L’ “Ippogrifo” tra il cartaceo e il digitale
Nei giorni scorsi ho ricevuto in gradito dono questi due libri. Sono due romanzi scritti da autori che non conosco, come non conosco gli argomenti trattati. Due eleganti libri cartacei prodotti da una casa editrice che porta il nome di una creatura leggendaria. Oltre ad essere un progetto aziendale, questa impresa editoriale ha anche una storia umana e personale che merita di essere raccontata.
Ho avuto il piacere di conoscere il fondatore, al quale mi legano affettuosi ricordi e rapporti continuativi con i figli. Il professore Giovanni Ciociano è stato una persona di notevole rilevanza umana e di grande spessore intellettuale nella Città di Sarno, nella Valle dei Sarrasti. La sua prematura scomparsa ha privato il paese di una intelligenza che senza dubbio avrebbe aiutato a migliorare e crescere questo territorio in maniera diversa.
Appassionato di ogni specie di interessi sia culturali che politici, sociali e religiosi, Giovanni Ciociano ebbe modo di trasferire le sue doti e le sue qualità ai figli. Mentre Cosimo ha scelto la strada della medicina, Francesco, provetto avvocato, ha raccolto la passione del Padre per i libri. Insieme diedero vita alla casa editrice L’Ippogrifo, trasformando il simbolo di un mito classico e antico in una moderna attività culturale.
Appena nati come casa editrice, i due fondatori Giovanni e Francesco Ciociano hanno indirizzato i loro interessi soprattutto per la Storia locale di due importanti realtà umane quali quella del Cilento e dell’Agro nocerino-sarnese. Vicine geograficamente, ma così lontane culturalmente. In particolare, Giovanni amava raccontare le storie del luogo che gli aveva dato i natali.
Con il passar del tempo, la passione per la storia locale è divenuta dapprima amore per la microstoria e, più tardi, per la storiografia. Sia il Cilento che la Valle dei Sarrasti ne avevano di storie da raccontare. Non è un caso che il simbolo dell’ippogrifo sia una creatura leggendaria che combina le caratteristiche di un cavallo e di un grifone.
Il grifone è un animale mitologico con corpo di leone, la testa e le ali di aquila. Il cavallo, invece, è un animale reale che è stato associato alla conoscenza e all’intelletto fin dall’antichità. Come simbolo di una casa editrice è significativo perché rappresenta una doppia e composita anima. Fu senza dubbio una scelta del genitore. Giovanni sapeve bene che la casa editrice è un’azienda commerciale che deve essere redditizia e competitiva. Dall’altro lato, la casa editrice è anche un’istituzione culturale che ha il compito di promuovere la conoscenza e la diffusione del sapere.
Creatività e rigore erano davvero le parole che caratterizzavano il prof. Giovanni con il quale ebbi il piacere di condividere molte esperienze ed iniziative sempre legate alla realtà dei libri e della stampa in particolare. Lui di certo sapeva far convergere tradizione e innovazione in un mondo che stava velocemente cambiando nei turbolenti anni settanta. L’ippogrifo è una creatura leggendaria che affonda le sue radici anche nella tradizione. Giovanni Ciociano amava la tradizione nella sua irrinunciabile classicità.
D’altra parte l’Ippogrifo è anche un animale immaginario che rappresenta l’innovazione e la fantasia e il prof. Ciociano era sia immaginativo che innovativo. Quando Franco ha voluto omaggiarmi con questi due volumi, che non ho ancora letto, mi sono reso conto che era quasi come un messaggio che mi mandava suo Padre inaspettatamente, a distanza di tre/quattro decenni. 1985/2023 sono le due date che segnano i 38 anni di attività della casa editrice.
Un tempo abbastanza lungo durante il quale il mondo del libro, come quello della comunicazione, e non solo, ha visto una incredibile trasformazione molto simile a quella che fece Gutenberg con i suoi caratteri a stampa mobili cinque secoli fa. Mi sarebbe piaciuto continuare ad avere accese discussioni con Giovanni Ciociano su questa mutazione epocale che stiamo vivendo.
Quante discussioni eravamo soliti avere nella tipografia “La Grafica Sarnese”, di quell’indimenticabile amico comune che fu Gaetano Amato, davanti ad una bozza di stampa, una copertina da scegliere, un carattere da adottare, un testo da rivedere, un termine da ripensare. Quante discussioni accese in quel Circolo dell’Unione in piazza Municipio, gli scontri dialettici sul discutibile dialetto sarnese napoletano di Gino de Filippo, anche lui indimenticabile amico comune.
