La magnifica illusione. Cambiare il mondo

Antonio Gallo
6 min readJan 7, 2025

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Il libro. “La forza della compassione per cambiare te stesso e il mondo”. Matthiew Ricard

Ho letto un libro sull’altruismo, scritto da uno scienziato francese, diventato monaco buddista e assurto agli onori delle cronache internazionali. Mi ha incuriosito il titolo perché l’ho trovato collegato ad una frase di uno dei miei preferiti scrittori inglesi Aldous Huxley, frase che, in un certo qual modo, conferma e dissente dalla bellissima possibilità di cambiare il mondo praticando l’altruismo: “Altruismo. La forza della compassione per cambiare te stesso e il mondo”. Ha scritto l’inglese:

“Volevo cambiare il mondo. Ho scoperto che l’unica cosa che di sicuro posso fare è cambiare me stesso”.

Se diamo un rapido sguardo alla storia scopriamo, senza tema di sbagliare, che la cultura, anzi le culture, degli uomini evolvono ma le cose restano sempre le stesse, anche se cambiano, e come cambiano! Una lunga e penosa strada ha percorso l’uomo sin dai tempi, ad esempio, della tortura, oppure quando si bruciavano, non solo i libri, ma anche gli esseri umani, per una ragione o per un’altra. Si assisteva a questi spettacoli come si assiste oggi ai nostri show televisivi.

Un tempo le navi erano cariche di esseri umani portati ai mercati e venduti come bestie, oggi ci arrivano trasportati e pagamento e “distribuiti” a vario titolo a stati, regioni e comuni, enti pubblici, privati o religiosi. Litigano tutti di ogni colore politico e fede religiosa, ci godiamo lo spettacolo su centinaia di canali tv, sui social e su tutte le reti satellitari. Vero, verissimo, il carattere della gente, le istituzioni e i comportamenti sono radicalmente mutati, ma la sostanza non credo sia cambiata nel suo complesso.

Le idee continuano a diventare ideologie sempre divergenti e conflittuali, mai convergenti e condivise. Gli uomini continuano a sfidarsi senza pietà. La società e le istituzioni insistono ad influire e condizionare gli individui nelle loro azioni senza che questi possano effettivamente e realisticamente determinare reali mutamenti. I pontefici di varie religioni continuano a pontificare mentre si contina a morire non di morte naturale.

Sono sempre le società e le istituzioni a determinare il carattere degli uomini i quali non possono fare altro che subire e non interagire. Non si riesce a trovare il modo per tenere uniti idee e comportamenti trasformando il tutto in decisioni, facendo diventare le parole fatti concreti che possano condurre alla soluzione dei problemi che la vita ci porta ad affrontare quotidianamente.

Assistiamo a scontri ideologici, politici, religiosi, economici. Tutto diventa una terribile miscela comunicativa che siamo costretti ad ingerire quotidianamente, serviti da una tecnologia sempre più sofisticata e subliminale. Siamo continuamente sotto tiro per difendere il nostro “io” dagli attacchi degli “altri” che sono diventati i padroni delle istituzioni e delle ideologie. Siamo solo strumenti nelle mani di chi ci possiede e ci manipola. Come possiamo, in un mondo così conflittuale e frammentato, pensare agli “altri”? Come possiamo bilanciare il nostro spirito individuale con quello comunitario e universale?

Se vogliamo incoraggiare una società che sia più “altruistica” è necessario valutare le rispettive capacità di cambiamento sia dei singoli che delle comunità umane. Le scoperte scientifiche degli ultimi anni ci dimostrano che il nostro codice genetico tanto importante e decisivo rappresenta il punto di partenza per il cambiamento che ci possa predisporre ad un cambiamento.

Questo potenziale ci può mettere in connessione con l’ambiente in cui ci troviamo a vivere e possiamo adattarlo agli stimoli che esso ci trasmette. Questo codice lo possiamo paragonare al disegno di una architettura che può essere modificata man mano che la stessa progredisce nella sua costruzione. Come lo spartito di una musica che non può essere improvvisata ma che si viene mano mano a scrivere.

Corpo e cervello evolvono, crescono e si manifestano in maniera plastica, giocando un ruolo molto importante nella trasformazione e costruzione dell’individuo. Per lungo tempo si è creduto che il cervello una volta adulto sia formato e strutturato senza altri cambiamenti o creazione di neuroni fino all’invecchiamento. Oggi sappiamo che questo non è vero.

Una delle maggiori scoperte delle moderne neuroscienze è la certa plasticità del cervello sempre pronto ad accettare novità e cambiamenti. Il cervello adulto è un ambiente attivo straordinariamente malleabile. Capace di produrre nuovi neuroni, rinforzare e sostituirli e anche assegnare nuovi compiti e funzioni ad un area che di solito svolge funzioni diverse.

