La battaglia dei libri. Padri cartacei e figli digitali. Il rumore delle parole.

Antonio Gallo
6 min readOct 19, 2022

--

Il piacere di leggere. Voi come leggete? Il libro è disponibile in queste edizioni: versione libro tradizionale, audiolibro, e-book, libro in formato drone, in versione nanolibro, libro in versione cristalli olografici, in versione letta da un corvo elettronico, in versione gas inodore, letto e spiegato da un robot tutto fare, in versione t-shirt … Voi come leggete?

La battaglia dei libri non è un fatto nuovo nella storia dell’editoria, o meglio, nella storia della letteratura. Soltanto, però, con l’avvento della così detta I.T. “Informazione tecnologica” le cose fissate da quel genio che fu Gutenberg sono cambiate. Mio Padre era tipografo gutenberghiano ma anche aperto ai cambiamenti. Io che sono suo figlio sono convinto che siamo in una fase di grandi trasformazioni nel campo della comunicazione con sviluppi imprevedibili. Sono coinvolte non solo quelle care letterine dell’alfabeto mobile inventato dal tipografo tedesco, ma l’intera realtà dell’essere uomini che pensano, scrivono, leggono e vogliono comunicare, lasciando una traccia di se stessi durante il viaggio su questo pianeta chiamato Terra.

La vignetta che ho di recente scovato in Rete sintetizza qui sopra, con una chiara vena ironica, i tanti, diversi modi di pensare, leggere e scrivere un libro. Non sembri esagerato, allora, dire che si tratta di una vera e propria battaglia, una guerra di uomini, mezzi e menti, che risale ben indietro nel tempo. Addirittura tremila anni fa se pensiamo che già nel Qohelet si diceva chiaramente che c’erano troppi libri!

Non intendo qui rifare questa affascinante storia. Desidero soltanto ricordare quella famosa satira scritta, ma non portata a termine, da Jonathan Swift intitolata proprio “La battaglia dei libri”. Dietro questa presunta battaglia scoppiata in una biblioteca, quella del patron di Swift, si intravedevano le ragioni di un altro conflitto: quello tra autori, scrittori e mentalità antiche e moderne.

Un po’ come oggi, tra cartacei e digitali. Non è la prima volta che mi occupo di questo argomento e temo non sarà nemmeno l’ultima. Ogni giorno, chi ha la possibilità di navigare in Rete, ma anche chi non lo fa per svariate ragioni, si può rendere conto di quanto questa “battaglia” sia in atto, sotto diversi aspetti. Senza tirarla troppo per le lunghe, desidero in questa occasione mettere in evidenza alcuni fatti che riguardano la stampa e la comunicazione come è stata sempre fatta e come si andrà a fare.

Due esempi pratici mi aiutano per dimostrare questa “guerra” in atto tra due realtà che si identificano in cartaceo e digitale, ma che hanno riflessi e nomi diversi nel tempo, come antichi e moderni nel caso di Swift. Una questione non solo di nomi ma anche di fatti, se per cartaceo intendiamo i classici, gli antichi, e digitali i moderni sia di oggi che di ieri.

La satira dello scrittore irlandese non venne completata, non sappiamo come l’avrebbe conclusa. A distanza di tanto tempo possiamo dire che, ovviamente, i moderni hanno vinto, com’è logico che sia. Ho sotto gli occhi, invece, la pubblicazione di un libro, che in questo caso, riguarda un mio amico che si diletta a scrivere poesie e, da impagabile narciso, le pubblica per farle leggere ai suoi amici.

Se si consulta il catalogo del suo editore, si scopre una ricca e variegata gamma di offerte di pubblicazioni di romanzi, poesie, racconti, per adulti e per bambini, saggi ed altre scritture le quali confermano che il Bel Paese resta il paese per eccellenza di “poeti, santi e navigatori”. Il volume del mio amico e’ intitolato “Il rumore delle parole”, guarda caso. Come di ogni volume pubblicato, viene presentato offrendo al visitatore online un estratto del lavoro, la bio dell’autore e le possibilità di acquisto dell’opera.

Tutto normale. Voglio dire, la Rete usata come “bancarella” del mercato. L’importante è che all’amo lanciato dall’editore, abbocchi il pesciolino che ama la poesia, il romanzo, il racconto. Nessuna edizione versione eBook. Una scelta editoriale precisa, discutibile, quanto si vuole, ma libera e democratica. Tutto bene allora, direte voi. Di che ti lamenti?