Non so quanti libri, articoli, prefazioni, analisi, postfazioni e commenti, incluse tesi di laurea, abbia scritto Giovanni Ciociano. Puntuali e sempre pertinenti quelli sui libri del poeta Gino de Filippo. Quando ci ritrovavamo a discutere, ci chiedevamo sempre le ragioni e il senso dei libri e cosa accade quando leggiamo. Non posso ancora esprimermi sui due libri che Francesco Ciociano ha voluto gentilmente donarmi. Edizioni cartacee che lasciano il tempo che trovano in un tempo in cui tutto è destinato a finire nel “cloud”, la “nuvola” digitale. Avrei chiesto a Giovanni, e lo chiedo a Franco, perchè i libri dell’Ippogrifo non sono anche digitali.
Mentre sfoglio i due libri, posso dire soltanto che “Pasqua senza Papa” è una storia avvincente ambientata nel 1849, in una Repubblica romana appena costituita eppure già in crisi e in una Roma che vede Papa Pio IX lontano, esule a Gaeta. Un romanzo storico a firma di Raffaele Aufiero, bibliotecario romano. “Il giudice dei briganti” scritto da Carlo Spagna, magistrato in pensione, nel suo romanzo racconta un pezzo della sua storia familiare, in una sorta di romanzo “verista”, l’epopea dei briganti in terra di Lucania.
Viene spontaneo farmi alcune domande e rifletto su un fondamentale interrogativo: cosa succede quando leggiamo un libro, senza conoscere nulla, non solo su chi l’ha scritto, ma anche sul determinato argomento. Quali sono gli effetti della lettura cartacea e quella digitale? Ci sono differenze, convenienze, vantaggi e necessità? Quanto c’è di vero quando si dice che l’informazione ha una natura digitale, mentre quella cartacea conduce alla vera conoscenza?
Una recente ricerca dell’Università della Virginia, negli Stati Uniti, ha dato una risposta scientifica a queste domande. Mi sarebbe piaciuto discuterne con Giovanni Ciociano, lui avrebbe certamente avuto risposte intelligenti, basate sempre sulla sua lunga esperienza non solo di docente, ma anche di attento studioso. Avrebbe certamente concordato con questi ricercatori della Virginia University che i libri hanno un effetto sull’attività celebrale, sia immediato che sul lungo periodo.
La ricerca analizza gli effetti neurologici e cognitivi della lettura di libri sia cartacei che digitali, in un arco di tempo che va dai primi 10 minuti ad alcuni anni. Giovanni Ciociano avrebbe certamente detto la sua, sia sul libro digitale che su questo nuovo modo di leggere. Non penso che avrebbe messo in dubbio l’esistenza di una immediata stimolazione istantanea del sistema sensoriale come tatto, vista e olfatto colpiti da un impulso sia sulla lettura cartacea che su quella digitale.
A livello intellettivo si riscontra un sorta di eccitazione per la novità dell’esperienza, un lieve senso di disorientamento, una certa resistenza alle nuove idee e un generale aumento dell’attività cerebrale. Dopo una trentina di minuti gli effetti aumentano e si può arrivare a sperimentare allucinazioni uditive o visive. Il lettore viene “letteralmente” trasportato in un altro mondo e in un altro tempo. Le immagini che corredano questi due libri lo dimostrano. Il giudice, i briganti, il papa, Roma e la sua Repubblica.
Inizio della lettura. Comincia anche un rapporto fisico con il libro nel caso del libro cartaceo. Si piegano gli angoli delle pagine per farne dei segnalibri, si sottolineano alcune frasi, si scrivono note a margine. Dopo 60 minuti, sempre secondo la ricerca, l’immersione nel libro è totale. Il lettore può provare sensazioni opposte, dalla risata al dolore. Spesso, chi legge narrativa, prova una sorta di connessione emotiva con i personaggi e gli eventi del libro, mentre il “mondo reale” tende a scomparire.
Il lettore è completamente sopraffatto e può succedere che interrompa la lettura e si metta a fissare il vuoto. Si pensa che questo sia un effetto collaterale, insieme all’esposizione a fatti e idee completamente nuovi e una più profonda conoscenza della condizione umana: questo di chiama “imparare”. Dopo più di 60 minuti: Il libro adesso ha assorbito completamente il lettore, che se ne distacca volentieri.