C’è un secondo meccanismo che permette agli individui di cambiare: l’epigenetica. Perché un gene ereditato dai nostri genitori possa funzionare deve “esprimersi”, vale a dire deve essere “trascritto” in forma di una specifica proteina che si manifesta sull’organismo che contiene quel tipo di gene. Ma se questo gene non è espresso, se rimane “silenzioso”, è come se non ci fosse.

Recenti studi hanno accertato che l’ambiente può notevolmente modificare l’espressione dei geni mediante questo processo chiamato “epigenetica”. I geni possono essere attivati o disattivati sotto l’influenza non solo di condizioni esterne ma anche per mezzo di stati mentali.

Due gemelli monozigotici, ad esempio, che hanno esattamente gli stessi geni, possono acquisire caratteristiche fisiche e mentali diverse se vengono separati ed esposti a condizioni di vita diverse. In termini scientifici si potrebbe dire che essi sono geneticamente identici ma fenotipicamente diversi. Alla stessa maniera, un millepiedi ed una farfalla hanno esattamente gli stessi geni ma essi non sono espressi allo stesso modo in dipendenza dei tempi di vita dell’insetto.

Queste modifiche nel modo di manifestarsi dei geni sono più o meno costanti e in certi casi possono essere trasmessi da una generazione all’altra, anche senza cambiamenti nel DNA e nei geni stessi. Queste scoperte sono davvero rivoluzionarie nel campo della genetica poiché sino ad oggi questo processo era considerato impossibile. L’influenza delle condizioni esterne è così decisiva con forti ripercussioni sui geni.

Se alleniamo la nostra mente alle emozioni positive possono esserci mutamenti epigenetici? Alcuni esperimenti hanno accertato queste modifiche che possono portare a trasformazioni non solo per l’influenza dell’ambiente ma anche a seguito di un addestramento ed alla formazione di qualità umane di base. Quindi si può diventare esseri umani diversi. Una trasformazione simultanea di culture e individui è possibile.

I bambini che crescono in culture dove i valori di altruismo prevalgono e dove la società incoraggia la cooperazione subiranno cambiamenti non momentanei nelle loro attitudini e disposizioni mentali. Saranno soggetti diversi non soltanto perchè essi si conformeranno alle nuove norme culturali e alle nuove regole dettate dalle istituzioni, ma anche perché il loro cervello sarà stato plasmato diversamente e perché i loro geni si saranno espressi in maniera diversa. Questo processo dinamico continuerà per generazioni.

Alla fine quegli individui che avranno creato regimi totalitari saranno sostituiti da altri individui in nome della democrazia. Sono individui quelli che commettono genocidi deumanizzando i loro simili, e sono individui spesso loro contemporanei a promulgare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Nonostante i grandi progressi fatti nel campo della democrazia, dei diritti umani, della giustizia, della solidarietà, lo sradicamento delle malattie endemiche, molta povertà materiale e spirituale persiste e molto resta da fare partendo dalla necessaria trasformazione della persona.

Si continua a sottovalutare la necessità di intervenire sulle possibilità di trasformare la mente umana. Si ritiene che i tratti caratteriali umani siano stabili ed immutabili. Chi è arrabbiato non potrà diventare paziente, chi è tormentato non potrà mai trovare pace, così come l’arrogante non si trasformerà mai in un umile. Le trasformazioni sono invece sempre possibili nel carattere degli esseri umani a patto che si intervenga su certi automatismi che condizionano il cambiamento. Essi non sono eterni nel tempo.

Se si conosce il valore dell’esempio, della emulazione e della ispirazione, aspetti nobili e non apparenti del conformismo, si potrà costruire una base stabile ed una continuità culturale, una forza motivante dietro il processo di trasformazione ed espansione in grado di coinvolgere il nostro comportamento. Questo sarà chiamato “altruismo”, che sarà sia il messaggio che il messaggero.

Questo è il messaggio di Matthieu Ricard, biochimico francese uscito dal prestigioso Istituto Pasteur il quale, per cambiare se stesso, ha lasciato la scienza e si è trasferito sui monti dell’Himalaya scegliendo di diventare monaco buddista. Ha scritto diversi libri su questa sua scelta vita, ha dato vita ad una fondazione che porta aiuto ed assistenza sia medica che spirituale in Tibet, Nepal, India e Buthan.

Ha cambiato se stesso nella speranza di cambiare anche gli altri. Grazie alla lettura di questo libro ed al suo esempio ho potuto scrivere questo post. Lo ringrazio e spero presto di parlarne con Aldous Huxley. Qualcuno bussa alla porta. Chi sarà? Un amico o un nemico? La chiamano AI. Dicono che cambierà il mondo. Altri, che lo distruggerà definitivamente. Chi vivrà, vedrà. Ma questo è un altro discorso …

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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