La “bellezza” di John Keats

Antonio Gallo
4 min readOct 30, 2024

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EDWARD BURNE JONES, LA BELLA ADDORMENTATA

Il 31 ottobre del 1795 muore a Roma John Keats, poeta britannico, unanimamente considerato uno dei più significativi letterati del Romanticismo, e uno dei principali esponenti della “seconda generazione romantica” inglese assieme a Lord Byron e Percy Bysshe Shelley, come loro deceduto in giovane età.

Nato a Londra in una famiglia d’estrazione modesta, la sua vera vocazione letteraria si sviluppò all’età di quindici e sedici anni, quando fece copiose letture che lo avvicinarono a Shakespeare e alla poesia di Edmund Spenser.

Lavorò alacremente, fino a quando — prostrato dalla salute cagionevole morì a Roma nel 1821, a soli venticinque anni.

“La bellezza, in quanto essenza, non appartiene al mondo fisico, ragion per cui non la si può afferrare e ancor meno possedere; non appena ci si avvicina per sfiorarla, essa sfugge. La bellezza è un mondo fatto esclusivamente per gli occhi; non è destinata né alla bocca né alle mani. Ama essere guardata, ma non sopporta di essere toccata. Occorre quindi essere sempre molto attenti quando si incontra un essere bello. Chi non ha un giusto atteggiamento, può scacciare le entità celesti che abitano in quell’essere dandogli tale bellezza; e se quelle entità si allontanano, lui pure soffrirà, perché perderà l’elemento impalpabile che abbelliva al tempo stesso anche la sua vita. La nostra gioia e la nostra ispirazione dipendono quindi dal rispetto che manifestiamo verso la bellezza. Imparando ogni giorno a contemplarla, assaporiamo la vera vita.”
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“Beauty, in its essence, does not belong to the physical world, and that is why we cannot grasp hold of it, much less own it. As soon as you draw close enough to touch it, it slips away. Beauty is a world made exclusively for the eyes; it is not meant for the mouth or hands. It likes to be looked at but cannot bear to be touched. So when you meet people who are beautiful you must always be very careful. If you do not have the right attitude, you can chase away the heavenly entities that inhabit these people, those that give them their beauty. And if these entities go away, you too will suffer, for you will lose this intangible element that simultaneously made your own life beautiful. So our joy and inspiration depend on the respect we have for beauty. By learning how to contemplate it every day, we are given a taste of true life.”

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Ode su un’Urna Greca
1
Tu, ancora inviolata sposa della quiete,
Figlia adottiva del tempo lento e del silenzio,
Narratrice silvana, tu che una favola fiorita
Racconti, più dolce dei miei versi,
Quale intarsiata leggenda di foglie pervade
La tua forma, sono dei o mortali,
O entrambi, insieme, a Tempo o in Arcadia?
E che uomini sono? Che dei? E le fanciulle ritrose?
Qual è la folle ricerca? E la fuga tentata?
E i flauti, e i cembali? Quale estasi selvaggia?
2
Sì, le melodie ascoltate sono dolci; ma più dolci
Ancora sono quelle inascoltate. Su, flauti lievi,
Continuate, ma non per l’udito; preziosamente
Suonate per lo spirito arie senza suono.
E tu, giovane, bello, non potrai mai finire
Il tuo canto sotto quegli alberi che mai saranno spogli;
E tu, amante audace, non potrai mai baciare
Lei che ti è così vicino; ma non lamentarti
Se la gioia ti sfugge: lei non potrà mai fuggire,
E tu l’amerai per sempre, per sempre così bella.
3
Ah, rami felici! Non saranno mai sparse
Le vostre foglie, e mai diranno addio alla primavera;
E felice anche te, musico mai stanco,
Che sempre e sempre nuovi canti avrai;
Ma più felice te, amore più felice,
Per sempre caldo e ancora da godere,
Per sempre ansimante, giovane in eterno,
Superiori siete a ogni vivente passione umana
Che il cuore addolorato lascia e sazio,
La fronte in fiamme, secca la lingua.
4
E chi siete voi, che andate al sacrificio?
Verso quale verde altare, sacerdote misterioso,
Conduci la giovenca muggente, i fianchi
Morbidi coperti da ghirlande?
E quale paese sul mare, o sul fiume,
O inerpicato tra la pace dei monti
Hai mai lasciato questa gente in questo sacro mattino?
Silenziose, o paese, le tue strade saranno per sempre,
E mai nessuno tornerà a dire
Perché sei stato abbandonato.
5
Oh, forma attica! Posa leggiadra! Con un ricamo
D’uomini e fanciulle nel marmo,
Coi rami della foresta e le erbe calpestate.
Tu, forma silenziosa, come l’eternità
Tormenti e spezzi la nostra ragione. Fredda pastorale!
Quando l’età avrà devastato questa generazione,
Ancora tu ci sarai, eterna, tra nuovi dolori
Non più nostri, amica all’uomo, cui dirai
“Bellezza è verità, verità bellezza”, questo solo
Sulla terra sapete, ed è quanto basta.

John Keats

Fonte:
‘Poeti Romantici Inglesi’
a cura di Franco Buffoni, testo originale a fronte,
2 Volumi, pagine 822, Mondadori 2005

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Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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