile” o più “Bruniano”, come il Nolano …