La grande domanda: Dio dov’è?
Ogni qualvolta mi capita tra le mani un libro come questo, mi viene il batticuore e penso a quanto siamo insignificanti, tutti: ricchi e poveri, bianchi, neri o gialli, di destra e di sinistra, credenti e miscredenti, giovani e vecchi, maschi o femmine. Questo libro è un viaggio nel rosso abisso che inghiotte le stelle, alla scoperta dell’universo e della natura umana. E mi domando: Dio dov’è?
Heino Falcke, ne è l’autore, l’astrofisico che ha fotografato per la prima volta un buco nero. Ricostruisce le tappe di quello storico traguardo e si addentra in enigmi appassionanti, perché i buchi neri hanno messo in discussione due pilastri della fisica moderna: le teorie della relatività e dei quanti.
Il suo libro si concentra sul momento forse più emozionante di tutta questa avventura: il giorno in cui (martedì 10 aprile 2019) Heino Falcke mostrò alla stampa, in anteprima mondiale, la fotografia di un gigantesco buco nero.
Distante 55 milioni di anni luce dalla Terra, al centro della galassia Messier 87, il buco nero compare, nell’oscurità infinita dello spazio, come un anello rosso fuoco. L’anello sfavilla e incanta gli spettatori: la foto, un tempo ritenuta impossibile da scattare, per mezzo delle onde radio ha trovato la strada per arrivare fino a noi, sulla Terra, da una distanza di 500 trilioni di chilometri.
Ma come fare a vedere i buchi neri, se da lì nessun raggio di luce può arrivare fino a noi?Come facciamo a sapere che questo buco nero comprime in sé 6,5 miliardi di masse solari diventando così supermassiccio? L’immagine ci ha accompagnato ai confini del nostro sapere: il bordo dei buchi neri segna il limite delle nostre possibilità di misurare e indagare, e il grande interrogativo che ci poniamo oggi e se un giorno riusciremo mai a superarlo.
Vent’anni fa il desiderio di catturare l’immagine di un buco nero era considerato ancora un sogno bizzarro. Ora è realtà. Nell’astronomia moderna, spazio e tempo diventano relativi. Le stelle nascono, si estinguono e a volte si trasformano in buchi neri. Ma l’universo è di una grandezza inimmaginabile e pullula di galassie e mostruosi buchi neri. Le galassie raccontano l’inizio dello spazio e del tempo, il Big Bang.
I buchi neri rappresentano la fine del tempo, i cimiteri delle stelle. Catturare per la prima volta l’immagine di un buco nero è stata una delle grandi imprese della scienza, alla quale centinaia di studiosi hanno lavorato insieme per anni. L’idea dell’immagine, un granello di sabbia cresciuto fino a diventare un grande esperimento, l’emozionante spedizione verso i radiotelescopi di tutto il pianeta e infine i momenti elettrizzanti nell’attesa che l’immagine si materializzasse sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale.
Ma restano ancora tanti interrogativi per la scienza: i buchi neri rappresentano la fine? Cos’e accaduto prima che lo spazio e il tempo avessero inizio e cosa accadrà quando finiranno? E cosa genera questo tipo di conoscenza in noi esseri umani, piccoli abitanti di un pianeta così semplice e insieme meraviglioso? Il trionfo della scienza significa che presto potremo sapere, misurare, prevedere tutto? Rimane la domanda: Dio dov’è? E se c’è che fa?