In attesa dell’Apocalisse …

Antonio Gallo
4 min readNov 29, 2021

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“È successo qualcosa? disse l’uomo affacciandosi dalla finestra al terzo piano. No, niente. Stia tranquillo, sembra che sia scoppiata la fine del mondo.”

Questa fulmimante vignetta dell’indimenticabile Achille Campanile mi sembra possa fare da apertura per questo post che mi accingo a scrivere mentre fuori infuria da diversi giorni qualcosa che si avvicina al diluvio universale.

Variante omicron, diluvio universale, elezione del presidente e quel che resta dei giorni, la fine del mondo, credo ci siamo vicini. Ma di quale catastrofe siamo destinati a finire? Basta la parola. L’ho detta: “Catastrofe”. Proprio il titolo di un libro di cui ho letto l’anteprima. Potete leggerla qui al link nella mia biblioteca digitale che aggiorno di continuo, assecondando le mie letture ed i miei interessi.

Lezioni di storia che nessuno segue o legge. Le idee non mancano mai, a dire il vero. Con Internet e con i social è diventato davvero difficile trovare qualche ignorante dichiarato con il quale conversare, disposto non dico a leggerti (nessuno legge, ormai, troppo impegnativo!), quanto meno ad ascoltarti.

Lo sappiamo tutti che l’aria diventa sempre più irrespirabile, per questa ragione ci hanno confermato che anche se non siamo necessariamente “gretini”, dobbiamo indossare sempre la mascherina. Anche al chiuso, per ovvie e maggiori ragioni, specialmente quando siamo in seduta su quel “trono comune” sul quale tutti siamo costretti a sedere quando ne abbiamo i bisogni.

Se c’è l’inquinamento, c’è anche il virus e quindi dobbiamo non solo difenderci ma anche non attaccare. Che dire poi di un’altra idea che è apparsa oggi sulle pagine di un autorevole quotidiano inglese che, visto il casino pandemico che c’è a livello globale, con problemi simili in tutto il pianeta, ci sarebbe bisogno di un governo mondiale.

Bellissima questa idea, ma ben poco originale. Basta leggere la Bibbia, l’Antico Testamento, per poi concludere la lettura con la chiusura del Nuovo Testamento: l’Apocalisse. Le sfide di oggi trascendono i confini. La storia può mostrarci come cooperare? I problemi globali richiedono risposte globali. E abbiamo molti problemi globali.

È necessaria un’unica autorità unificata, un governo mondiale, per risolverli? È fattibile? Piuttosto dipende da cosa intendiamo con la frase. Un imperatore con un unico impero? Una qualche forma di governo federale democratico del mondo?

In uno scenario globale come quello in cui stiamo vivendo non ci siano lockdown, green pass e vaccini che tengano, che sembra, almeno finora, possano salvarci e farci ritornare a vivere come prima. In questo scenario catastrofico è consigliabile prima la visione di una serie di documentari di National Geographic.

Si intitola Doomsday Preppers (cioè, letteralmente, coloro che dedicano la loro vita a prepararsi per il giorno del giudizio), dove viene fornito ai telespettatori il menù completo di ogni possibile fine del mondo: una tempesta solare con contorno di totale blackout tecnologico, esplosioni nucleari, terremoti devastanti o supereruzioni vulcaniche con relativi equipaggiamenti, addestramenti e impressionanti armamenti.

Tra tutti gli scenari contemplati, i preparatori apocalittici sembrano tuttavia essersi dimenticati della possibile quanto inarrestabile ascesa di un’intelligenza artificiale dedicata alla distruzione degli esseri umani per il controllo del pianeta. Cosa succederebbe in questo caso?

La risposta per fortuna c’è ed è stata scritta in un breve e formidabile racconto minimalista che mi affascina sempre più ogni volta che lo rileggo: “La risposta” di Fredric Brown. Lo trovate in questo numero della famosa rivista Urania.

Un gruppo di scienziati, dopo aver ultimato le saldature necessarie a collegare i computer di tutti i pianeti abitati dell’universo, decide di porre al supercomputer la domanda delle domande, quella a cui nessun singolo computer aveva mai potuto rispondere prima. Ma non voglio dirvi qual’era questa domanda. Leggete voi stessi la breve storia e poi capirete dove stiamo andando:

“Con gesti lenti e solenni, Dwar Ev procedette alla saldatura, in oro, degli ultimi due fili. Gli occhi di venti telecamere erano fissi su di lui e le onde subeteriche portarono da un angolo all’altro dell’universo venti diverse immagini della cerimonia. Si rialzò, con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s’accostò alla leva dell’interruttore generale: la leva che avrebbe collegato, in un colpo solo, tutti i giganteschi computer elettronici, di tutti i pianeti abitati dell’universo, novantasei miliardi di pianeti, formando il supercircuito da cui sarebbe uscito il supercomputer, un’unica macchina cibernetica racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie.

Dwar Reyn rivolse un breve discorso a tutti gli innumerevoli miliardi di spettatori. Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: “Tutto è pronto, Dwar Ev.” Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzio che concentrava tutta la potenza, tutta l’energia di novantasei miliardi di pianeti. Grappoli di luci multicolori lampeggiarono sull’immenso quadro, poi, una dopo l’altra, si attenuarono.

Dwar Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro. “L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn.” “Grazie” disse Dwar Reyn. “Sarà una domanda a cui nessuna macchina cibernetica ha potuto, da sola, rispondere”. Tornò a voltarsi verso la macchina.

“C’è, Dio?” L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitio di valvole o condensatori. “Sì: adesso, Dio c’è.” Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro comando. Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva inchiodandola per sempre al suo posto.

«L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitìo di valvole o condensatori. Sì: adesso, Dio c’è». Ecco, tra il serio e il faceto, vi ho descritto la situazione in cui ci troviamo. Achille Campanile aveva intuito tutto. L’amico del terzo piano ora sapeva cosa stava stava succedendo. Niente di che: soltanto la fine del mondo. Ridete, se potete e, tranquillamente, aspettate l’Apocalisse.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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