L’editore fa il suo lavoro, come meglio ritiene opportuno. Stampa un certo numero di copie, sembra non chiedere impegni all’autore, gli offre un limitato numero di libri, invia il testo ai tanti concorsi di scrittura e di poesia che fioriscono in Italia. Se funzioneranno gli agganci e i collegamenti, l’aspirante poeta, saggista o romanziere, sarà premiato e l’autore sarà invitato con la gentile consorte, ospite gradito se vincente. Un circolo virtuoso direte, voi, di che ti lamenti? Per amor del cielo, tutto lecito, democratico e corretto.

Io vorrei, a questo punto, però, farvi conoscere l’aspetto digitale della pubblicazione. Prendiamo tra le mani il libro di poesie del mio amico, una serie di poesie raggruppate per sezioni. Sono più di un centinaio, ognuna di esse solleva un problema, presenta delle riflessioni, espone considerazioni che chi scrive rivolge a se stesso, passandole poi all’attenzione di chi legge.

Quando il lettore avrà tra le mani la versione cartacea, l’unica cosa che potrà fare sarà quella di riportare quello che pensa sulla metà della pagina bianca, sotto il testo bianco lasciato dal tipografo a pie’ di ogni poesia. Se avrà la fortuna di partecipare ad una riunione con l’autore potrà confrontarsi non solo con lui ma anche con chi condivide la lettura del libro.

In una edizione digitale del libro le cose andrebbero in maniera del tutto diversa. Un libro di poesie come quelle del volume di cui stiamo parlando, sarebbe una versione dinamica del testo, nel senso che potrebbe essere commentata, evidenziata, gli argomenti taggati e rilanciati sui social, sui forum, aprendo dibattiti e discussioni, valorizzando i contenuti, favorendo la diffusione del libro. Insomma, per dirla tutta: la differenza tra un libro in versione cartacea e uno in versione digitale sta nel fatto che nel momento in cui l’editore-stampatore ha fissato sulla carta il messaggio dell’autore, quelle pagine a stampa segnano la sua fine.

Il libro e’ un “fossile”. Solo il lettore potrà farlo rivivere, ma nella sua testa, senza poter fare nulla per comunicare con il testo nè con l’autore. Non parliamo poi di condivisione, al massimo il libro potrà essere “prestato”. Nella versione digitale si possono inserire link attivi a immagini, clip video e audio, collegamenti a forum, chat, social per “uscite laterali”, approfondimenti, condivisioni, insomma in ogni momento il lettore sa di poter personalizzare, approfondire, condividere. Mai come in questo caso resta valida l’intuizione di Marshall McLuhan “il mezzo è il messaggio”.

La parola che distingue e caratterizza un testo digitale da quello cartaceo è la sua “dinamicità”. Non si tratta soltanto di proporre un testo stampato sullo schermo, come una fotocopia, un banale testo chiamato “PDF”. Un esempio pratico di come il pensiero digitale stia cambiando la struttura mentale della comunicazione umana ce l’offrono siti e applicazioni dedicate alla scrittura creativa. I promotori intendono rivolgersi in generale al pubblico dell’editoria mondiale, al lettore. Loro intenzione è quella di coinvolgere chi legge e scrive, l’autore e il lettore.

L’editore a sua volta ha bisogno di lettori, gente che, appunto, ha deciso di leggere. Sarà inevitabile il passo successivo, il ritorno all’autore. In questo modo il cerchio si chiuderà con piena soddisfazione per le parti coinvolte. Se il libro di poesie del mio amico fosse stato pubblicato su una piattaforma del genere, sarebbe stato a portata di mano sempre, ovunque e comunque. Puoi avere una intera biblioteca sul tuo pc, iPad ed anche ormai sul tuo cellulare. Il destino del libro non sarà più la reclusione della biblioteca, ma la piazza grande digitale.

Leggere e scrivere in cartaceo non è la stessa cosa di leggere e scrivere in digitale. Chi pensa che la comunicazione cartacea sia migliore di quella digitale non sa quello che dice. Una mia antica conoscenza ha scritto di recente un libro, un romanzo pseudo fantascientifico interamente dedicato a questo argomento. Ha presentato il libro in molte scuole e centri culturali diffondendo l’idea nella quale fermamente crede e fa credere, come tanti, che il libro cartaceo non scomparirà mai e che il libro digitale non potrà mai sostituirlo.

Sono posizioni estreme ed estremistiche di chi non sa leggere i cambiamenti e crede di fermare il tempo che inesorabilmente passa e cambia uomini e cose. Solo gli sciocchi possono pensare che il libro tradizionale, con il quale sono nato e cresciuto, possa scomparire di botto. Alla stessa maniera, soltanto un pazzo ignorante può pensare di eliminarlo sostituendolo con uno digitale. Le due realtà sono destinate a procedere insieme forse almeno per altri cinque secoli, il tempo che ha vissuto il libro di Gutenberg.

--

--

Antonio Gallo
Antonio Gallo

Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

No responses yet