Il “velo di Iside” e “una botta di vita”
Napoli, veduta della Riviera di Chiaia, olio su tela, 75,7 x 174,8 cm
Mia moglie ed io siamo andati alla ricerca del tempo passato sperando di ritrovarlo, per non considerarlo “perduto”, alla maniera di Proust. Non so se l’abbiamo davvero “ritrovato”. Possiamo dire che l’abbiamo trovato “cambiato” e, a fatica, non sempre l’abbiamo “riconosciuto”.
Questa è la sintesi di uno strano viaggio che abbiamo fatto in quattro giorni: 1969–2019 è un arco di tempo che sfonda il mezzo secolo. Un tempo quanto mai maturo per tirare le somme di una vita e cercare di dare ad essa un senso quanto più possibile opportuno.
L’occasione ce l’ha offerta il “ Corriere della Sera” con Napoli e oltre, un Viaggio dentro la bellezza e la storia che si è svolto dal quattro all’otto dicembre. Un caso strano a dir poco, (di cui mi sono reso conto soltanto dopo), ha voluto che in questi stessi giorni, cinquanta anni fa 1969, cadesse anche il ricordo della inaugurazione della nuova sede di una libreria a Napoli, al numero 43 di Via Mezzocannone, denominata “Intercontinentalia”.
Una diramazione napoletana di quella antica tipografia che portava il nome di “Arti Grafiche M. Gallo & Figli” fondata negli anni venti del secolo e millennio trascorsi, da mio nonno Michele e dai suoi figli a Sarno, in provincia di Salerno, nell’antica Valle dei Sarrasti. Chi legge potrà accedere in “open access” su Internet Archive ad un libro che ho scritto di recente e capire come si diventa un “dinosauro digitale” che legge e scrive al “Corriere”.
Ma non è stato soltanto questo a spingerci, certamente in maniera del tutto inconsapevole, a prendere parte a questo evento. Lo possiamo riportare anche a quelle misteriose “coincidenze parallele” che a volte caratterizzano la vita degli uomini. Qualche settimana prima, infatti, nella pagina dei lettori coi quali il Direttore colloquia ogni lunedì, era apparsa sul giornale una mia lettera a proposito di un articolo che Luciano Fontana aveva scritto la settimana precedente.
Fontana scriveva della imprevedibile trasformazione che sta per prendere l’nformazione nel mondo della comunicazione contemporanea. Nel mio piccolo gli confidavo le mie impressioni da dinosauro digitale quale sono diventato. Chi vuole può leggere questa lettera al link per comprendere a pieno in quale preciso contesto è caduta questa esperienza di vita.
Spero di non avere annoiato chi legge. E’ stato necessario ricostruire questa rete di eventi e concordanze senza la quale è difficile comprendere quanto sto per narrare. Mi sono ricordato a tal proposito di una leggenda che narra la storia di quella che dovrebbe essere la tomba di Iside, l’antica divinità egizia, vicino Menfi. Una statua ricoperta da un velo nero, con alla base incisa una iscrizione sulla quale si leggevano questi pensieri:
“Io sono tutto ciò che fu, ciò che è, ciò che sarà e nessun mortale ha ancora osato sollevare il mio velo.”
Sotto quel velo si nascondevano tutti i misteri ed i saperi del passato. Mia moglie ed io abbiamo pensato agli anni trascorsi in questa realtà napoletana, ripercorrendo il tempo vissuto nel programma di questo viaggio:
“Gli stucchi dorati, gli affreschi e l’imponente platea del San Carlo, il più antico teatro lirico d’Europa. Le ombre cariche di mistero della Neapolis sotterrata da cui emerge il calore natalizio dei presepi, nei vicoli sempre affollati del centro storico. La Cappella Sansevero con il suo Cristo Velato e le affascinanti vicende, tra realtà e leggenda, fiorite intorno alla figura di Raimondo De Sangro. E poi le tracce del tempo che si è fermato nella magnifica Pompei come nella misteriosa Ercolano. Il sito archeologico di Oplontis, con la Villa di Poppea. La Reggia di Portici e le meravigliose ville del “Miglio d’oro”. E, infine, la magnificenza del Palazzo Reale di Caserta, l’opera di Luigi Vanvitelli, patrimonio mondiale dell’Unesco.”