Nel caso di una lettura digitale, se dovessi affrontare gli argomenti proposti da questi due libri dovrei stare ben attento a evitare di essere disturbato dai continui messaggi provenienti dalla Rete. Dovrei saper “navigare” la mia lettura nella “nuvola” del libro, per non essere disturbato da elementi esterni provenienti dalla Rete. Come anche nel caso della lettura cartacea con il mondo esterno al lettore.
Avrei però la possibilità di essere aiutato dal sistema con l’accesso al dizionario, agli appprofondimenti della Rete, alle connessioni, a scrivere note, a eventualmente tradurre da una lingua ad un altra, a condividere sui social. Potrei evidenziare colorando, commentando il testo per successivi approfondimenti e letture. Tutte queste opzioni fanno la differenza. Mi sarebbe piaciuto sentire il parere di Giovanni. Mi chiedo come sarebbe stata la lettura digitale di questi due libri. Certamente diversa, molto diversa e di certo più mirata e dinamica.
Imparai a sentire, ascoltare, leggere e scrivere con i caratteri mobili di Gutenberg nella nostra piccola tipografia di famiglia in Piazza Municipio a Sarno, nella Valle dei Sarrasti. Giovanni conobbe quei luoghi, conobbe anche mio Padre. Dovrei fare un lungo dettagliato racconto, descrivere il giusto contesto, per arrivare a capire con esattezza cosa significa un libro, comprenderlo, ricordare quello che si legge e cosa rimane dopo.
Lettera dopo lettera, sul tipometro del compositore, riga dopo riga nella pagina della forma, in macchina, pronto per la stampa, un viaggio fisico e mentale che finisce nelle mani di chi scopre se stesso, gli altri e il mondo in un’avvincente esperienza. Le lettere erano di piombo e di legno. I caratteri erano di varia forma, grandezza e spessore. Il cassettone era la loro casa, in quei piccoli spazi quadrati. Dall’alto in basso, da sinistra verso destra. Mi avevano insegnato a toglierle e metterle. Ognuna nel suo spazio. Maiuscole e minuscole, tonde, corsive o in neretto.
Mi avevano dato quel compito. Ognuna al suo posto. Ma spesso il compositore a mano sul tipometro non trovava la lettera giusta. Nella casella della “A” era uscita invece una “P”. Avevano deciso che era colpa mia. Avevo sbagliato a “scomporre”. Il carattere sbagliato nella casella sbagliata. Poi venne la “riga”. Conoscevo le lettere, dovevo ora leggere la “riga”. Aveva senso fino al punto. C’era anche la virgola e il punto e virgola, l’esclamativo e l’interrogativo, i due punti, l’eguale. A poco a poco le cose sembravano sempre più difficili. Avevo cominciato a leggere ed ero pronto ad incontrare il senso.
Glielo dava la “forma”, quel blocco di righe di piombo composto di lettere messe l’una dietro l’altra, legate con un filo di spago. Ci passava sopra un cilindro bagnato di inchiostro, il foglio avrebbe dato la luce al senso. Foglio dopo foglio, quinterno dopo quinterno, in ottavo o sedicesimo, il libro era pronto per nascere. La sua fisicità conteneva il senso della storia, il racconto, la poesia, il clichè dava l’immagine. Ero pronto a leggere.
Ecco, a questo punto posso rispondere alla domanda che pone questi ricordi: Che succede quando si legge un libro? C’è differenza tra il cartaceo e il digitale? Ho detto solo in parte quello che è successo a me. Come faccio a dire cosa succede a chi legge un libro? Ogni libro dà al lettore il proprio senso. Come leggo io, non legge l’altro, chiunque abbia lo stesso o un diverso libro tra le mani.
Ogni lettura è un’esperienza personale, un viaggio ed un’avventura. Sono più di quattro ventenni che continuo ad avventurarmi nel libri. E non finisce qui. Io questi due libri che ho davanti li avrei letti volentieri in digitale, sul mio pc, ipad oppure sul mio smartphone. Sarebbe stata una esperienza ben diversa. Giovanni ne avrebbe convenuto. Grazie comunque lo stesso sia a Francesco che Giovanni Ciociano per questa esperienza di lettura cartacea. Il “figlio del tipografo”, ringrazia.
P.S. Questo post può essere letto gratis a questo indirizzo online angallo.medium.com sulla piattaforma internazionale MEDIUM sulla quale Antonio Gallo gestisce la sua memoria digitale.