La lampada e l’oscurità
Quando mi chiedono perchè continuo a leggere e scrivere, ad acquistare ed accumulare libri, riviste, giornali, con il rischio di affogare in un mare di carte, di non poter leggere e conservare tutto, ho la risposta facile, che ripeto spesso: perchè sono nato e cresciuto in una tipografia tradizionale.
Il fatto è che non si tratta soltanto di leggere e scrivere in maniera tradizionale, carta e penna, per intenderci. La lettura e le scrittura cartacea si alternano con quella digitale. Non è la stessa cosa, non è facile rendersene conto. Ma è così. Leggere e scrivere in rete è come navigare in un mare senza confini e senza fondo, specialmente se hai gli strumenti per farlo. Se conosci le lingue hai il mondo a portata delle tue dita.
Se conosci l’inglese puoi avere la chiave per aprire le porte di quasi mezzo mondo. Ho detto quasi, non a caso, perchè gli alfabeti, anzi i sistemi di scrittura, sono tanti e tutti diversi. In ogni caso, navigare nelle profondità del mare della Rete, l’inglese può aiutarti a non annegare. Ma, sia sulla superficie della carta che nel profondo del digitale abbiamo bisogno di una “lanterna”.
Ricordate la storiella della lampada? Quale? direte voi. Le “lampade” sono diverse. A partire da quella di Diogene, poi quella di Aladino, e di tanti altri poeti, scittori, filosofi, scienziati che l’hanno chiamata in vari modi.
“Diventa una lampada per coloro che camminano nell’oscurità, un motivo di gioia per quanti sono addolorati, una distesa d’acqua per gli assetati, un porto sicuro per gli afflitti, una casa per lo straniero, un balsamo per chi soffre, una torre salda per chi è in fuga.”E’ un pensiero di Baha’ Allah 1817–92), il fondatore di un movimento religioso staccatosi dall’Islam e detto appunto bahaismo. Faccio mio questo monito rivolto a chi legge e scrive. È un appello all’amore per assetati, addolorati, afflitti, stranieri, sofferenti e fuggiaschi. Tutti in cerca di aiuto nel dolore, un sostegno nella fatica, una sicurezza nella paura.
Una lampada che, nonostante tutto quello che ci illudiamo di sapere, ci aiuti a navigare nell’oscurità. Difficile e arduo consigliare, guidare, sorreggere nel cammino della vita una persona che è in ricerca. In questa azione, infatti, si deve attingere a una fonte spirituale che, forse, è già in noi ma è disseccata.
È vero, scarseggiano le guide spirituali, quelle figure sapienti che non guardano l’orologio mentre ti ascoltano, che sanno prenderti per mano, ma non ti offrono alternative con l’intenzione di importi le scelte, ma che ti infondono luce e coraggio. Non possono essere le figure, le icone, gli avatar che appaiono e scompaiono sugli schermi della tv, del pc o dello smartphone, cartacei, digitali o subliminali illusioni.
Diogene e Aladino hanno cercato, ma non si può dire hanno trovato. La lampada continua ad essere una favola ed un mito che cerca di far fronte ai desideri, ai dubbi ed alle speranze degli uomini. Tutto rimane un problema di autocoscienza e autoconoscenza. L’intramontabile “conosci te stesso”.