Non tutto veniva detto nel programma, a dire il vero. Bisogna dire che Antonio Castaldo, giovane e brillante giornalista in forza alla redazione online del giornale, aveva in serbo altre sorprese, come ad esempio la non prevista ed esclusiva visita ad una Biblioteca davvero straordinaria.
Ma come?, vivete a pochi passi da questi luoghi, li conoscete quasi tutti, non solo per averli visitati ed anche studiati, e vi unite ad un gruppo di sconosciuti viaggiatori milanesi che nulla o poco sanno di tutta questa misteriosa ed affascinante bellezza e vengono qui per conoscerla? Legittima considerazione che ci siamo noi stessi posta, confermataci da diversi partecipanti del gruppo quando ci siamo conosciuti al loro arrivo alla Stazione Centrale di Napoli.
Abbiamo così avuto la prova che davanti alla bellezza e alla profondità di molte opere, di certi luoghi ed eventi, come quelli descritti nel programma, ci si rende conto che siamo di fronte ad una realtà che sfugge alla coscienza ordinaria se non la si vive dal di dentro e di persona.
Amelia ed io ci siamo trovati nella felice condizione di ri-viverla mentre la condividevamo con degli sconosciuti che la vedevano per la prima volta. Ma noi sapevamo bene che quel mondo era cambiato, anche se non tutto era “perduto”. Noi volevamo assaporare quella che qualcuno ha chiamato “una botta di vita”, quando la vita sembra voglia darti soltanto “botte”.
Per avere accesso a questa realtà è necessario attraversare non solo gli strati opachi della materia fisica, ma anche quelli nebulosi della materia psichica. Una condizione della mente che abbiamo tutti dovuto affrontare ad esempio, davanti ai calchi di quei poveri resti fuggiti in riva al mare ad Ercolano, nel vano tentativo di salvarsi dalla furia del vulcano.
Ci aveva avvisato Francesca Leone, la nostra instancabile, brava, giovane, qualificata ed intelligente guida. Quella che vedevamo e vivevamo in quel momento non era soltanto apparenza ma realtà, mentre cercavamo di sollevare il “velo di Iside” e di comprendere il senso di una natura primordiale che continua a sfuggirci.
Che dire poi dei momenti ri-vissuti mentre attraversavamo “Spaccanapoli”, in cammino verso San Gregorio Armeno, per la visita all’ottocentesco laboratorio di pastori antichi e moderni Ferrigno? Scopri e fotografi un pronipote del titolare, seduto a smanettare sulla sua playstation/iPad al centro di un salone affollato di muti ed attoniti classici pastori.
Passi davanti alla Chiesa di Santa Chiara e ti ritornano in mente le notti trascorse a dormire, da “clandestino”, in una stanzetta del monastero, per favorire agli esami un amico studente, poi “smonacato”, quando indossavo le vesti di borsista ricercatore all’I.U.O.
Volgi un rapido sguardo al quarto piano dell’Orientale e ti ricordi di quando in quell’aula del seminario di anglistica incontrai per la prima volta quella che poi sarebbe diventata l’altra “metà del cielo” (come sapemmo in quegli anni il “compagno rosso” Mao chiamava le donne). Ci conoscemmo studiando Sir Walter Scott …
Ma Via Mezzocannone è stata davvero un pugno nello stomaco durante questo “viaggio”. Mentre la percorrevamo, in compagnia della gentile e professionale Tour Leader Paola Peracino, insieme agli altri partecipanti, ti accorgi che il tempo è davvero “perduto”, dopo di essere stato “violentato”.
Dove sono finite tutte quelle grandi e piccole librerie, copisterie, cartolerie ed anche una piccola tipografia? Editori e librai come Guida, Morano, Le Edizioni Scientifiche, realtà trasformate in “mangerie” inglesi, francesi o arabe che siano. Già in via San Biagio dei Librai avevo notato la scomparsa degli antichi “cartari” napoletani come Lubrano e Diaferia.
