La “insostenibile leggerezza” di credersi filosofi …

Antonio Gallo
5 min readOct 22, 2024

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Forse a non tutti piacerà il pensiero che segue e che ho deciso di citare per scrivere di un libro che ho letto con interesse.

Non sono un filosofo, anche se c’è stato un periodo della mia vita in cui mi sono appassionato allo stoicismo. Lo sono stato solo per un pò di tempo, sono poi sempre ritornato a questo pensiero di Omraam Mikhael Aivanhov.

Lo “conobbi” grazie ad un indimenticabile amico che ebbi modo di “conoscere” soltanto in maniera digitale, in rete. Era di origine bulgara.

Un “filosofo” pure lui, anche se a modo suo. Orlin Velinov mi ha ispirato il titolo di questa recensione. Ecco cosa scrisse:

“Così come tutte le creature nascono, crescono, invecchiano e poi devono far posto ad altre, così fanno le nazioni, i paesi e i popoli. Danno ciò che hanno da dare e poi muoiono, come se si riposassero per potersi un giorno risvegliare e offrire nuove ricchezze. Abbiamo visto questo con tutte le civiltà, ed è anche il destino delle religioni. Una nuova religione appare nel mondo; si espande rapidamente, estende la sua influenza a poco a poco, raggiunge un punto alto e poi si fissa, si ossifica e perde le grandi chiavi della vita. Perfino i misteri, persino i templi dell’antico Egitto, che avevano conoscenza e potere, cosa ne è rimasto ora? Dove sono gli ierofanti? Dov’è la conoscenza? Tutto è stato sottoposto alle leggi immutabili della vita, perché ciò che nasce deve morire e cedere il passo a qualcos’altro. Solo ciò che non ha inizio non ha fine. Ogni religione, ogni filosofia, ogni scienza è in qualche modo una forma, e nessuna forma dura; dopo un po’ deve farsi da parte per far posto a un altro. Ma il principio, lo Spirito, è eterno, ed è questo che continua a incarnarsi in nuove forme. »

Aivanhov parla di spirito non di filosofia, lo fa alla stessa maniera in cui Paolo Del Debbio scrive di filosofia. Ne scrive facendo sentire filosofo chi lo legge. Almeno durante le lettura del suo libro. Ecco quello che ho scritto nella recensione su Librarything, la mia biblioteca digitale.

"Siamo tutti filosofi senza saperlo” è un libro interessante di Paolo Del Debbio che esplora il legame intrinseco tra la vita quotidiana e la filosofia. Attraverso sei storie di vita di persone comuni, l’autore riesce a intrecciare esperienze personali con le riflessioni dei grandi pensatori, rendendo la filosofia accessibile e pertinente a tutti.

Il libro si articola in sei racconti che fungono da allegorie per questioni esistenziali e dilemmi quotidiani. Del Debbio utilizza una narrazione coinvolgente per illustrare come ognuno di noi, in momenti diversi della vita, possa porsi domande profonde e filosofiche. Le storie sono accompagnate da riflessioni che richiamano le idee di filosofi antichi e moderni, creando un dialogo continuo tra il vissuto personale e il pensiero filosofico.

Una delle tematiche centrali del libro è l’idea che ogni individuo può essere un filosofo. Del Debbio sostiene che la filosofia non è riservata a pochi eletti, ma è una pratica alla portata di tutti. Questo approccio democratizza il pensiero filosofico, incoraggiando i lettori a riflettere sulle proprie esperienze e a cercare significati più profondi nella loro esistenza.

Inoltre, l’autore sottolinea l’importanza della filosofia come strumento per affrontare le sfide della vita. Essa non si limita a fornire risposte, ma stimola un incessante interrogarsi, aiutando a comprendere meglio il mondo e noi stessi.

Il linguaggio di Del Debbio è chiaro e accessibile, rendendo il libro adatto a un ampio pubblico. La sua capacità di connettere storie personali con concetti filosofici complessi rende la lettura non solo educativa ma anche piacevole. L’autore riesce a mantenere un equilibrio tra erudizione e semplicità, permettendo anche ai lettori meno esperti di avvicinarsi alla filosofia senza sentirsi sopraffatti.

“Siamo tutti filosofi senza saperlo” è un invito alla riflessione e alla scoperta personale. Con la sua scrittura incisiva e le sue storie toccanti, Paolo Del Debbio offre un’opera che non solo intrattiene, ma stimola anche una profonda introspezione. Questo libro rappresenta una risorsa preziosa per chiunque desideri esplorare il proprio potenziale filosofico e comprendere meglio il significato della propria vita.

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L’affermazione che “siamo tutti filosofi senza saperlo” può essere interpretata in vari modi e ha radici profonde nella tradizione filosofica. La filosofia come ricerca di significato. La filosofia, derivante dal greco “philosophia”, significa “amore per la saggezza”. Essa non si limita a una disciplina accademica, ma è un approccio alla vita che coinvolge domande fondamentali riguardo alla nostra esistenza, alla moralità e alla conoscenza. In questo senso, ogni individuo che si interroga su questioni esistenziali, come “perché siamo qui?” o “cosa significa vivere bene?”, sta esercitando un’attività filosofica.

Socrate, uno dei padri della filosofia occidentale, sosteneva che la vera saggezza consiste nel riconoscere la propria ignoranza. Questo implica che chiunque si ponga domande sul significato della vita o sulla giustizia stia già intraprendendo un percorso filosofico. La sua famosa affermazione “so di non sapere” riflette l’idea che la filosofia è accessibile a tutti, non solo a coloro che hanno ricevuto una formazione formale.

Oggi, molti pensatori ritengono che la filosofia debba affrontare una vasta gamma di temi, inclusi quelli scientifici e pratici. La filosofia non è morta, ma si è evoluta per includere nuove domande e sfide contemporanee. Ciò significa che anche le persone comuni, attraverso le loro esperienze quotidiane e le loro riflessioni, possono contribuire al dibattito filosofico.

L’idea che “siamo tutti filosofi senza saperlo” è valida in quanto ogni individuo ha la capacità di riflettere su questioni esistenziali e morali. Questa attitudine alla riflessione è ciò che rende la filosofia una parte intrinseca dell’esperienza umana.

La mia conclusione? Mi sono sentito un filosofo mentre leggevo Del Debbio, ma mi sono sentito anche un pavone. Per questa ragione ho deciso di corredare questo mio scritto con la “sua” immagine. Il pavone che c’è in ognuno di noi.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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