Il “virus” dei mutamenti e le “varianti”

Antonio Gallo
4 min readMar 19, 2020

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Il post che segue l’ho scritto e pubblicato su questo blog il 19 marzo dello scorso anno. Ormai quasi un anno è trascorso e non avrei mai pensato che il “mutamento” a cui facevo allora riferimento sarebbe stato di tale chiara evidenza ed impressionante imprevedibilità. A distanza di un anno oggi, prigionieri del virus e di noi stessi, parliamo di “varianti” che appartengono al Covid 19. Come dire “il mutamento del mutamento”. Il mistero del mistero …

“ Gli atei sono convinti di possedere qualità superiori di obiettività e di logica: loro, almeno, si pronunciano in base a ciò che vedono, odono, toccano, misurano ecc., mentre i poveri credenti, così obnubilati dalla propria fede, danno giudizi erronei. Ebbene, non è così; per quanto intelligente possa essere, chi non accetta l’esistenza di un Creatore, la realtà dell’anima e l’immortalità dello spirito, sarà sempre privo di un elemento essenziale per affinare le proprie osservazioni e i propri giudizi. Ed essendo privo di quell’elemento, costui è limitato poiché si limita alla forma, alla superficie dell’esistenza.

Un ateo è paragonabile a qualcuno che, davanti a un essere umano, ne consideri unicamente l’anatomia. Finché si tratta di identificare e descrivere le membra e gli organi, va tutto bene, l’anatomia può essere sufficiente. Ma fermarsi all’anatomia significa studiare il corpo senza tener conto della vita che lo anima. Solo credendo alla vita dell’anima e dello spirito si può scoprire la vera dimensione degli esseri e delle cose e risvegliare la propria sensibilità alle correnti che circolano in essi. “ (Omraam Mikhaël Aïvanhov)

Questo pensiero mi porta a fare alcune considerazioni sulla vera essenza del nemico che ci tiene sotto attacco in questi giorni: il “coronavirus”. Chi ha una fede ed una religione, chi crede nella trascendenza tende a pensare che la diffusione del virus possa essere un segnale, un messaggio, un avvertimento, una forma di punizione, un anticipo di apocalisse, un limite al nostro ritenerci superiori alla nostra condizione umana.

Chi, invece, non crede, ritiene he questo stesso virus sia un “caso” della natura, un impazzimento, un accidente forse creato da noi stessi, con i nostri errori e con le nostre violenze contro natura. Se volete sapere come la penso, dirò che anche in questo caso stiamo assistendo a quelle che nel libro dei mutamenti i cinesi, diversi millenni fa, hanno chiamato i “mutamenti”.

Un libro da “cinque stelle” perchè questo non è un comune libro, è un “mistero”. Al mistero spetta sempre il massimo. Ha scritto C. G. Jung nella prefazione a questa edizione che

“Gli aspetti oscuri di questo libro sono tanti e tali che tra gli studiosi occidentali si è diffusa la tendenza a liquidare questa opera come una raccolta di “formule magiche”, per alcuni troppo astrusa per essere intellegibile, per altri priva di qualsiasi valore … Io non conosco il cinese e non sono mai stato in Cina. Posso assicurare il lettore che davvero non è molto facile trovare il giusto accesso a questo monumento del pensiero cinese, così infinitamente diverso dai nostri modi di pensare.”

Dell’I Ching si possono dire almeno tre cose singolari: che non ha età, che non è un libro e che è la massima approssimazione attraverso i segni alla vita stessa. Secondo la leggenda, gli otto trigrammi dell’I Ching (che non sono ideogrammi, ma sequenze di linee intere e spezzate) apparvero come segni incisi sul guscio di una tartaruga primordiale.

Non si sa chi li abbia incisi: non certo un uomo e neppure un dio personale. Piuttosto: l’invisibile mano del cielo. Che cosa indicano gli otto trigrammi (e i sessantaquattro esagrammi in cui si compongono)? La totalità degli stati attraverso cui passa l’esistenza, attraverso cui passiamo noi nel momento in cui interroghiamo questo che fondamentalmente è un libro di oracoli.

Ma a differenza degli oracoli occidentali, che inchiodano sempre alla lettera di una risposta e perciò contengono in sé qualcosa di rigido e sinistro, l’I Ching ci offre una situazione nel suo formarsi e nelle sue potenzialità, qualcosa di fluido, impalpabile, trascinante come è la vita stessa. E si può dire che nulla di scritto, dall’apparizione di quella testuggine cinese, si sia altrettanto avvicinato alla pulsazione segreta del mondo.

Opera enigmatica per definizione, che non si finisce mai di scoprire, l’I Ching ha provocato fino a oggi innumerevoli interpretazioni, edizioni, traduzioni. Lo si presenta qui sulla base della edizione del grande sinologo Richard Wilhelm, apparsa per la prima volta nel 1924, che rimane uno degli eventi più significativi nella storia della comprensione della antica Cina da parte dell’Occidente.

I tag che ho assegnato al libro indicano le direzioni che il lettore può prendere per una lettura significativa. Ogni bibliomane, inteso come amante della lettura e collezionista di libri, non può non averlo sui suoi scaffali. E’ senza dubbio un classico perchè vecchio di millenni.

Le sue intenzioni sono quelle della comunicazione costruita su domande e risposte. Se le cose stanno così allora vuol dire che si vuole fare “filosofia” intesa come amore della conoscenza, scoperta del mistero.

Chi intende intraprendere un percorso del genere senza dubbio è alla ricerca di una identità usando la sua immaginazione. Il viaggio non è semplice perchè si tratta di un libro scritto non solo in un’altra lingua, ma anche di una lingua non alfabetica, il che complica di molto le cose. Significa organizzare il pensiero in maniera diversa.

Se le cose stanno così questa è una lettura destinata a non finire mai. Un viaggio nel mistero, appunto, quando viene coinvolto il modo di pensare, la psiche, la società e la vita nel suo insieme vista come mutamento continuo, misterioso ed anche incomprensibile.

Originally published at https://medium.com on March 19, 2020.

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Written by Antonio Gallo

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one. Nulla dies sine linea.

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