La “merda” dell’artista

Antonio Gallo
4 min readJul 13, 2023

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Alla Tate Gallery di Londra

Non poteva sfuggirmi l’anniversario di un artista che è passato alla storia per la sua “merda”. Scomparve il 13 luglio del 1963 a soli 29 anni. Ero in Inghilterra, a quel tempo, lessi sui giornali delle sue opere e ricordo che apparvero anche alla Tate Gallery. Non ebbi modo di andarci per vedere la scatola, ma ricordo che quando arrivavano scatolette simili per i pazienti dell’ospedale dove lavoravo, alcuni colleghi studenti infermieri mi sfottevano dicendo erano “made in Italy”.

Nessuno come lui famoso per una scatola. Dice la sorella: «Noi all’epoca non gli davamo mica molta importanza, ci sembrava che le sue opere fossero normali. Abbiamo capito che non era così quando, immediatamente dopo la sua morte, sono arrivate tutte le richieste dall’Italia e dall’estero».

Di famiglia nobile, Piero Manzoni cresce a Milano: liceo Leone XIII, facoltà di Legge all’Università Cattolica. Ogni estate, durante le vacanze ad Albisola, frequenta Lucio Fontana, amico di famiglia: rimarranno amici per sempre. Un percorso di vita normale, che si smonta quando «il Piero» comincia a frequentare gli artisti alternativi del bar Jamaica. Giovanissimo, ha bisogno di arte, ma non gli interessa il figurativo. Sperimenta un’arte inedita, provocatoria e irriverente, ostentazione della libertà di creare.

Nel ’55 dipinge impronte di oggetti «banali»: chiodi, forbici, tenaglie. Le materie che usa sono il gesso, il caolino, la colla, il feltro, la fibra di cotone, il peluche. Già si avvertono le sue opere come anomalie di un genio mai completamente compreso. Sono cinque le fasi fondamentali nella sua breve vita: la Vernice bianca, per tutte le opere che sono oggetti comuni, anche il pane. Uno dei primi e più famosi è l’Achrome rettangolare Beyond the canvas.

Poi le «secrezioni di artista», con il suo fiato, il sangue e le feci, conservati in scatolette o sotto vetro. L’apertura di Azimuth, la sua Galleria personale in Brera, che propone un’arte irripetibile, libera oltre la libertà e il buon senso. La pubblicazione della rivista Azimuth, luogo di riflessione creato con il contributo degli artisti più celebri degli anni Sessanta. Le performance sempre più bizzarre e sorprendenti.

Nell’aprile del 1960 firma la sua scarpa destra dichiarandola opera d’arte, facendo lo stesso con una scarpa di Schifano. Inventa una sua Body Art, con la sua firma sui corpi degli individui che li rende opere d’arte, regolarmente certificate da una bolla di accompagnamento. Il 21 luglio 1961 fa diventare «cibo» la sua arte, con le uova bollite marchiate dal suo dito, e offerte come spuntino ai presenti.

Il 12 agosto 1961 mette in vendita 90 scatolette da 30 grammi l’una, della poi inflazionata Merda d’artista (la sua), prodotte e inscatolate nel maggio 1961, vendute a un equivalente valore in oro. Febbraio 1963: «il Piero» muore per infarto nel suo studio in Brera. L’ultima performance. Ha 29 anni. I suoi prodotti non si trovano in nessun supermercato, ma se ci fossero, lui ne sarebbe contento. (Almamatto)

Ecco alcune delle sue principali teorie ed opere:

L’arte come prodotto: Manzoni ha sostenuto che l’arte dovrebbe essere vista come un prodotto, analogamente a qualsiasi altro prodotto di consumo. Ha promosso l’idea che l’artista dovrebbe essere visto come un produttore, che produce opere d’arte da offrire al mercato.

L’arte come azione: Manzoni ha anche promosso l’idea che l’arte non sia solo un oggetto, ma anche un’azione. Ha suggerito che l’artista dovesse essere visto come un performer, che crea opere d’arte attraverso l’azione, piuttosto che attraverso la creazione di oggetti.

L’arte come provocazione: Manzoni ha utilizzato spesso il suo lavoro per provocare il pubblico, sfidando le convenzioni dell’arte tradizionale e sfidando gli spettatori a confrontarsi con le loro idee preconcette sull’arte.

L’arte come messaggio: Manzoni ha anche sostenuto che l’arte dovrebbe avere un messaggio, che trasmette una visione del mondo o una critica sociale. Ha utilizzato spesso il suo lavoro per esplorare temi come il potere, l’autorità e la corruzione.

Le teorie di Manzoni hanno contribuito a sfidare le convenzioni dell’arte tradizionale e a promuovere un approccio più radicale e provocatorio all’arte. Ci sono diversi esempi di opere d’arte di Piero Manzoni che riflettono le sue teorie sull’arte. Ecco alcuni esempi specifici:

“Linea di lunghezza infinita” (1959): Quest’opera consiste in una lunga striscia di carta di 16 chilometri, che rappresenta il tentativo di Manzoni di creare una linea infinita. L’opera riflette la sua idea dell’arte come azione, poiché la creazione della linea ha richiesto un’azione fisica continua da parte dell’artista.

“Impronte d’artista” (1960): In questa serie di opere, Manzoni ha creato impronte delle sue dita e del suo pollice su fogli di carta. L’opera riflette la sua idea dell’arte come prodotto, poiché le impronte sono state create come oggetti d’arte da offrire al mercato.

“Merda d’artista” (1961): Quest’opera, forse la più controversa di Manzoni, consiste in 90 lattine di metallo sigillate contenenti le feci di Manzoni. L’opera riflette la sua idea dell’arte come provocazione, sfidando gli spettatori a confrontarsi con le loro idee preconcette sull’arte e sulla sua valutazione.

“Sculture viventi” (1961): In questa serie di opere, Manzoni ha invitato persone a mettersi in piedi su un piedistallo e a farsi fotografare come “sculture viventi”. L’opera riflette la sua idea dell’arte come azione e come messaggio, poiché l’invito alle persone a diventare “sculture viventi” è stato inteso come una critica alla società che oggettifica le persone.

Manzoni riflette la sua visione radicale dell’arte come prodotto, azione, provocazione e messaggio, sfidando le convenzioni dell’arte tradizionale e promuovendo una visione più estesa dell’arte.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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