Scomparse le linotipie e tutto il variegato mondo che ruotava intorno a quella realtà che, fino a pochi anni fa, si chiamava “Arti Grafiche”. Al numero 43 il tempo si è fermato, ma soltanto nella fotografia che vedete qui di seguito. Il tempo è davvero “perduto”. Tutto era cambiato. Il “Velo di Iside” era caduto.
Il “velo” è la parola chiave di un’altra indimenticabile esperienza che abbiamo vissuto in questo viaggio nel tempo. Ed è quello del “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino nella Cappella Sansevero. Una visita privata iniziata su appuntamento alle 18,30 in esclusiva per i lettori del “Corriere”, durata oltre un’ora e mezza. Abbiamo avuto modo conoscere il misterioso mondo di un altrettanto misterioso personaggio della Napoli storica.
Nessuno è mai riuscito a disvelare quel marmoreo “velo” di mistero che ricopre da sempre quel corpo di Cristo al centro della piccola Cappella. Mentre le soffuse e pensose parole della nostra guida Francesca scorrevano nelle nostre orecchie attraverso gli auricolari, incombeva su tutti noi la insostenibile leggerezza della materia fisica di cui erano fatte quelle “forme” che ci circondavano con il loro silenzio.
Una condizione sia della mente che dello spirito contribuiva a rendere insopportabile anche la inadeguatezza delle nostre supposte conoscenze. Tutto si riduceva in una parola sempre inaccettabile per chi crede di poter comprendere anche tutto ciò che è destinato a rimanere un mistero. Dopo quasi due ore, quando siamo usciti da quel luogo, è stato spontaneo dire col Poeta: “uscimmo fuori a riveder le stelle” per riprovare il gusto di una “botta di vita”.
Ma non posso non ricordare anche un altro straordinario momento del viaggio quando Antonio Castaldo, grazie ai suoi contatti umani professionali, ci ha comunicato che saremmo andati a fare una visita fuori programma, grazie anche a fortunate coincidenze. Una visita ad una biblioteca che ha avuto di recente il riconoscimento di Biblioteca Nazionale: la Biblioteca dei Girolamini. Non un’altra qualsiasi biblioteca, bensì uno scrigno di tesori ed anche un gioiello d’arte e cultura di inestimabile valore.
Un vero e proprio “colpo” giornalistico, ancora più importante perchè si tratta di una biblioteca che è stata di recente al centro della cronaca giudiziaria in quanto spogliata da migliaia di volumi da un suo ex direttore. Faceva parte del gruppo di visitatori in viaggio da Milano anche una persona che aveva avuto modo di lavorare su questo fatto di cronaca che ha avuto anche una vasta risonanza internazionale. Un “affaire” non solo e non tanto dal mero gusto bibliomaniacale, quanto per il suo aspetto criminale.
Una sentenza definitiva a sette anni di reclusione per peculato ed associazione a delinguere, un furto perpretato da parte di un direttore diventato un personaggio infedele alla sua missione e a quella dei libri. Ma anche un’occasione si può dire fortunata per questa Biblioteca nella quale abbiamo avuto modo di “sentire” il profumo del sapere e della conoscenza: l’opportunità di diventare una Biblioteca Nazionale, un luogo simbolico che va oltre la sventura, un luogo di storia e di amore per i libri.
Desidero fare un’ultima considerazione finale su questo viaggio che mia moglie ed io abbiamo fatto con tanti nuovi amici venuti da Milano per conoscere Napoli e parte della sua storia. Napoli non è una città ma un “Continente” di difficile esplorazione e conoscenza. Nei giorni di permanenza in città siamo stati ospitati all’Hotel Santa Lucia di fronte Castel dell’Ovo ed alla Bersagliera. Nell’immagine di copertina che ho scelto per questo post appare una bella pittura che ho visto durante la visita alla Reggia di Caserta che ha concluso il viaggio. Il dipinto riproduce il luogo preciso dove oggi c’è questo grande albergo. Una “botta di vita” per far cadere il “velo di Iside”.